È ancora lungo il cammino verso una Pac efficiente

I dati di mercato parlano di una continua contrazione degli investimenti It della Pa centrale, ma le direttive di Nicolais vanno nella giusta direzione, purché si concretizzino

C’è molto da fare all’interno della Pubblica amministrazione centrale (Pac) perché il Sistema Paese possa disporre di un interlocutore valido in grado di stimolare e supportare le aziende a essere competitive a livello intenazionale. La realtà, stando ai dati del Rapporto Assinform, non dimostra quella dinamicità di cui l’Italia ha bisogno, tant’è che di anno in anno aumenta il gap con i paesi più industrializzati in fatto di investimenti Ict. Infatti, secondo un’indagine recente della Bce (Banca centrale europea), la Pa italiana occupa il 23esimo posto nel mondo in quanto a efficienza, superata da paesi come Grecia (7° posto!), Spagna (8°) e Portogallo (13°).


Analizziamo il settore con Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting, che da anni analizza i trend di mercato del nostro paese per conto dell’associazione di settore AiTech-Assinform.


«A fronte di una crescita del settore It nazionale dell’1,6% nel 2006 – esordisce l’analista – la Pubblica amministrazione centrale, rappresentata da ministeri ed enti, ha registrato un decremento dell’1,7% sul 2005 e questo per vari motivi. Prima di tutto perché c’è stata una contrazione delle disponibilità di budget, in secondo luogo perché è impegnata soprattutto a fare manutenzione dei sistemi esistenti piuttosto che avviare nuovi progetti».


Secondo Capitani, invece, ci sarebbe bisogno di innovare spendendo meglio. In effetti questo è anche l’obiettivo del ministro per le Riforme e Innovazioni della Pa, Luigi Nicolais, definito dalle linee strategiche per l’e-government, dove il primo impegno è quello di migliorare l’efficienza della Pa, innovando i processi. Per cui è prevista l’introduzione di una serie di innovazioni organizzative, per rendere fluidi e integrati i processi interni alle singole amministrazioni e poi dare luogo a progetti di integrazione e razionalizzazione organizzativa tra amministrazioni, in modo da realizzare quel modello di Pa integrata che auspichiamo da tempo. Ma, come sottolinea Capitani «tutto questo lo si sta facendo poco e solo a livello di rete di telecomunicazioni: infatti il progetto Sistema Pubblico di Connettività (Spc) è previsto che dia luogo alla cooperazione a livello applicativo, progetto che in questo momento, però, è ancora al di là da venire. Noi ci auguriamo che la Pac possa ripensarsi come se fosse un sistema informativo unico, guidata da un valido regista che, una volta integrati i processi, inizi a rendere interoperabili le applicazioni, a integrare le banche dati e i registri pubblici, e quindi ad attuare tutte le indicazioni contenute nel codice della Pa digitale. A questo punto diventerebbe più facile realizzare tutti i grandi obiettivi dichiarati, come la dematerializzazione dei documenti, che rappresenta uno strumento formidabile di efficienza. Bisognerebbe, quindi, ripensare tutti i grandi servizi della Pa in modo integrato tra i livelli centrali e quelli locali, come previdenza, istruzione, fiscalità e sanità».


Ma qualche cosa, ora,si sta muovendo?


«I movimenti sono nel Sistema Pubblico di Connettività, – risponde Capitani -, però, bisognerebbe anche fare del riuso, che non si fa, ottimizzando e utilizzando le soluzioni best in class già presenti in alcune aree. Io credo che il salto importante effettuato dall’attuale ministro Nicolais, rispetto alla gestione precedente di Lucio Stanca, stia nell’aver riportato il baricentro degli investimenti sull’obiettivo dell’efficienza interna della Pa, mentre Stanca si è più concentrato sui servizi al cittadino. Io concordo completamente sul documento presentato da Nicolais, purché diventi un programma attuato e non solo dichiarato. Per ora c’è una grande lentezza in questa direzione».


In questa fase, fondamentalmente, ricorda il responsabile di NetConsulting, gli obietti del Governo sono la banda larga come servizio universale e la carta di identità elettronica, che potrebbe portare a una sorta di efficientamento di tutta la componente di servizi al cittadino, perché si avrà un codice unico e una modalità di accesso ai servizi attraverso uno strumento unificato. Dietro a questi macro-obiettivi, dunque, ci sono delle azioni molto specifiche, come appunto quelle di interoperabilità, di cooperazione applicativa e di dematerializzazione degli archivi.


«Mi auguro quindi – conclude Capitani – che la Pubblica amministrazione possa essere gestita da un Cio centrale che unifichi tutte le iniziative relative all’innovazione tecnologica e la cosa è fattibile anche dal punto di vista dimensionale, in quanto la Pac avendo investito nell’It circa 1,6 miliardi di euro, spende meno di una realtà altrettanto articolata come Telecom, che ha un Cio unico. Per cui perché non farlo?».

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