Ibm – Serve un grande sforzo di semplificazione

Sicuramente in confronto a qualche anno fa, osserva Gianfranco Previtera, vice president Public Sector di Ibm Italia «c’è stata un’evoluzione della Pa centrale verso nuove tecnologie It, in particolare in aree di forte sviluppo, come quella del compart …

Sicuramente in confronto a qualche anno fa, osserva Gianfranco Previtera, vice president Public Sector di Ibm Italia «c’è stata un’evoluzione della Pa centrale verso nuove tecnologie It, in particolare in aree di forte sviluppo, come quella del comparto delle Tlc e dei servizi correlati. Mi riferisco al Sistema Pubblico di Connettività, nel quale confluirà la Rupa, la Rete unitaria della Pa, un progetto che pone la Pubblica amministrazione italiana, almeno su questo settore specifico, all’avanguardia, rispetto alle altre Pa, e per il quale Ibm con Sirti ha vinto una parte della gara d’appalto. Ovviamente c’è molto altro da fare. Io, per esempio, sostengo che serve ancora una forte spinta verso il concetto di centri unici di servizio, un po’ come avviene negli Stati Uniti o in Inghilterra. Si dovrebbero prendere aree specifiche e creare intorno dei centri di servizio unici. Nella Pa vi è una situazione a macchia di leopardo, per cui in futuro necessita di maggiori investimenti e sforzi dal punto di vista tecnologico, perché si può sempre migliorare. Io credo che non sia tanto importante la corsa alla tecnologia per sé, quanto concretizzare un reale disegno di riorganizzazione dei processi che sia supportato dall’It e dalle comunicazioni.»


C’è stato uno snellimento nelle procedure di appalto, con l’arrivo del governo Prodi?


«Non c’è stato – risponde Previtera -. Questo, infatti, non è un processo che può risolversi in pochi mesi. Da parte del ministro Luigi Nicolais, peraltro ci sono chiari segnali che si vuole andare verso uno snellimento nelle procedure di appalto e la normativa europea, da questo punto di vista, ci aiuta. In particolare, sono nate delle normative, come, per esempio, il confronto competitivo. Il punto è che è molto difficile cambiare la macchina burocratica che c’è dietro, tutti gli organismi che controllano gli appalti. Pur nella massima trasparenza, pur secondo i principi etici sui quali tutto deve basarsi, bisogna andare a guardare quanti soggetti controllano e approvano ogni singolo appalto. Probabilmente sono troppi».


Ci vorrebbe, dunque, una mente unica che coordini tutte le iniziative, ma come osserva Previtera «il fatto è che non c’è ancora. Serve un grande sforzo di semplificazione. Semplificare non significa perdere la focalizzazione sul controllo, su aspetti fondamentali, come la trasparenza. Il ministro Nicolais ha detto spesso che la Pubblica amministrazione deve garantire tempi certi. Quindi, tempi certi di attuazione, di realizzazione e di pagamento. Una parte la devono fare i fornitori partner, una parte importante la deve fare la Pa stessa. Se vogliamo, oggi il Cnipa potrebbe essere quell’organo che può coordinare i progetti e, in particolare, dovrebbe avviare degli interventi che portino a un maggior impulso, in termini di snellimento della burocrazia, in modo tale che i progetti possano essere lanciati e poi realizzati».


Venendo a valutare quali sono gli interlocutori con cui Ibm si rapporta e la loro preparazione, Previtera osserva che «sicuramente c’è stato un costante salto di qualità in avanti. Nella Pubblica amministrazione serve uno sforzo importante per recuperare una governance di livello. Una cosa che non aiuta è il fatto che, oramai, da troppi anni, nella Pa, c’è il blocco delle assunzioni. Quindi, è sempre più difficile trovare risorse giovani, che vengono dall’università, piuttosto che da altre esperienze lavorative. Per cui, il rischio è l’invecchiamento globale dei manager della Pubblica amministrazione. Sicuramente, l’esperienza è un fatto importante, ma serve anche nuova linfa, che sia vicina anche a tutti i mondi nuovi che emergono, tra cui Second life. Detto questo, noi parliamo a vari livelli un po’ con tutti. La figura del Cio nella Pubblica amministrazione è una figura abbastanza variegata, in quanto non sempre c’è. In qualche caso ci sono i capi delle singole divisioni che prendono iniziative in campo informatico. In qualche realtà, addirittura, sono i responsabili di tutta l’area».


Da un paio d’anni Ibm ha cambato l’approccio verso la Pa ritenendo che abbia bisogno di idee progettuali nuove. Quindi, nel 2005, la società ha creato l’e-Government Open Solution center, che è una sorta di incubatore di nuovi progetti e nuove idee. «Da allora – conclude Previtera – stiamo lavorando per far sì che in questo centro si discutano e si realizzino delle idee progetto, che possano essere utili alla Pa. Questo centro, che in questi due anni è cresciuto molto, è a disposizione della Pa, la quale può decidere di fare ciò che vuole in vari campi. Si possono sperimentare nuove tecnologie informatiche e sviluppare anche nuove idee con un team di ricercatori dell’Università la Sapienza ed esperti Ibm, con un approccio super partes».

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