Opensource: 10 Cio raccontano

Una decina di aziende italiane mappa il grado di utilizzo delle soluzioni open. A confronto le ragioni dei riluttanti, degli attendisti e dei convinti sostenitori

Da tempo il software opensource (Oss) offre al mercato un modello di sviluppo e di distribuzione alternativo a quello previsto dal software proprietario, secondo cui il fornitore mantiene i diritti sul proprio prodotto e vende all’utente solo una licenza d’utilizzo. I principi alla base dell’Oss sono stati formalizzati anni fa dalla Free software foundation nella cosiddetta General Public License (Gpl), che prevede il rilascio del software completo dei codici sorgenti e delle informazioni indispensabili per la sua compilazione (dipendenze, librerie e documentazione tecnica). Accanto alla Gpl esistono, comunque, altri modelli di licenza (Bsd, Lgpl, Mit, Mozilla Public Licencing e tanti altri ancora), che, in forme differenti, sono tutti accumunati dall’apertura del codice sorgente.


Vantaggi e svantaggi dell’Oss


Tra gli argomenti tradizionalmente a favore del software opensource è spesso annoverato il risparmio in costi di licenza. Un confronto economico più corretto deve essere, però, eseguito non solo sulla spesa iniziale, ma sul Total cost of ownership complessivo. In questa voce, infatti, confluiscono anche le spese dei servizi di supporto, di formazione, i costi di migrazione, d’installazione e di gestione. Altra caratteristica spesso riferita a favore dell’opensource è l’indipendenza dai fornitori. Un esempio pratico è la correzione di bug rilevati all’interno di un pacchetto software: nel caso dell’opensource, l’esistenza di comunità di sviluppatori diffuse in tutto il mondo permette di ottenere rapidamente le correzioni indispensabili; nel caso del software proprietario, invece, si deve attendere che il produttore rilasci la patch. Poter disporre del codice sorgente dei programmi garantisce, inoltre, un maggiore grado di sicurezza: l’individuazione di eventuali back door sfruttabili da attacchi esterni risulta, infatti, più veloce in forza di una community di sviluppatori più estesa.


Altro punto a favore dell’Oss è la flessibilità, garanzia della possibilità di realizzare versioni specializzate dei software per implementazioni anche molto particolari. In termini di portabilità, infine, l’Oss sembra essere avvantaggiato: chiunque può realizzare interfacce, che in caso di software proprietario può sviluppare solo chi detiene il codice sorgente. Completamente diverso è il discorso dell’interoperabilità, che, invece, rappresenta un punto a sfavore dell’opensource. L’enorme diffusione di alcuni prodotti commerciali, infatti, ha reso alcuni formati standard di mercato e una non perfetta compatibilità con loro svantaggia l’Oss. Altro punto critico è il supporto. Nonostante la possibilità di appoggiarsi ai distributori, sul mercato non c’è ancora fiducia. Sicuramente, va detto che la scelta dell’opensource implica un maggiore coinvolgimento e una maggiore responsabilità interna da parte dei sistemi informativi, soprattutto in caso di malfunzionamenti. Le lamentele più ricorrenti riguardano, comunque, la carenza di applicazioni business, anche se, oggi, un gran numero di pacchetti proprietari dispone di una versione Linux.

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