Conclusioni

Dove tira il vento? Alla fine di questo breve viaggio, abbiamo stabilito che l’architettura che oggi chiamiamo cloud computing è un composto di grid computing (la replicazione delle risorse per garantire l’alta disponibilità), utility computing (l’uso …

Dove tira il vento?

Alla fine di questo breve viaggio, abbiamo stabilito che l’architettura che oggi chiamiamo cloud computing è un composto di grid computing (la replicazione delle risorse per garantire l’alta disponibilità), utility computing (l’uso e consumo delle risorse secondo un modello pay as you go), orchestration (l’automazione della configurazione e dell’interconnessione delle risorse) e virtualizzazione (l’astrazione delle risorse dall’hardware che le mette a disposizione). L’esistenza dell’ultimo componente è il motivo principale per cui il cloud computing viene promosso così aggressivamente dai vendor di tutto il mondo. La flessibilità che la virtualizzazione introduce permette di realizzare infrastrutture cloud molto più semplici, potenti ed economiche rispetto a cinque anni fa. Non di meno la virtualizzazione è una tecnologia ancora molto nuova, in continua evoluzione. La carenza di standard di interoperabilità e di modelli condivisi per il calcolo delle performance, l’arretratezza dei modelli di licensing, la totale assenza di strumenti evoluti di automazione, e molto altro, fanno sì che la virtualizzazione non sia ancora matura abbastanza per fungere da solido muro portante del cloud computing. E se il muro portante non è solido, è difficile credere che il resto della casa sia robusta a sufficienza. Nei prossimi cinque anni la virtualizzazione farà passi da gigante. A quel punto, e solo a quel punto, il cloud computing potrebbe diventare una strada percorribile per molte aziende.

Prima di allora, è bene stare a guardare come si evolvono le cose e lasciar fare ai cosiddetti early adopter.

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