L’outsourcing secondo 1.000 Cio

Secondo una ricerca di Gartner, il braccio di ferro con i vendor è ancora sui costi.

L’outsourcing delle tecnologie informatiche assume un ruolo sempre più rilevante all’interno delle organizzazioni di oggi e dovrebbe divenire parte integrante della strategia di lungo termine di ogni azienda.

Da una ricerca di Gartner, però, emerge un panorama non proprio in linea con questo quadretto idilliaco.

Lo studio, condotto in sei mesi su 945 Cio di aziende nordamericane, asiatiche e dell’Europa occidentale, era teso a sondare le probabili ipotesi di esternalizzazione delle funzioni It, le practice, i problemi e le sfide.

I risultati mostrano una forte attenzione del campione verso la tematica del controllo dei costi operativi e del miglioramento dell’efficienza, identificati da oltre la metà degli intervistati come il beneficio principale atteso dall’outsourcing.

Gli accordi sui livelli di servizio (“accordi di efficienza”) vertono comunque sul controllo e la riduzione dei costi, fatto salvo un livello predefinito di qualità del servizio.

Solo alcune organizzazioni del campione fondano le proprie strategie di ousourcing dell’It sull’obiettivo di accelerare o migliorare la competitività e ridurre il time-to-market della propria offerta (questi sono i cosiddetti “accordi di miglioramento” o “accordi di trasformazione”).

“Uno dei driver di questo mercato in ascesa è dato dall’utilizzzo preponderante dell’esternalizzazione come sistema per ridurre i costi in parallelo alla necessità di personalizzazione dei servizi – chiarisce Allie Young, research vice president del gruppo di ricerca Sourcing di Gartner -. Solo muovendo verso servizi standardizzati si può, infatti, ottenere il giusto equilibrio di costi ed efficienza operativa”.

Al di là della “variabilizzazione” dei costi fissi, che è vista come esigenza primaria soprattutto per le medie realtà organizzative, le altre spinte verso l’esternalizzazione dell’It muovono dalla necessità di migliorare la flessibilità, l’agilità e la velocità dell’azienda e, in prima battuta, dalla possibilità di accedere a tecnologie e skill in precedenza appannaggio solo delle realtà più grandi.

Emergono, dall’indagine, notevoli difformità tra mercati verticali e aree geografiche diverse.
Ad esempio, i servizi finanziari, la Pubblica amministrazione, il manifatturiero e la distribuzione indicano nella “variabilizzazione” dei costi l’incentivo principale all’outsourcing. Le aziende nordamericane intervistate hanno identificato nel miglioramento dei servizi It resi agli utenti finali la spinta principale verso questo tipo di contratti, mentre per tutto il campione i due freni inibitori principali sono la sicurezza dei dati e le questioni afferenti la privacy, unite agli alti costi associati all’esternalizzazione.

“Le aziende sono molto preoccupate dalla possibilità di perdere il controllo del proprio capitale intellettuale – tiene a precisare Young – specie se all’outsourcing si accompagna un downsizing dell’organizzazione interna. Ecco perché qualsiasi strategia di questo tipo dovrà esssere attentamente valutata, creando degli elenchi di obiettivi ai quali andrà attribuito un peso specifico. A questo si dovrà accompagnare il coinvolgimento specifico dell’organizzazione in merito ai benefici concreti di questa opzione e ai possibili falsi miti dell’outsourcing”.

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