4 anni per fare l’outsourcing collaborativo

Entro il 2009 le grandi aziende metteranno in rete i loro servizi. Lo dice un report del Global Future Forum. Prima conseguenza: mobilità delle persone. L’operation conterà meno.

È stato rilasciato il Pulse Report 2005, una ricerca realizzata dal Global Future Forum (Gff), un’organizzazione indipendente di esperti, accademici e professionisti, insieme a Unisys.


I dati emersi dal Pulse Report 2005 dicono che nei prossimi anni le grandi aziende faranno accordi e partnership per affidare la gestione delle proprie attività in outsourcing, trasformandosi, nel giro di quattro anni in network di risorse esterne.


Per giungere a tale conclusione il Gff ha intervistato online, nel marzo di quest’anno 289 persone tra esperti, analisti e responsabili della pianificazione strategica aziendale in 28 Paesi (166 professionisti del business, 81 esperti e 42 accademici), riscontrando come gli investimenti per sostenere la transizione verso un modello di outsourcing collaborativo siano aumentati del 5% all’anno a partire da due anni fa il 63% degli intervistati, infatti, ritiene che il successo aziendale sarà sempre più determinato da duttilità e flessibilità organizzativa ancora più delle performance operative.


L’87% degli intervistati, infatti, pensa che entro il 2009 molte aziende di grandi dimensioni si trasformeranno in network dando in outsourcing la gestione delle proprie attività, stringendo partnership, alleanze e contratti d’appalto.
Inoltre, il 63% dei dirigenti e responsabili d’azienda sentiti prevede che, ai fini del successo aziendale, adattabilità e flessibilità organizzativa diventeranno più importanti rispetto alle performance operative.
Percentuali altissime (il 92%) quelle dei senior executive che pensa che il servizio al cliente sia sempre più un elemento di differenziazione e quella (il 93%) di chi prevede un incremento nel numero di lavoratori e consulenti che collaboreranno con più aziende, anche concorrenti.


Secondo il report, dunque, si profila un quadro in cui dominerà la necessità di assecondare reattivamente le richieste e le dinamiche del mercato. Un quadro in cui la riduzione dei costi, non sarà più il solo elemento per il successo dell’azione economica, situazione auspicata anche dal nostro ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, che in un recente convegno a Milano ha espresso la necessità di vedere la sfida della globalizzazione non più solo conla lente deviante del costo, ma con quella della contestualizzazione dell’investimento imprenditoriale, ovvero, facendo agire le leve della flessibilità e dell’innovazione di processo.


Gli intervistati, insomma, sostengono che si assisterà al passaggio verso la non ancora ben delineata co-opetition, ovvero quel contesto ibrido un cui aziende concorrenti creano alleanze con lo scopo di fornire un servizio migliore, con il conseguente aumento di personale a contratto e liberi professionisti al servizio di aziende tradizionalmente in competizione tra loro.

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