Se chi deve fare protezione dati non ha il pollice verde

Il senso dell’outsourcing al tempo dei big data e del Byod. Al bivio fra conservazione dati in proprio o coadiuvata da terzi, la scelta è attitudinale. Ne parla Nigel Tozer di Commvault.

Nessuno è contento di sprecare il proprio tempo libero a tagliare l’erba specialmente se non ha il cosiddetto pollice verde e non dispone degli strumenti adatti.
La sagace metafora utilizzata da Nigel Tozer, Business Development Director di CommVault intende richiamare la stessa logica che spinge le aziende a considerare service provider e servizi cloud come gestori della protezione dei propri dati, e non solo per applicazioni di Line of business gestite o servizi esterni.

Affidare in outsourcing specifici elementi dell’infrastruttura It è sicuramente il modo migliore per concentrarsi sugli aspetti più importanti e assumere le migliori risorse per tale attività.

E sebbene il mondo dell’information data management si sia evoluto, la protezione dei dati sotto forma di backup rappresenta ancora un aspetto problematico per molte aziende; un aspetto che invece di semplificarsi, diventa sempre più complesso e specializzato.

Sfide come big data e virtualizzazione causano problemi nei datacenter, mentre il Byod e l’uso non autorizzato del cloud storage presentano altre problematiche.

Visto che normative e compliance vigilano sulle pratiche di business, si chiede Tozer, perché un’azienda dovrebbe assumersi i rischi di agire da sola utilizzando tool non adatti, quando può affidare il tutto in outsourcing a uno specialista in possesso di tecnologia enterprise?

Troppo spesso, nota, si vedono aziende utilizzare tool ridondanti e metodi inadatti per proteggere e gestire i propri dati. A volte ciò è dovuto al fatto che non è possibile aumentare il budget per poter svolgere al meglio queste attività, ma in altri casi il problema è più serio perché le aziende non vedono in ciò alcun valore aggiunto.

Non tutte, ancora, dispongono di uno storage specialist e alcune sono inconsapevoli del fatto che la protezione dei dati possa essere eseguita in modo rapido ed efficiente utilizzando un’unica piattaforma di gestione dei dati.

Se le aziende, allora, non dispongono delle competenze, del budget o semplicemente del tempo per gestire in modo appropriato i dati, per Tozer i servizi esterni possono colmare queste lacune.

La scelta del cloud o service provider non significa solo affidare a terzi operazioni di backup che richiedono tempo; vuol dire anche concentrarsi su nuovi progetti e sui benefici di business che da essi derivano.

Molte offerte cloud si basano su piattaforme che offrono servizi addizionali al solo backup, servizi che richiederebbero troppe risorse interne e un planning accurato per essere attuati.

Il vantaggio del service provider: l’automazione

Per un service provider utilizzare una piattaforma integrata è semplice come premere un bottone.
Funzioni quali l’archiviazione delle e-mail nel rispetto della compliance ne sono esempi lampanti e potrebbero essere semplici come consentire al cloud storage di rendere disponibili i documenti del desktop su dispositivi iOs o Android senza esporsi ai tipici rischi associati all’archiviazione di dati aziendali su account personali quali DropBox, SkyDrive o Google Drive.

Un’altra sfida, ben presente nell’attuale clima economico, è l’attività di merger & acquisition, che, sostanzialmente, unisce aziende separate, creando un’immediata necessità di allineare processi e tecnologie differenti allo scopo di semplificare le operazioni.

Se una delle parti utilizza servizi esterni di gestione dei dati, i team It possono concentrare la loro attenzione sull’integrazione e i conseguenti risparmi, mentre la gestione dei dati dell’azienda acquisita può essere assorbita dal service provider.

Servizi esterni: le riserve

La più grossa riserva che normalmente viene mossa contro l’utilizzo di servizi esterni per la gestione dei dati è l’elemento sicurezza, osserva Tozer: la preoccupazione relativa al fatto che i propri dati vengano conservati e gestiti da terzi.

Esistono anche problematiche relative al luogo in cui vengono archiviati i dati di backup, dato che potrebbero esistere leggi in materia che variano da stato a stato.

La maggior parte dei provider, per il manager di CommVault, sono senza dubbio in grado di dare le risposte che le aziende cercano in tema di crittografia, sicurezza fisica e certificazioni Iso, ma ciò non sempre garantisce le necessarie rassicurazioni.

Il non fidarsi troppo della sicurezza offerta dall’esterno è ancora il principale argomento a fondamento della decisione di mantenere la gestione dei dati in house.
Al contrario, si potrebbe controbattere che un servizio esterno di qualità offerto da esperti con un software di classe enterprise è più sicuro che gestire in autonomia i propri dati con sistemi male integrati o con staff impreparato.

Un immediato vantaggio di business derivante dall’uso di un provider esterno per la gestione dei dati è il modello datacenter off-site che fornisce una serie di location e uno staff esperto che può intervenire per conto dell’azienda in caso di emergenze. In situazioni del genere avere questo tipo di supporto può veramente fare la differenza – ciò non accade se si gestisce tutto in autonomia o con un modello di co-location condivisa.

Come scegliere il provider

Mentre scegliere un esperto può essere l’ideale, è altrettanto importante scegliere il giusto cloud o service provider.
Ne esistono molti e l’offerta è molto ampia come la gamma delle soluzioni che vengono proposte.
Quelli di basso livello, dice Tozer, possono garantire costi bassi ma periodi di archiviazione molto brevi, mentre altri utilizzando software di data management di classe enterprise proteggendo i dati nel modo in cui la maggior parte delle aziende farebbe se operasse in autonomia.

Si potrebbe affermare, allora, che se i termini di servizio previsti dal contratto offrono tutto ciò che si vuole, il software o la tecnologia utilizzati passano in secondo piano.
E anche se molte aziende non userebbero software freeware per proteggere i propri dati, questo può succedere, quindi è importante scoprire se il prodotto e la tecnologia forniti sono quelli che l’azienda stessa avrebbe scelto.

L’altro punto chiave da considerare è relativo alla scelta della tecnologia utilizzata per gestire i propri dati.
Scegliere di acquistare e gestire la protezione dei dati in house potrebbe rappresentare ancora la soluzione preferita da molti proprietari di datacenter, tuttavia esistono diverse alternative interessanti anche tramite abbonamento.
Dipende, chiosa Tozer, dal pollice verde dell’azienda.

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