Mondo storage. Voce a chi lo vive in azienda

Otto referenti It parlano delle soluzioni di back up implementate, facendo luce sulle criticità più ricorrenti in fase di progettazione e deployment. I trend di mercato secondo Idc

La diffusione delle soluzioni storage sta attraversando, in Italia, un periodo di grande vivacità, evidenziando un’accelerazione particolarmente evidente dall’inizio dell’anno. «Durante il 2006, nel nostro paese – ha esordito Guido Pagnini, It research director di Idc Italia -, sono stati venduti 73.000 terabyte, il 40% in più rispetto al 2005, mentre nel solo primo trimestre 2007 sono stati consegnati 25.000 Tb, il 64% in più del primo quarter 2006. I risultati, abbinati ai giri d’affari realizzati, indicano che negli ultimi due anni, mentre sono aumentate di molto le capacità di memorizzazione delle macchine, i prezzi unitari sono drasticamente diminuiti, arrivando addirittura a dimezzare il fattore che da sempre contraddistingue la valorizzazione di queste tecnologie, vale a dire i dollari per Gigabyte».

A beneficiare del decremento dei prezzi sono state soprattutto le Piccole medie imprese, che, sfruttando le dinamiche di downpricing, si sono potute affacciare a un mercato finora appannaggio delle grandi imprese, tipicamente alle prese con sistemi informatici complessi. «A livello generale – ha affermato Pagnini – stiamo assistendo a un rallentamento negli investimenti tecnologici delle aziende di fascia enterprise, ossia di quelle realtà che contano oltre 1.000 dipendenti. Certo esistono delle eccezioni: per esempio nel settore bancario, uno dei segmenti più omogenei per modello di business e organizzazione aziendale, ci sono realtà che con lungimiranza stanno affrontando una revisione del sistema informativo in chiave di maggiore flessibilità. Ma accanto a queste, ce ne sono tante altre caratterizzate ancora da una certa lentezza nel prendere decisioni: una situazione che si ripete in tutti i settori in regime di oligopolio, come quello delle telco o dell’automotive».

Decisamente più dinamiche sembrano essere le medie imprese italiane, cui, secondo l’It research director di Idc, è da attribuire la timida ripresa economica di questo ultimo periodo, caratterizzata da un Pil in crescita del 2%. «Soprattutto nel settore della produzione made in Italy – ha proseguito Pagnini -, la media azienda italiana sta attraversando una fase di forte internazionalizzazione, un’espansione che si accompagna all’indispensabile revisione dei sistemi informativi. Questo processo, anche se avviato con un livello di investimenti inferiore rispetto a quello delle grandi imprese, mostra tassi di crescita superiori e, soprattutto, sta spingendo le medie imprese a pianificare in ambiti nuovi, favorite anche dalla discesa dei prezzi».

Il problema dei servizi

L’affacciarsi di nuovi interlocutori, tuttavia, non sempre trova referenti in grado di rispondere in modo adeguato alle richieste.

«In particolare, nel mercato dello storage – ha continuato Pagnini – i big vendor spesso non dispongono di un driver d’offerta adeguato a quelle che sono le reali esigenze delle imprese di medie dimensioni e scontano un deficit organizzativo e strutturale non sempre compensato dalla struttura del partner. Per mettere mano sugli archivi, sulle banche dati, sui data warehouse e sui processi interni, questo tipo di aziende chiede, infatti, interlocutori con competenze decisamente superiori a quelle di un system integrator locale, figure tutto sommato ancora poco reperibili».

A fronte di driver di mercato relativamente forti, come le leve normative (archiviazione sostitutiva, protezione dei dati, fatturazione elettronica) e organizzative (tutto il business process reingineering che punta a far fronte alla dinamica competitiva), spesso la diffusione delle soluzioni storage trova, quindi, un ostacolo nell’immaturità dei servizi. «La gestione del cambiamento – ha puntualizzato Pagnini – deve essere supportata da servizi infrastrutturali ad ampio raggio, in grado di semplificare al massimo processi riorganizzativi ancora guardati con una certa diffidenza da parte delle aziende. In quest’ottica, lo stesso outsourcing potrebbe esercitare un ruolo chiave, magari arricchito da un’offerta on demand». Spesso, all’interno delle aziende, i volumi di memorizzazione vivono, infatti, il fenomeno della stagionalità, ponendo problemi di dimensionamento. I servizi di storage on demand riescono a risolvere proprio queste problematiche, offrendo archiviazioni flessibili, in grado di adattarsi al meglio alle esigenze aziendali. «Negli Stati Uniti – ha proseguito Pagnini -, questo tipo di gestione dei dati è già una realtà consolidata. In Italia, invece, siamo ancora indietro, anche a causa dell’immaturità infrastrutturale che caratterizza il nostro paese. Ancora oggi, di fatto, non tutte le aziende e non tutte le filiali territoriali si trovano in località facilmente raggiungibili da tecnologie in grado di abilitare l’efficiente transazione delle informazioni e il loro accesso. La banda larga, ad esempio, è ancora un problema».

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