L’It low cost colpisce il mercato dei servizi

Gartner analizza i nuovi metodi di sourcing e traccia un quadro poco incoraggiante per i prossimi anni.

Perdura il clima di incertezza economica e cambiano i paradigmi nei servizi It.
Ne è convinta Gartner, che in un’analisi presentata in questi giorni introduce il concetto di low-cost It a indicare quell’insieme di infrastrutture, processi, applicazioni che vengono implementati con l’obiettivo di ridurre i costi associati all’It, calcolati secondo la  formula per unit/user-per month.

Questo significa, in termini concreti, che sempre più spesso il sourcing avverrà o nei Paesi emergenti, che ne guadagneranno in dinamicità rispetto a economie mature ferme a un punto di stagnazione, oppure presso provider che richiedono impegni economici inferiori.

Non è un dato propriamente positivo, anzi, e finirà per influenzare l’intero mercato dei servizi It per i prossimi tre anni.

La tendenza in ogni caso è chiara: i provider opereranno in un’ottica di delivery di servizio one-to-many, che finiranno per costare circa un terzo dei tradizionali servizi in house, soprattutto se ben combinati con servizi di virtualizzazione e cloud.

Gartner prova a valutare anche l’impatto economico di questo nuovo paradigma.

Nei prossimi 3-5 anni, l’introduzione del modello per unit/user – per month (pUpM) dovrebbe ridurre i costi annui per utente tra il 10 e il 25%.
In un’ipotesi attendibile, il nuovo modello dovrebbe essere abbracciato dal 30% delle imprese, causando di conseguenza un riduzione compresa tra il 5 e il 10% dei prezzi medi sul mercato dei servizi It. E in termini di riduzione di fatturato, questo significherebbe un calo pari al giro di affari di almeno due dei più grossi operatori del comparto.

E non è poco.

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