Cloud, i servizi It hanno un ruolo centrale

Per realizzare un’infrastruttura cloud le tecnologie non bastano, ma serve un approccio al progetto strutturato, da farsi con una struttura dedicata ai servizi.

Al di là della tecnologia necessaria per implementare un progetto di cloud computing, dalla virtualizzazione al networking e delle barriere da superare in termini di sicurezza estrumenti di controllo, per Alessio Di Benedetto, Presales Manager di Emc è fondamentale considerare il corretto approccio progettuale e, soprattutto, le competenze da mettere in campo.

Per Di Benedetto la trasformazione dell’It verso il cloud richiede un approccio diverso da quello convenzionale. Le funzionalità di una infrastruttura cloud si misurano in base ai livelli di servizio definiti in rapporto a concetti di priorità e si fondano su tecnologie di virtualizzazione per offrire un pool di risorse che vengono assegnate dinamicamente in base alle richieste delle diverse applicazioni.

Per realizzare tali infrastrutture, dice Di Benedetto, è necessario disporre di competenze specifiche in ambito tecnologico, dagli ambienti virtualizzati a quelli di networking, da quelli di storage a quelli computazionali. Queste competenze da sole non sarebbero sufficienti se non fossero inserite in una visione di insieme, che solo una struttura dedicata ai servizi può avere, perché per sua natura a chiamata a comprendere l’intero progetto.

La componente servizi rappresenta una parte fondamentale del processo di trasformazione per realizzare un’infrastruttura Cloud adatta alle esigenze aziendali, in grado di portare effettivamente vantaggi in termini di semplicità di gestione, efficienza e minori costi.

I servizi, allora, si declinano in più modalità differenti, a seconda delle necessità specifiche e delle diverse fasi sulle quali si innestano. Occorre innanzitutto una competenza consulenziale in grado di esaltare il valore della virtualizzazione identificando il modello di consumo con un approccio integrato di server, storage, networking ed endpoint, con l’obiettivo di accelerare l’adozione di best practice e processi specifici di un ambiente virtualizzato, che comprendano anche problematiche di protezione dei dati e di gestione delle infrastrutture. Queste competenze sono necessarie per realizzare un assessment degli ambienti virtualizzati e per sviluppare una strategia di virtualizzazione che parta dall’infrastruttura del data center e arrivi ad una virtualizzazione dei desktop passando per le applicazioni enterprise.

Nella fase implementativa è importante dimostrare tutta l’esperienza che proviene da best practice e da architetture di riferimento per minimizzare il rischio di implementazione, per avere un’analisi predittiva delle performance e per tenere conto delle integrazioni con le soluzioni di backup e restore, business continuity/disaster recovery e resource management.

Anche nelle fasi post-installazione occorre affidarsi a personale con skill specifici per la gestione operativa giornaliera degli ambienti virtualizzati, in grado di realizzare procedure automatizzate per ottenere i massimi vantaggi e ritorni dalla nuova architettura e di fornire anche raccomandazioni proattive per l’evoluzione dei requisiti di business.

Tali competenze, per Di Benedetto, devono essere affiancate da servizi per formare il personale interno e renderlo in grado di sfruttare al meglio i benefici di un’architettura virtualizzata e di comprendere le evoluzioni tecnologiche introdotte dal cloud.

E solo la combinazione di queste componenti progettuali (nella fase di analisi, quella implementativa e quella post-installazione) consente una reale accelerazione del processo di adozione del cloud con la minimizzazione dei rischi implementativi e la massimizzazione del Roi con tempi realizzativi contenuti.

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