Ibm, decisamente meglio il secondo

Dopo le delusioni della prima trimestrale, Ibm ritorna in forma e supera le attese di Wall Street.

Ufficialmente quello appena concluso è il trimestre dell’addio ai pc. Quello nel quale si è chiusa la complessa operazione con la quale ha ceduto il proprio business pc al colosso cinese Lenovo.
Ma è anche il trimestre nel quale Ibm è riuscita mostrare un buon recupero, oltre le attese degli analisti, dopo un primo quarter deludente, che aveva spinto la società ad attuare un drastico piano di contenimento dei costi, tradotto in un taglio di 10.000 posizioni, molte delle quali in Europa.
E così, nel periodo chiuso lo scorso 30 giugno, la società ha messo a segno un fatturato di 22,27 miliardi di dollari, in calo del 4% rispetto ai 23,1 miliardi del pari periodo dell’anno precedente. Appare evidente che in questo totale pesi l’assenza dei pc, che vanno a comporre il fatturato per il solo mese di aprile.
In crescita gli utili, che sono passati da 1,74 a 1,83 miliardi di dollari, pari a 1,12 centesimi per azione.
Tanto fatturato che utili sono al di sopra delle attese degli analisti di Thomson First Call, che avevano fermato le loro stime a un giro d’affari di 21,96 miliardi di dollari e utili per 1,03 dollari per azione.
Un risultato positivo, grazie in particolare al buon andamento del business sul mercato americano.
Evidentemente sono visibili gli effetti della cessione sul fronte hardware, anche se si parla di crescite a due cifre per i prodotti delle linee iSeries, xSeries, pSeries, con i blade xSeries che mettono a segno addirittura un +65%. Rallentano gli zSeries, in attesa del rinnovo di gamma già previsto per la prossima settimana.
Quanto al software, si parla di un incremento del 10% a 3,8 miliardi di dollari, grazie a Tivoli (+28%) e a Websphere (+18%).

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