Meno Italia nei servizi di Ibm

Decisa su scala europea una riorganizzazione che sposta le direzioni a Zurigo e Madrid. Big Blue applica così i principi dell’on demand su se stessa. Ma perde risorse probabilmente non recuperabili.

Il duro realismo ha portato Ibm sulla strada della massiccia
ristrutturazione della propria area europea dedicata ai servizi.
Un
tempo fiore all’occhiello di Big Blue, la divisione Global Services
ha risentito del rallentamento generalizzato del settore, con prezzi
in discesa accompagnati da una crescente competizione. La struttura
tradizionale dei grandi player, con un quartier generale europeo e
operazioni gestite localmente, era troppo legato al tempo in cui le
priorità dei clienti erano legate alla tecnologia, mentre ora il
focus si è spostato sul business.
Ora, con due sole unità operative
europee, basate a Zurigo e Madrid, Ibm dovrebbe avere a disposizione
più risorse vicine alla clientela, spostando anche capacità di
supporto e rilascio verso i servizi condivisi o i centri di
eccellenza.
Di fatto, Ibm ha applicato i principi dell’on demand su
se stessa, attraverso un modello operativo che possa offrire la
flessibilità necessaria per adattarsi ai cambiamenti di mercato.
Ma
quei 13mila dipendenti tagliati (mille in Italia) costeranno cari,
non soli in termini di esborso economico puro (da 1,3 a 1,7 miliardi
di dollari), ma soprattutto nel medio termine, in termini di
conoscenza ed esperienza, lasciata inevitabilmente sul mercato, alla
concorrenza o alla nuova imprenditoria.
Per il nostro Paese, poi, oltre alla riduzione d’organico,
va registrata una perdita di potere che, tristemente, corrisponde allo stato di
salute complessivo della nostra economia.

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