Fatturazione elettronica verso la Pa: 24 mesi per adeguarsi

Oltre 60 miliardi di euro i risparmi complessivi stimati dalla School of Management del Politecnico di Milano se la digitalizzazione investisse non solo la fattura e la sua adozione fosse estesa a tutti gli attori economici del Paese.

Atteso dal 2008, il Decreto attuativo che sancisce l’obbligatorietà della fatturazione elettronica verso la Pubblica amministrazione è finalmente realtà.

Oltre un miliardo di euro l’anno i risparmi previsti per effetto del processo con cui si gestisce l’emissione, l’invio, la tenuta e la conservazione del documento fattura esclusivamente a uso interno alla Pa, mentre la diffusione della fatturazione elettronica anche solo nel 20% dei rapporti tra imprese permetterebbe di conseguire recuperi di efficienza parti a ulteriori 3 miliardi di euro per l’intero Sistema Paese.

A dirlo sono le stime della Ricerca 2013 dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano.

A pochi giorni dalla pubblicazione del Decreto emanato dal Consiglio dei Ministri, proprio quest’ultime portano all’attenzione di tutti i 60 miliardi di euro di risparmi complessivi che arriverebbero nel caso in cui la digitalizzazione investisse non solo la fattura e la sua adozione fosse estesa a tutte le relazioni tra gli attori economici del Paese, ovvero sia tra le imprese, che tra queste e la Pubblica amministrazione.

L’ennesima chimera italiana?
Si spera di no, visto che le regole tecniche e le linee guida per la gestione dei processi di fatturazione elettronica verso la Pa sono già state individuate e un periodo transitorio si è aperto per consentire alle organizzazioni pubbliche e private di adeguarsi e dotarsi dei necessari strumenti informatici.

Uno strumento utile anche contro l’evasione fiscale
Nello specifico, con un percorso a passi successivi fatto di scadenze a 6, 12 e 24 mesi dall’entrata in vigore del regolamento, tutte le fatture emesse nei confronti della Pa Centrale dovranno essere gestite in regime di fatturazione elettronica.
In questo modo, entro i prossimi due anni, la nuova disposizione consentirà allo Stato una maggiore trasparenza sulle relazioni di business, ma anche di effettuare verifiche e controlli in modo più rapido e oculato, contribuendo in maniere decisa a ridurre l’evasione fiscale.

La speranza è anche quella di stimolare imprese poco avvezze a cogliere le opportunità dell’Information & Communication Technology a dotarsi di soluzioni innovative basate sull’informatica a supporto dei processi di gestione del ciclo dell’ordine.

I numeri del risparmio per le imprese
Snocciolati per singola organizzazione dalla School of Management del Politecnico di Milano, i numeri del risparmio anche per loro vanno dai 2 ai 4 euro a fattura non strutturata, quindi non direttamente elaborabile dai sistemi di chi la riceve, che salgono dai 5 ai 9 euro a fattura in caso di interscambio di flussi di dati strutturati, ossia in formato direttamente elaborabile dai sistemi informativi aziendali.

Cifre che impallidiscono davanti ai benefici portati da una completa digitalizzazione del ciclo dell’ordine. In questo caso, i risparmi di costo risulterebbero compresi tra i 25 e 65 euro a ciclo per singola organizzazione, cliente o fornitore.

Di buono, anche da noi, c’è che continua a crescere il numero di imprese che hanno intrapreso un percorso di digitalizzazione del ciclo ordine-pagamento, per un totale di circa 60mila aziende in grado di gestire almeno un documento del Ciclo dell’Ordine in formato elettronico.

Per converso, però, al 31 dicembre dello scorso anno, a eseguire un processo di fatturazione elettronica pura, “cioè con accordo esplicito tra le parti, che si impegnano a portare in conservazione sostitutiva le fatture entro 15 giorni dalla data di emissione/ricezione”, sono state solo poche decine di imprese con esperienze prevalentemente intra-gruppo e intra-settoriali.

Questo a riprova che, in Italia, le relazioni “mature” che consentono di ridurre in modo concreto il costo del ciclo sono ancora decisamente limitate nonostante, nel 2012, oltre il 45% delle imprese presenti sul nostro territorio abbia scambiato in formato elettronico almeno una parte dei propri documenti del ciclo dell’ordine o abbia portato in conservazione sostitutiva le proprie fatture.

Ora, con il recepimento della Direttiva Iva 2010/45/Ue, si stima che circa il 45%-50% delle imprese italiane adotti modelli di invio in modalità elettronica di almeno una parte delle fatture emesse anche tramite email o Pec sanando di fatto una situazione che vede poco più del 45% delle imprese italiane con meno di 10 addetti limitarsi spesso e volentieri a inviare via posta elettronica fatture in Pdf o in formato immagine ai propri clienti.


Ricadute positive anche sui tempi di pagamento della Pa

Associato a un’opportuna revisione delle procedure interne nella direzione di una digitalizzazione dei workflow autorizzativi, l’obbligo di fatturazione elettronica potrà ridurre anche i tempi di pagamento della Pubblica amministrazione facendo risparmiare, in un solo anno, interessi di mora compresi tra i 4,4 e i 6,7 miliardi di euro.
Il ché contribuirebbe a rendere gestibili anche i termini di pagamento previsti dalla Direttiva 2011/07/Ue (recepita in Italia dal Decreto Legge n.192 del 7 novembre 2012) arrivando ad avere fatture autorizzate al pagamento con anticipo sul termine fissato dalla norma.

Vero è che affinché la tesoreria possa procedere dando effettivo mandato di
pagamento è necessario che si verifichino anche altre condizioni, tra cui lo sblocco del vincolo costituito dal Patto di Stabilità e la presenza di un’effettiva
copertura finanziaria
. Com’è ormai noto, la prima impedisce in molti casi di saldare i propri debiti commerciali anche a enti dotati di liquidità di cassa, la seconda di sostenere gli esborsi dovuti ai fornitori.

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