In Italia avanza la fatturazione elettronica fai da te

Secondo il Politecnico di Milano sono circa 60.000 le società che hanno qualche esperienza di dematerializzazione o di gestione digitalizzata del ciclo ordine-pagamento

Dopo anni di incertezze normative e titubanze del mondo imprenditoriale, in Italia la dematerializzazione dei documenti nell’ambito b2b sembra finalmente sulla buona strada per imporsi. È quanto ha evidenziato l’ultima edizione dell’Osservatorio fatturazione elettronica e dematerializzazione promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano. La diffusione della fatturazione elettronica in Italia è infatti ancora limitata ma in forte crescita: ad oggi fa uso di queste soluzioni quasi un’impresa su due tra le grandi (con più di 250 dipendenti) e circa una su sette  tra le medio-piccole (tra 10 e 250 dipendenti). Complessivamente sono circa 60.000 le società che hanno una qualche esperienza di dematerializzazione o di gestione digitalizzata del ciclo ordine-pagamento. Nel dettaglio, sono circa 4.000 (+56% rispetto al 2009) le imprese con più di 10 dipendenti che hanno progetti di conservazione sostitutiva (prevalentemente di fatture attive, libri e registri): questa soluzione è diffusa in quasi il 36% delle grandi aziende italiane ma in appena nell’1% delle Pmi. Oltre a queste 4.000 imprese, circa 2.000 studi professionali – con meno di 10 dipendenti – portano in conservazione sostitutiva prevalentemente libri e registri contabili.

La fatturazione pura non attira
Sono invece circa 7.500 le aziende connesse a una rete Edi (Electronic Data Interchange): secondo il Politecnico di Milano si tratta di circa il 33% delle grandi imprese italiane e circa il 2% delle Pmi. Tra queste società cresce il numero di documenti scambiati (+12% rispetto al 2009) e il numero delle relazioni “evolute”, che cioè prevedono lo scambio di un insieme più ampio di documenti (+10%). Sono, inoltre, tra 45.000 e 50.000 le imprese che si relazionano attraverso una Extranet: si tratta di circa il 12% delle grandi imprese italiane, il 15% delle Pmi e meno dello 0,2% delle microimprese. Solo poche decine di aziende, invece, fanno fatturazione elettronica “pura a norma di legge”: la grande maggioranza di questi casi, inoltre, è costituita da progetti “infragruppo”. La fatturazione elettronica “pura” , infatti, richiede sia di stipulare un accordo tra le parti che di portare le fatture in conservazione entro un limite temporale sfidante per molte imprese (15 giorni), a meno che nom appartengano allo stesso gruppo.

Vantaggi ancora da fruire
Al netto dei progressi registrati nel 2010, molto rimane ancora da fare per arrivare a una completa digitalizzazione dei documenti aziendali: complessivamente le fatture B2b circolanti in Italia sono circa 1,3 miliardi l’anno. Adottare logiche di fatturazione elettronica porterebbe al Sistema Paese benefici che variano da 7-8 miliardi di euro annui (considerando modelli di fatturazione elettronica più semplici, in cui la fattura viene scambiata in formato non strutturato) fino a circa 60 miliardi , nel caso in cui venissero coinvolte tutte le fasi e i documenti del ciclo ordine-pagamento. Gli stessi principi di integrazione, collaborazione e dematerializzazione applicabili nell’ambito del ciclo dell’ordine possono essere estesi anche ad altre tipologie di documenti, come per esempio libri e registri contabili, contratti, documenti assicurativi e doganali. Ad esempio, la dematerializzazione dei fascicoli assicurativi, per quanto riguarda la sola RC auto (35 milioni di fascicoli all’anno sul territorio nazionale), stima la ricerca, potrebbe portare benefici nell’ordine di circa 1,5 miliardi di euro l’anno.

Una strada tracciata
“La strada per la dematerializzazione è ampiamente tracciata – ha commentato Alessandro Perego, responsabile scientifico dell’Osservatorio – e in definitiva anche lastricata di interessanti opportunità. Ora spetta a chi deve percorrerla – organizzazioni pubbliche e private – attivarsi. Vi sono diversi fattori che rendono a nostro avviso potenzialmente molto pericolosa una scelta “attendista”: i benefici legati a questi progetti, le iniziative di sistema già oggi in essere, il preannunciato obbligo di fatturazione elettronica verso la PA, le crescenti spinte alla dematerializzazione da parte del Legislatore nazionale ed europeo, la già confortante diffusione di alcuni modelli di fatturazione elettronica nel nostro Paese”.

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