Previtera: non è vero che il mondo è piatto

Il manager italiano delle iniziative strategiche di Ibm smonta il paradigma “one fits all”: i workload fanno la differenza. E per gestirli adeguatamente Big Blue rilascia il sistema ibrido zEnterprise.

Secondo Gianfranco Previtera, direttore delle iniziative strategiche di Ibm, per poter segmentare coerentemente le esigenze It dell’industria bisogna analizzare i workload.

La quantità dei dati differisce dalla quantità di transazioni e non tutti i workload sono uguali. Le transazioni richiedono capacità di scalare, servizio 24×7 per tanti utenti.
La Business intelligence e gli analytics hanno caratteristiche diverse: pochi utenti che maneggiano informazioni critiche. Il Business process management ne ha ancora altre.

«Il fatto è che il mondo non è piatto – dice Previtera – l’It non sta andando verso la commoditizzazione e il paradigma che gli americani chiamano one fits all non è vero».

Le aziende It sono premiate dal mondo finanziario se fanno risultati, ricorda Previtera. Se non riescono a farlo con le entrate, tagliano i costi e la prima tentazione è proprio tagliare l’R&D, in quanto investimento di lungo periodo.

«Non per noi – dice utilizzando una metafora – che invece siamo una piccola Ferrari, che vuole costruire tutta la macchina, dai freni al volante, perché crediamo che la visione sistemica sia fondamentale».

E il nuovo zEnterprise è questo: non solo hardware, ma sistema di elaborazione.

Per contestualizzarlo Previtera fa un richiamo alla storia dei processori:
«Non credevamo al business plan di Itanium e saremmo usciti dal business dei server se non avessimo avuto ragione. Ma l’abbiamo avuta. Per sostenere il business del Power bisogna fare volumi che non afferiscono solo al mondo enterprise, ma sfociano anche in altri ambiti, come il gaming».

E poi, «il passaggio da Itanium a Nehalem comporta un porting. Noi facemmo lo stesso errore anni fa in ambito Power e ne pagammo le conseguenze. Proprio per questo ora percorriamo la strada della protezione degli investimenti».

Strada percorribile anche con la specializzazione dei workload:
«gli specialties engines del mainframe per processare le applicazioni di Business intelligence sono un chiaro esempio della strategia giusta».

Lo zEnterprise è definito da Ibm il sistema di sistemi per via delle garanzie che dà in termini di transazioni, dati, consolidamento, scalabilità, cloud.

Il sistema, dice Marco Utili, sales manager della piattaforma mainframe, è frutto dello sviluppo congiunto con un gruppo di utenti.

La decisione di creare un sistema ibrido giunge dopo due anni di discussioni con i clienti, che si sono condensate nel principio del “fits for once”, ossia della molteplicità di sistemi ad hoc per i carichi di lavoro differenti.

«Il mondo è vario – dice Utili – e non esiste un cliente che abbia un solo tipo di workload e un solo tipo di sistema».
I processori sono fatti di potenza, numero di core e cache: se hai più bisogno di uno di questi elementi devi togliere spazio agli altri. Ecco perché nascono i processori “special purpose”.

L’ibrido è basato su tre elementi: il mainframe hardware, lo z196 (che si chiama così in virtù dei 96 processori di bordo, 80 per le operazioni, 16 per la ridondanza), le BladeCenter Extension (zBx) basate su processori Power7, il sistema di gestione Unified Resource Manager.
Del mainframe basti dire che arriva con 100 nuove istruzioni (di solito sono una decina), il grosso in Java per potenziare i workload. Il clock balza in alto, a 5,2 GHz, contro i 4,4 della precedente serie z10.
Il resource manager è l’elemento che gestisce l’ibridità del sistema, che fa da meta-hypervisor su energia, performance, operazioni, virtualizzazione, network.

In Italia, rivela Utili, la media di utilizzo delle capacità del mainframe è dell’80%, con picchi del 90. Per i server industry standard si arriva a malapena al 40%, con picchi del 50.

Ma chi può usare lo zEnterprise, solo i grandi clienti? No, sostiene Previtera: «stiamo parlando con tante aziende, anche medie, che hanno una forte dinamica transazionale. E poi è un sistema che può essere rilasciato anche solo con Linux, non per forza con zOs, e quindi andare anche da chi non ha classici skill mainframe».

Insomma, un mainframe-non-mainframe, con vocazione commerciale. Un ibrido che potrebbe portare l’affidabilità tipica dei grandi sistemi Ibm su nuovi mercati.

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