Quando il Roi dell’It diventa uno Sla di business

Dalla tecnologia alla consulenza, ovvero, dalla Soa all’Rpm: metamorfosi di un fornitore al cospetto della reattività. Ne parliamo con Massimo Cazzaniga di Progress Software.

Con Massimo Cazzaniga, Regional Vice President Emea South di Progress Software cerchiamo di capire come un fornitore di tecnologia infrastrutturale può stare oggi sul mercato e come si deve rivolgere ai Cio.
Lo facciamo partendo dal tema delle Service oriented architecture, che da qualche anno ha caratterizzato la proposta Progress, acquisizione di Iona inclusa.

Da un po’ di tempo si ha la sensazione che le Soa siano assenti dal lessico quotidiano…

Non sono scomparse. Ci sono progetti che vanno avanti e bene. Come tutte le cose del mondo, e specie di questo mondo It che ha a che fare con il business, passano in secondo piano quando ci si concentra maggiormente sulla misurabilità degli investimenti. Diciamo che hanno una caratteristica molto infrastrutturale e la contrazione del mercato ha riorientato le priorità di investimento. Aggiungiamoci che l’infrastruttura non è più un differenziatore in un mercato maturo.

Ora si parla di Responsive process management, perché?

Il tema è determinato dalle esigenze odierne: il mercato mette le aziende di fronte alla prontezza operativa. Parimenti anche noi abbiamo cercato di capire l’evoluzione. Il tema è la reattività e in tal senso abbiamo orientato i nostri investimenti.

E il Bpm?

È un componente della visibilità richiesta dal mercato. In un ambito fatto di processi, eventi e transazioni il Bpm interviene su tutte le componenti.

Nel panorama dei fornitori pare esista una tendenza dirigistica più che tecnicistica…

Vero, la direzione è questa. I componenti abilitanti li abbiamo tutti. Così possiamo porci all’attenzione dei segmenti verticali di mercato. Cerchiamo di parlare un linguaggio più vicino alle problematiche specifiche. Lo facciamo sia investendo in competenze: abbiamo comprato teste, expertise. Sia insieme a partner a cui spetta veicolare soluzioni e prodotti. Noi, di fatto, diventiamo consulenti.

Quali verticali?

Ttl, ossia travel, transportation and leisure, e Telco, specie in Italia.

Finance?

Troppo parcellizzato, qualche spazio c’è, ma per competere serve uno sforzo che abbiamo dedicato ad altre aree. Come l’energy, per esempio.

Cosa ostacola oggi in Italia il cambiamento delle infrastrutture?

Il sistema Italia in sé, il modo in cui vengono fatte le scelte. In Francia o Spagna, per esempio, si bada di più alle competenze, ai valori in campo. La situazione è più leggibile. Bisogna essere molto forti nella differenziazione.

L’event driven computing è applicabile da noi?


Perché no? I bisogni ci sono.

Le teste?

Meno. Ma noi abbiamo fatto un percorso. Partiti dall’enterprise computing, passati alle Soa, ora all’Rpm. La nostra caratteristica è sempre stata l’innovazione. Siamo sempre un po’ più avanti del mercato.

E il cloud?

Abbiamo iniziative internazionali a cui partecipiamo in modo significativo. Quello che conta in questo campo è la governance dei servizi.

Chi sono i vostri interlocutori in azienda?

Anche qui c’è un’evoluzione. Fino a ieri parlavamo solo con l’It. Ora lo sforzo è parlare anche con le linee di business, non escludendo il Cio.

Il Roi dell’It è ancora un tema trattabile?

In modo più stringente di ieri. Forse oggi con le iniziative guidate dal business è ancora più misurabile. Lo si fa nell’ambito della soluzione.

Così diventa uno Sla di business…

Praticamente sì.

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