Comunicazione integrata. Decisivi i prossimi 3 anni

È ancora troppo presto per quantificare la diffusione delle tecnologie di unified communication (Uc) in Europa. Quelle, cioè, che consentono il coordinamento dei diversi canali di comunicazione in azienda e comprendono gli Ip-Pbx (i Private branch exch …

È ancora troppo presto per quantificare la diffusione delle tecnologie di unified communication (Uc) in Europa. Quelle, cioè, che consentono il coordinamento dei diversi canali di comunicazione in azienda e comprendono gli Ip-Pbx (i Private branch exchange basati su Ip), la voce su Ip (VoIp), la posta elettronica, le funzionalità di rilevamento della presenza online, il Web conferencing, le audio e videoconferenze, le caselle vocali e la messaggistica unificata e istantanea. Si può però dire che queste tecnologie, nel loro insieme, costituiscono un mercato ancora in un primo stadio di maturazione. Un mercato che, secondo Gartner, potrà superare gradualmente molte barriere proprio quest’anno, per poi entrare in una fase di vera e propria espansione su larga scala nei prossimi tre. Sulla base di tali considerazioni, tratte da uno studio condotto dalla società di ricerche verso la fine dell’anno scorso, abbiamo intervistato Steve Blood, vice presidente Ricerca di Gartner, riguardo ai dati più recenti e ai temi chiave che in questo momento stanno segnando l’evoluzione del comparto.

Il prossimo passo sembra proprio quello verso una reale e diretta integrazione fra le funzioni di comunicazione. «Chi ha investito in telefonia Ip – spiega Blood – può disporre di mobile e-mail, sistemi di messaggistica e rilevamento presenza. Ma per ora esiste soltanto un legame molto labile che unisce tutti assieme questi strumenti. Ad esempio, mentre sono al telefono con lei, sarebbe utile se potessi avvisare direttamente altri chiamanti di non disturbare la conversazione, e se le chiamate potessero essere convertite in voice mail o messaggi». Un altro problema che frena ancora il decollo di questi servizi è anche il prezzo dell’implementazione Cti (Computer telephony integration) per singolo utente, in taluni casi troppo elevato, che diversi vendor impongono per la realizzazione del sistema. Un livello di costo che per le aziende diventa difficile da giustificare, ed è questa la ragione per cui, da un punto di vista di business case e fattibilità del progetto, le soluzioni hosted sono viste come di più semplice realizzazione. «Se si prende il caso del Web conferencing, – prosegue l’analista – questa applicazione ha avuto un seguito abbastanza buono, perché il concetto del servizio gestito sta a significare che non è necessario investire in alcuna tecnologia “on site”, e che lo si può utilizzare sulla base del modello prepagato».

Per quanto riguarda la possibilità d’ingresso nel comparto Uc di new comers, Blood esprime un giudizio positivo: «Per molti versi, possiamo aspettarci che aziende come Sap e Oracle possano giocare un ruolo attivo, perché anch’esse possiedono applicazioni di collaborazione. E crediamo anche che, con il tempo, si assisterà alla comparsa di più soluzioni emergenti e di molti di questi servizi, disponibili direttamente attraverso la Rete».

L’Europa in primo piano

Rispetto ad altri paesi, come gli Usa, l’Europa potrebbe diventare un mercato maturo più rapidamente. E qui, stima Blood, un ruolo determinante lo avranno soprattutto le applicazioni di Uc in grado di abbinare le funzionalità di collaborazione a quelle di mobilità. Il problema però, al momento, sembra essere anche la carenza di soluzioni dedicate alle esigenze dei piccoli uffici, che rappresentano una realtà diffusa per molti lavoratori che vivono nel Vecchio Continente. Altro ingrediente indispensabile per l’adozione della Uc sarà una maggior cooperazione fra i diversi attori del comparto, in grado di accelerare i processi di certificazione necessari per l’interoperabilità delle soluzioni.

Ma dove i sistemi di comunicazione unificata possono produrre i maggiori vantaggi per le aziende? «Queste applicazioni – precisa Blood – non sono indirizzate alla produttività individuale, anche se il singolo ovviamente può trarne vantaggio lavorando più facilmente, ma studiate per la produttività aziendale e dei gruppi di lavoro, in cui le persone lavorano insieme per raggiungere un obiettivo comune in maniera più rapida: ad esempio, portare un prodotto sul mercato più velocemente». Secondo l’analista, nel manufacturing, che spesso viene delocalizzato in paesi come la Cina e l’India, il costo di un ritardo nei processi di produzione delle fabbriche, causato da un’avaria, si esprime in un time to market più lungo. Quest’ultimo può essere ridotto evitando, quando possibile, di recarsi direttamente sul luogo per risolvere il problema, velocizzando la risoluzione dei problemi tramite collegamenti e sessioni video collaborative con la fabbrica in questione.

Vi sono, però, settori in cui la capacità di reperire in fretta le persone e le informazioni giuste si rivela ancor più cruciale. «La nostra visione – conclude Blood – è che le aziende potrebbero effettuare progetti pilota e trial, focalizzandosi su aree in cui la qualità e velocità di risposta diventa “time sensitive”. Come nel settore medico, dove il costo di un ritardo può essere la morte del paziente».

Si pensi invece al valore di poter condividere immediatamente con colleghi e consulenti tramite una sessione video collaborativa, ad esempio, immagini radiografiche, per poi riuscire a prendere in minor tempo una decisione migliore sull’azione da intraprendere.

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