Ciena: il 100 Gbit arriverà, incentivato o meno

Con Umberto Bertelli cerchiamo di capire come le Men sono attese dal nostro Paese. L’ottica delle Ngn, fra Ipv6 e il sostegno degli incentivi.

Da un po’ di tempo c’è un attore del mercato networking che ha cominciato a parlare del passaggio da reti a 10 Gbit a 40 Gbit, per puntare ai 100G.
Il doppio salto in avanti si imporrebbe perché, addirittura già ora i 40G si stanno rivelando insufficienti, non tanto per le applicazioni di oggi, quanto per quelle dell’immediato domani, per via dell’utilizzo intensivo di banda che al 100% avverrà.

Quella società è Ciena, che si è resa protagonista lo scorso anno dell’acquisizione delti asset della divisione Men (Metro Ethernet Networks) di Nortel, ossia quelli relativi al networking ottico e alle attività carrier Ethernet.
Da queste siamo partiti per parlare con Umberto Bertelli Managing Director di Ciena per l’area del Mediterraneo.

Che Ciena è quella che integra la tecnologia Nortel?

Con Nortel c’è stata un’accelerazione e anche una scelta coraggiosa.
Oggi siamo gli unici fornitori specializzati di tecnologia Ethernet ottica convergente. Che poi sarà l’ossatura delle Ngn. Il passaggio da 40 a 100 Gbit è già scritto.

Anche in Italia?

In Italia ci stiamo consolidando, abbiamo una presenza completa sui mercati, con sviluppo, prevendita, postvendita, che facciamo con sub contractor a cui spetta il primo livello di intervento, servizi professionali avanzati.

La tecnologia 100 Gbit è per tutti?

Tutti clienti ne parlano. La domanda di traffico crescente lo impone. Facendo un minimo di storia, dagli anni 90 si è comninciato a investire nella digitalizzazione della voce, poi si è passati alle Wdm, ora si sta aprendo un nuovo ciclo.

Chi ne può beneficiare?

Tutti i settori, per creare nuovi modelli di business. Lo chiedono il cloud, la video conference, il data storage.

Casi concreti?

Ve ne sono, ma quelli italiani non sono divulgabili. Per fare un nome internazionale, Verizon.
In Italia, comunque c’è molto interesse nei settori accademico e del banking.

Quanta R&D serve?

Investiamo il 26% delle revenue mondiali, pari a 327 milioni di dollari.

Quello delle Ngn è un tema che ha anche una forte componente di spinta istituzionale…

Il governo ha indicato la strada da percorrere, individuandone i benefici. A noi spetta di fare sistema con il paese. Agli operatori diamo un’offerta di maggiori capacità. Offriamo intelligenza di rete. Siamo fornitori specializzati, non generalisti. Fa premio la nostra alta componente tecnologica.

Quali sono le aree di crescita di questa tecnologia?

Sono diverse. Il trasporto ottico ad alta capacità. Le architetture di rete di nuova generazione. Il carrier Ethernet, con backhauling di reti mobili e nuovi servizi. L’accesso ottico lato enterprise a bassa latenza. In genere, i servizi a valore aggiunto.

Il ruolo della tecnologia Nortel in questa crescita?

Il porting su tutto il portafoglio Ciena fa capire che le sinergie sono maggiori rispetto alle aree di sovrapposizione. A beneficio di carrier, mercati verticali, alleanze. Gli sviluppi che abbiamo davanti sono sul datacenter cloud, nella Pa, nella sanità.
Ricordiamo che grazie all’acquisizione di Nortel ora operiamo in oltre 60 paesi, su oltre 1000 clienti e abbiamo 18 dei top 25 operatori mondiali.

Chi è adesso l’interlocutore di Ciena Networks in azienda?

Parliamo con tutti gli attori delle organizzazioni. Non solo quelli tecnologici. Importante è dialogare con ffinance, marketing, top management, oltre che con il Cio.

L’Ipv6 che impatto avrà?


Grande, su tutti, noi compresi. Allarga il numero di siti, device, applicazioni, da tenere in considerazione. Come quelle M2M. Il che vuol dire più traffico da gesrtire. Necessità di performance più solide. Qualità di servizio.
Ci vuole più intelligenza, insomma, sulla rete. Ipv6 abiliterà la domotica, le smart city. Sarà attore della comunicazione a livello globale.

In che stato sono le reti in Italia?

Dobbiamo ancora lavorare molto. Tutto il sistema beneficerà di uno sforzo congiunto. Insomma, possiamo solo migliorare.

Servirebbero, magari, incentivi?

Sarebbero necessari. Attivabili anche con relazioni pubblico-privato, con contributi aziendali alla ricerca, all’innovazione.

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