Quale Agenda Digitale italiana in Europa?

Osservazioni sulla recente iniziativa che ha accomunato cento persone note ad un’altrettanto nota carenza italiana, inizialmente con enfasi superiore al dettaglio. Ma ci vuol tempo.

Dopo aver trattato la notizia in sé, torno con qualche altra parola sull’iniziativa di Agenda Digitale, con la quale cento pensatori hanno dato cento giorni al presidente del Consiglio per sviluppare ed approvare un progetto di sviluppo dell’Italia tecno-informatica.
Per abitudine partecipo solo quando mi si spiega cosa si vuole ottenere, come e con quale tempistica, ma capisco, accetto e difendo chi non segue il mio approccio. Non spetta a me fare domande a chi si propone, ma resto in attesa del successivo dettaglio che a me servirà per comprendere meglio.
Non so quando i primi ideatori dell’iniziativa si siano riuniti, ma non posso tralasciare che oggi la situazione politica italiana è estremamente fluida e non permette di sapere, da qui al 10 maggio, né chi sarà il Presidente del consiglio, né se in quei giorni ne avremo uno in carica effettiva.
Ovviamente in questi mesi lo scontro politico sarà talmente forte che difficilmente si potrà prestare vero ascolto a nuove iniziative e in Italia l’agenda digitale, ancorché dolorosamente, rientra tra le eventuali novità. Sia che lo stato delle cose resti quello attuale, sia che ci siano le elezioni e anche indipendentemente da chi le vincesse, nessuna delle situazioni da qui a 100 giorni porta ad ipotizzare un vero ascolto delle istanze della Rete all’interno del Governo.
Mi chiedo allora quali siano gli obiettivi dell’iniziativa. Se si punta ad accelerare l’adesione all’agenda digitale europea, sarebbe stato meglio dirlo esplicitamente. Se l’obiettivo di Agenda digitale è di avere un interlocutore nel Governo, magari attraverso un perno (un sottosegretario o comunque un responsabile ufficiale), annunciare l’iniziativa il 31 gennaio ha una percentuale di realizzabilità molto bassa, quasi nulla. Se io fossi stato l’organizzatore, volendo ottenere un risultato pratico e diretto alle istituzioni avrei ritardato l’azione. Ma io non sono l’organizzatore, ma dai Cento aspetto delucidazioni.
In rete la questione è stata dibattuta anche aspramente. Il commento più interessante che ho trovato è stato “turiamoci il naso ed aderiamo”, che -a parte la montanelliana memoria, che mi fa piacere- mi è apparso anche il più saggio.

In attesa del piano
Io però attendo delucidazioni, o meglio un approfondimento di obiettivi, metodi e tempi, al di fuori di slogan, nomi e richiami “ad nationem”.
Infatti l’Italia non è una nazione autarchica e fa parte dell’Unione europea, una istituzione superiore che ha varato una sua agenda digitale con oviettivi a medio termine.
E’ ragionevole pensare che una iniziativa volta a raggiungere un obiettivo richiami i principi europei fin dal suo Manifesto, che invece sono assenti dalle poche parole, in parte destinate a ricordare le macchine a vapore.
Ovviamente un manifesto rivolto alle istituzioni italiane presuppone che l’obiettivo sia di sviluppare normative nazionali che seguono il manifesto stesso. Ma nel manifesto non è dichiarata l’adesione e il rispetto delle normative precedenti, né italiane né europee.
Anche se è ovvio pensare che una qualsiasi iniziativa realistica seguirà le normative, io mi sarei sentito meglio rappresentato se avessi letto, anche in poche parole, meno retorica e più sostanza, in particolare verso l’agenda digitale europea.
Il parlamento italiano può approvare qualsiasi norma, ma questa è sottoposta al controllo della Ue. Se venisse varata una qualsiasi iniziativa in contrasto con le direttive europee, infatti, l’iniziativa stessa sarebbe bloccata, con conseguente spreco di tempo e denaro senza alcun miglioramento del digital divide e di altre circostanze.
In definitiva, prima di turarmi il naso ed aderire, attendo di verificare quali chiarimenti ed approfondimenti del Manifesto in questione arriveranno, possibilmente on-line e non sul Corriere della Sera (ma questa è una piccola polemica mascherata da frecciata). E comunque avrei preferito che almeno alcuni elementi programmatici e di quadro fossero stati espliciti fin dall’inizio.

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