Ngn e banda ultra-larga, si naviga a vista

Ci vuole agilità nell’interpretazione delle norme del passato. Anche nella tecnologia, magari differenziando il prezzo dei pacchetti Ip ed equiparando i costi delle frequenze per Tv e cellulari.

Edizione di grande importanza per l’VIII Tavola Rotonda con L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, quella del 2 dicembre a Roma. Grazie anche alla complicità di fenomeni forti nell’informazione internazionale e nella politica italiana, l’agenda digitale europea riassunta in apertura da Corrado Calabrò, presidente Agcom, e riaffermata da Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera dei Deputati.
L’evento ha tracciato la nuova cartografia di tutti i media, dal libro al periodico, dalla Tv ad Internet, per arrivare con forza sulle telecomunicazioni.
Al di là della lotta tra apocalittici della fine della carta ed integrati al mondo digitale, tutti convergono su un pensiero di Mario Sechi, aggiornatissimo direttore de Il Tempo, che ha coniugato speranza e qualità: “si sopravvive con la specializzazione”, ha concluso. Un evidente esempio di specializzazione del prodotto è stato offerto da Enrico Romagna Manoja, che ha divulgato un suo riuscito progetto di vendita per abbonamento elettronico del settimanale che dirige, il Mondo, reso disponibile con 24 ore di anticipo al prezzo di euro novemila annui (sì, novemila). Così facendo sono state raccolte “alcune centinaia di abbonati”, interessati alle inchieste in anteprima, con un fatturato elevatissimo. E comunque “chi sopravviverà dovrà dimagrire”, ha chiosato Sechi.

Documenti pubblici digitali?
Sembra evidente che con le regole attuali il sistema Italia non andrà da nessuna parte. Anche operando davvero per la banda larga i risultati si vedrebbero tra 7/8 anni, quando non servirà più in quanto si parlerà già di banda ultra larga. Serve quindi un progetto serio, immediato, con focus sul sistema, per portare Lte e banda ultra-larga con fondi europei, piccoli interventi del pubblico e una certa commistione di pubblico e privato.
“Il rapporto tra iniziative degli enti territoriali e gestori delle reti va chiarito e non ostacolato, ad esempio nella prossima normalizzazione delle Ngn”, aveva precedentemente detto Nicola d’Angelo, Commissario AgCom, parlando dei fondi Fas regionali. Le varie necessità di costruzione delle infrastrutture andrebbero messe a fattor comune, il che non vuol dire antropizzazione selvaggia del territorio.
Lo switch-off del digitale terrestre, come in altri casi, è stato preso come esempio di una discontinuità introdotta dal legislatore per modernizzare il sistema complessivo. Nel caso specifico l’introduzione ha avuto finora problemi ridotti, ma anche in presenza di problemi maggiori c’è necessità di una discontinuità, altrimenti il rispetto dell’impianto normativo attuale non permetterà mai un ammodernamento delle infrastrutture e si inseguirà sempre il passato, come rischiamo per banda larga e Ngn.
“E se gli atti pubblici si scrivessero esclusivamente in digitale?”, è stato ipotizzato. In questo caso tutti dovrebbero adeguarsi a questo switch-off, ma ovviamente non c’è volontà politica.

L’economia naviga a vista
Stefano Mannoni, Commissario AgCom, ha spiegato i problemi del dividendo digitale in italia parlando della nostra anoimalia, le Tv locali lasciate vivere nel nome del pluralismo. “In Italia la protezione delle Tv private è molto forte e indipendente dai fattori politici”, ha detto; “non vorrei non riuscissimo a fare il vero switch-off per il dividendo esterno delle loro frequenze”.
“Oggi è difficile sostenere che il ranking della telefonia mobile sia minore di quello della televisione locale”, ha incalzato Renato Soru, Amministratore delegato di Tiscali. “La Tv ha le frequenze gratis mentre la telefonia le paga, nel nome d’un servizio ampio che oggi non è dimostrabile”, ha detto con decisione: “confrontiamo gli effetti dello spegnimento delle 200 Tv private in questione contro lo spegnimento di tutti i telefonini”.
Un altro punto emerso è relativo al costo del pacchetto Ip è oggi lo stesso indipendentemente dal contenuto, e questo è un caposaldo da smontare: il pacchetto p2p del Torrent ha oggi gli stessi costi e diritti del pacchetto della telemedicina, e ciò è inaccettabile.
Ma è sempre colpa dello Stato? Pare di no, perché la situazione attuale è davvero difficile. “L’aumento dello spread sui titoli di Stato delle ultime settimane, 80 centesimi di punto, con il debito italiano vuol dire 15 miliardi di Euro, ovvero 2 volte il costo della Ngn”, ha spiegato Soru. Insomma, su rete fissa, mobile o finanziaria, si naviga a vista.

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