Segnali di crescita dagli Usa?

I dati relativi alla produttività nel secondo trimestre dell’anno sembrano allontanare lo spettro della recessione e segnano un deciso ritorno alla crescita, ma non basta. Continuano infatti ad essere critici i segnali che arrivano dal segmento dell’high tech e in particolare delle telecomunicazion

Segnali positivi da una parte
e allarmanti dall’altra. La produttività negli Stati Uniti sembra lanciare un
importante segnale di ripresa ma nello stesso tempo la presentazione del Beige
Book, il rapporto sullo stato di saluter dell’economia americana redatto dalla
Federal Reserve Americana, riattizza la preoccupazione sulle difficoltà
strutturali dell’economia. Il rapporto denuncia una crescita lenta nei mesi di
giugno e luglio che si innesta in una cornice sfavorevole già da diversi mesi.
Tra i settori in maggiore difficoltà l’industria manifatturiera sembra soffrire
in modo particolare questa congiuntura. Negli ultimi 13 mesi ha ceduto 800mila
posti di lavoro. Al contrario il comparto dei servizi sembra mostrare una
maggiore solidità.

Ma a questi segnali di
allarme fanno da contraltare i segnali positivi che arrivano dagli indici di
produttività trimestrale.
Il secondo trimestre del 2001 si è chiuso negli
Stati Uniti con un incremento del 2,5% della produttività. Un risultato che
suona come il segnale di riscossa di fronte al rischio sempre più concreto di
una recessione. Non va infatti dimenticato che nei primi tre mesi dell’anno la
produttuvità degli usa era cresciuta di un misero 0,1% e gli stessi analisti
hanno accolto con sorpresa il dato di chiusura del secondo trimestre in quanto
le previsioni della vigilia parlavano di un incremento più contenuto, pari
all’1,5%.
Si tratta
certamente di un segnale incoraggiante che però non cancella le ombre sulla più
importante economia mondiale. Non a caso contemporaneamente ai dati sulla
produttività sono arrivate anche analisi sullo stato dell’occupazione tramite il
sondaggio di una società di analisi specializzata e da questi dati emerge che il
2001 ha rappresentato negli Stati Uniti l’anno con la più grave emorragia di
posti di lavoro dopo la crisi del 1993. Nel corso del solo mese di luglio le
imprese americane hanno ridotto il proprio personale di 205.975 persone. Dal
mese di gennaio le persone che hanno dovuto lasciare il proprio posto di lavoro
sono quasi un milione. Purtroppo i settori più attivi a livello di riduzione del
personale sono proprio quelli dell’alta tecnolgia e delle telecomunicazioni in
particolare. Sono ben 358mila i tagli effettuati nell’high tech da gennaio
mentre il solo segmento Internet ha visto una riduzione di quasi 83mila posti di
lavoro sempre a partire da gennaio.

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