L’Apm è il cardine di tutti i progetti It

Perché sa davvero mettere al centro l’utente finale. Lo sostiene Steve Tack di Compuware.

Se si chiede all’area It quali siano i progetti da realizzare nell’immediato futuro, probabilmente tutte risponderanno: cloud computing, virtualizzazione e il consolidamento dei datacenter.
Obiettivi comuni a questi tre ambiti sono la riduzione dei costi delle elaborazioni e la garanzia di agilità e flessibilità a supporto delle nuove priorità.

L’area It, in sostanza, si aspetta di avere benefici dall’adozione di nuove tecnologie, traendo efficienza, alte prestazioni, scalabilità a supporto della domanda dei carichi di lavoro, velocità di implementazione.

Ma volendo puntare a raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo, il dipartimento It spesso rischia di perdere di vista l’esigenza di un Application Performance Management attento e centrato sull’end user experience.

Lo pensa Steve Tack Vp of Product Management di Compuware Apm.
Del resto, osserva, l’offerta agli utenti di applicazioni veloci, affidabili e di alta qualità dovrebbe essere l’obiettivo di ogni progetto di successo. Ma se queste attività non sono gestite avendo come fine ultimo l’esperienza positiva dell’utente finale, l’It può andare incontro a rischi in grado di ridurre o eliminare i potenziali benefici di business.
Iniziative come il cloud e la virtualizzazione, se non gestite correttamente, possono avere un impatto negativo sull’esperienza dell’utente finale.

Saper stare nel cloud
Per esempio, molti servizi cloud di terze parti sono poco chiari, il che significa che le aziende che utilizzano servizi di cloud pubblico spesso hanno una visione limitata dello stato dell’infrastruttura e poca voce in merito alle capacità di gestione delle decisioni dei loro fornitori di servizi cloud.
Come risultato, se un partner cloud sperimenta un’interruzione di servizio nel traffico web, la velocità e la disponibilità delle applicazioni business critical del partner ne risentono, così come i servizi cloud-based e le applicazioni.
I principali player del settore, osserva Tack, hanno voluto approfondire il tema e hanno dimostrato che è una questione di millisecondi. Secondo Google, 500 millisecondi in più nel tempo di caricamento portano a una diminuzione del traffico del 20%. Basta mezzo secondo per perdere un quinto dei visitatori di un sito.
Il costo di prestazioni scadenti è enorme, in termini di ricavi e produttività dei dipendenti.
Anche una lieve riduzione nelle prestazioni può significare la perdita di centinaia di migliaia di dollari in produttività per ogni trimestre.
Se si sposta un’applicazione critica su cloud, è necessario capire come gli utenti dall’altro lato percepiscono l’applicazione, altrimenti si rischia di perdere opportunità di risparmio. L’Apm centrato sull’esperienza dell’utente finale deve essere quindi centrale anche nella strategia cloud.

Come e dove impatta la virtualizzazione
In molte iniziative di virtualizzazione, sostiene Tack, l’It tende a considerare le metriche di utilizzo delle infrastrutture come l’ultima delle priorità. La domanda importante da farsi non dovrebbe riguardare solo come molte macchine virtuali siano state create e quanto le risorse dell’infrastruttura vengano massimizzate; bisogna chiedersi anche in quale punto preciso un malfunzionamento impatta negativamente sull’end user experience e come si può superare la criticità, chiedersi se le applicazioni funzioneranno bene anche dopo la virtualizzazione.
L’impegno concreto in progetti di Apm basati sull’end user experience può essere una risposta valida a questa domanda.
Inoltre, è convinto Tack, la comprensione del punto di vista dell’utente finale aiuta a orientare decisioni più veloci e brillanti su come portare avanti i progetti.

Si finisce al datacenter
Esempi tipici sono il consolidamento del data center e altri progetti che riguardano il cambio dell’intera infrastruttura.
Un primo step critico riguarda la definizione delle attuali performance di applicazioni e transazioni.
Poi, l’It deve testare tutte le applicazioni con nuove configurazioni, mappare le stesse, insieme a storage e cambi di rete, per far si che i progetti di consolidamento del data center non siano time-consuming e complessi.

Una volta che i cambiamenti nei datacenter sono avvenuti, il reparto It deve continuamente misurare le applicazioni per assicurarsi che funzionino correttamente, evitando un impatto negativo sull’end user experience.
Strumenti che abilitano un’effettiva gestione dell’infrastruttura delle applicazioni attraverso la comprensione dell’end user experience (come l’abilità di tracciare i flussi delle transazioni nell’ambiente It) dovrebbero essere il comune denominatore di tutte queste fasi di un progetto di consolidamento.
Se la prospettiva dell’utente finale è ben chiara e definita all’interno dell’intero progetto, i team It possono evitare di rivedere i processi e allungare periodi di transizione tra nuove e vecchie infrastrutture che comportano costi elevati, e ridurre così i costi generali dei progetti e i periodi di implementazione.

Una soluzione automatizzata
Analizzare i processi e avere come priorità l’end user experience, in sintesi, è fondamentale per i team It che intendono trattare l’adozione di nuove tecnologie e la gestione di progetti complessi.

Per Tack oggi i dipartimenti It stanno adottando soluzioni di nuova generazione per l’Apm che tengono in considerazione l’esperienza dell’utente finale guardando l’intero ciclo di applicazioni, dallo sviluppo, al testing, alla produzione.
Questo approccio permette all’It di sviluppare più velocemente le applicazioni e risolvere le Apm si raggiunge attraverso un’unica soluzione automatizzata che offre una visione complessiva dell’intera catena applicativa e traccia ogni transazione, dal database al click dell’utente finale.

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