Ict prima cura per il Pil

Aumento del Pil tra lo 0,4% e lo 0,9% con agevolazioni a investimenti It, start-up e banda larga. La Pa potrebbe risparmiare 43 miliardi di euro. E i Cio pensano a investire di più. Da uno studio del Polimi.

L’Ict può contribuire al rilancio delle imprese e dell’economia? Forse sì. La risposta arriva dalle conclusioni di uno studio della Management Academy for Ict Executives, il progetto culturale promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con Cefriel e con il patrocinio di Assinform, Aused e ClubTi.

Tre azioni per guadagnare 43 miliardi
Gli Osservatori del Polimi hanno stimato un risparmio possibile fino a 43 miliardi di euro l’anno per la Pubblica Amministrazione attraverso tre azioni: riduzione della spesa per gli acquisti della Pa attraverso l’eProcurement: risparmio intorno ai 4 miliardi di euro l’anno; aumento della produttività del personale della Pa, grazie ad un miglioramento dell’efficienza: risparmio intorno ai 15 miliardi di euro l’anno; riduzione dei costi di relazione tra la Pa e le imprese attraverso la digitalizzazione di alcuni processi burocratici (risparmio intorno ai 23 miliardi di euro l’anno) e una più snella gestione dei pagamenti (risparmio di 1 miliardo di euro l’anno).

Più Pil
Un incremento del Pil tra lo 0,4% e lo 0,9%, invece, sarebbe immediatamente realizzabile con l’aumento del peso degli investimenti in innovazione Ict nella Pa di 150 milioni di euro; lo stimolo agli investimenti Ict delle imprese per 150 milioni di euro in più rispetto al valore attuale, attraverso defiscalizzazione e co-finanziamenti pubblici; investimenti nella banda larga mobile pari a circa 1,5 miliardi di euro l’anno e sblocco degli investimenti per la ultra broad band fissa, ipotizzati in circa 1 miliardo di euro l’anno; aumento degli investimenti in start-up hi-tech per 150 milioni di euro in più rispetto a quelli attuali.

I budget delle direzioni Ict
In questo contesto, qual è il budget Ict a disposizione delle imprese, quali sono le principali aree di investimento e quali le trasformazioni organizzative da affrontare nel 2012?

A queste domande ha risposto la survey realizzata dal Politecnico di Milano sui temi caldi per le direzioni Ict per il 2012 su un campione di 119 imprese di grandi dimensioni (fatturato superiore ai 250 milioni di euro) e 54 imprese di medie dimensioni (fatturato tra 100 e 250 milioni di euro) classificate in quattro macro settori: Banche e Assicurazioni, Servizi e Media, Utility e Industria.

Ne è emerso una previsione di leggera crescita del budget Ict rispetto al 2011 in particolare per il settore delle Utility e quello delle Banche e Assicurazioni, con le grandi aziende per lo più stabili (45% di aziende dichiarano invarianza nel trend di budget Ict) e le medie aziende con una maggiore inclinazione ad investire (il 17% dei rispondenti esprime un aumento a tassi sostenuti).

Spesa comunque rigida
La spesa Ict, tuttavia, si rivela sostanzialmente rigida per i limitati investimenti in nuove soluzioni rispetto alla quota parte di spesa allocata alla gestione dell’esistente.

Dall’esame delle principali aree di investimento per il 2012 emergono due trend: la riduzione dei costi interni delle direzioni Ict (attraverso soluzioni di consolidamento e razionalizzazione dei sistemi informativi, principalmente sviluppo dei datacenter (34%), e investimenti in soluzioni cloud (30%) e la riduzione dei costi di business process innanzitutto attraverso soluzioni di digitalizzazione dei processi e la Unified Communication & Collaboration.

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