Come i datacenter stanno cambiando la vita delle aziende

Le loro dinamiche guidano l’evoluzione delle realtà di tutte le dimensioni. Ce lo spiega Kevin Leahy di Dimension Data.

Il mercato dei datacenter sta attraversano un periodo di transizione senza precedenti. E con questa trasformazione entrano in gioco diversi e cambiamenti.
Sempre più piccoli, i datacenter di proprietà delle aziende stanno subendo delle contrazioni ma per contro, le mega strutture continuano a crescere.
Inoltre, oggi è possibile sfruttare le tecnologie emergenti per creare un data centre di prossima generazione dinamico e scalabile che risponda ai mutevoli requisiti di business senza costi eccessivi e senza compromettere i livelli di servizio.

Ma quali sono le dinamiche alla base di questa evoluzione e come può essere capitalizzata per garantire il successo del business?
I grandi datacenter moderni, tipicamente di proprietà dei big di settore e dei fornitori cloud sono interessati da una continua crescita.
Stanno diventando onnipresenti, alcuni espandendosi a dismisura sul territorio. Sulla base di quanto afferma Kevin Leahy, Group General Manager for the Data Centre Business Unit di Dimension Data, queste mega strutture si stanno ampliando sia in virtù dell’assorbimento della capacità trasferita dalle aziende che vogliono sfruttare il modello cloud sia semplicemente come conseguenza della natura e della complessità delle aziende clienti.

«Il modello di business dei mega datacenter si basa sull’efficienza – spiega Leahy – Gli operatori dei datacenter investono nelle più avanzate tecnologie di raffreddamento e alimentazione, così da ottenere un consumo energetico per unità inferiore rispetto a quello che le aziende possono ottenere dai propri data centre. eBay, per esempio, ha investito in celle a combustibile, dispositivi che trasformano il combustibile, come il gas naturale, in elettricità attraverso una reazione chimica».

Più piccoli, i datacenter di proprietà delle aziende si stanno contraendo ed evolvendo in centri di risposta per il business più agili ed efficienti.
Leahy spiega questo passaggio di trasformazione: «I datacenter sono sempre stati impegnativi in termini di spese in conto capitale, con investimenti ventennali. Nel corso degli ultimi decenni, la maggior parte delle organizzazioni è rimasta intrappolata in un ciclo di espansione continua e veloce per attenuare la pressione sulle strutture esistenti divenute ormai sature. Di conseguenza, i costi di proprietà e operativi delle infrastrutture di data centre tradizionali hanno intaccato la maggior parte del budget Ict».

Questo ciclo ha subito bruscamente una battuta d’arresto in virtù di nuovi elementi tra cui il cloud, l’automazione e gli avanzamenti tecnologici.
Ed è proprio il cloud a condurre il cambiamento.
Spostando alcuni carichi di lavoro su cloud, è possibile fornire agli utenti molti dei servizi di business su base pay-per-use come spesa operativa.
Per esempio, spostando i carichi di lavoro come email o backup e disaster recovery, che possono rappresentare fino al 30-40% della capacità complessiva del datacenter, su cloud è possibile prolungare la vita del proprio data centre in modo significativo senza dover ricorrere ad ulteriori investimenti in strutture aggiuntive.

I benefici del cloud in termini di costo, scalabilità e agilità sono ampiamente riconosciuti e stanno contribuendo ad accelerare la sua adozione ma stanno anche dividendo nettamente l’opinione riguardante il futuro dei datacenter aziendali.
In questo clima di incertezza, i responsabili It devono assumere ruolo proattivo nell’esplorare le sfide e le opportunità per prendere decisioni tempestive e accurate per la creazione di un data centre di prossima generazione ad alte prestazioni.

A causa del livello di complessità, per le organizzazioni non è insolito affidarsi a partner esterni dotati di strumenti e capacità in grado di aiutarli nel passaggio verso uno stato futuro che soddisfi gli obiettivi di business.

I fornitori di servizi Cloud possono aiutare a comprendere il mercato attuale, l’evoluzione delle tecnologie e l’impatto che avranno in futuro.
Analizzando il business e utilizzando i dati e la visione esistente saranno in grado di sviluppare una previsione relativamente accurata dei requisiti di capacità futuri.

Ma le decisioni in merito a quando utilizzare il cloud, quanto usarne e quali carichi di lavoro spostare inizialmente richiedono anche un approccio strutturato.

Non si tratta, infatti, di implementare una semplice soluzione ma comporta un vero e proprio cambiamento di processi e procedure e, di conseguenza, diventa fondamentale valutare attentamente il service provider da un punto di vista tecnologico, commerciale e dei livello di servizio offerti.
Il fornitore deve essere in grado di offrire un supporto consulenziale che si interfacci con il business, al fine di predisporre il percorso migliore per rimodulare l’operatività dell’organizzazione aziendale in funzione dell’evoluzione del business e dell’infrastruttura, senza esporre l’azienda a rischi, disservizi e a costi imprevisti.

Serve pertanto un’azione strutturata a supporto della definizione di obiettivi, processi, cambiamenti organizzativi, di ruolo e responsabilità, nonché delle scelte importanti sulla tipologia di servizi cloud (private, public, hybrid) da implementare, dei carichi di lavoro applicativi, oggetto della trasformazione in “as-a-service”, e, nel caso, anche della identificazione di nuove e diverse applicazioni cloud-ready.

Pertanto, il modello di datacenter on-premise va superato con un approccio “ibrido”, che coniuga diversi modelli di sourcing dopo un’attenta analisi delle esigenze aziendali. In questo modo, continueranno a esistere applicazioni che si appoggiano all’interno dell’azienda unitamente a servizi gestiti esternamente, per esempio per quelli che devono essere disponibili a livello internazionale, ma sempre con l’obiettivo comune di offrire un’erogazione di servizi e applicazioni di elevata qualità.

Partendo dai punti di sofferenza delle aziende clienti e a fronte di budget sempre più ridotti, i responsabili It devono rispondere velocemente a nuove esigenze di business sempre più complesse. Inoltre, si prospetta l’esigenza di virtualizzare i sistemi aziendali e valutare quindi altri modelli di sourcing, in un’ottica di ulteriori risparmi economici e di maggiore agilità dei processi.

In questo contesto le tappe fondamentali verso l’evoluzione della infrastruttura It si concretizzano nel consolidamento, virtualizzazione e automazione di policy e operations.
Un percorso che può essere perseguito grazie ai datacenter di nuova generazione, basati su infrastrutture agili, su processi automatizzati in grado di liberare risorse (economiche e di personale), per concentrarsi su progetti innovativi a supporto del business.

Questo non significa che non c’è più posto per le strutture on-premise. Le tecnologie dei datacenter sono migliorate significativamente negli ultimi anni. Questo consente di ottimizzare le prestazioni, il consumo energetico e la trasformazione delle proprie infrastrutture esistenti e tenere il passo con il continuo aumento di dati e la crescente richiesta di capacità.

Secono Leahy, molte aziende hanno sovrastimato le necessità dei propri datacenter. «La maggior parte della capacità dei data centre aziendali esistenti supera le necessità previste nei prossimi tre/cinque anni. La possibilità di ottenere maggiore valore dalle tecnologie esistenti consentirà anche di ridurre l’impatto dei propri datacenter».

Le infrastrutture convergenti e l’automazione sono strumenti chiave a disposizione degli It leader che vogliono rinnovare i propri data centre on-premise.

L’utenza rappresenta un altro fattore che sta cambiando la visione degli It leader nei confronti dell’approccio ai data centre aziendali moderni.
Attualmente, molti dei dipendenti sono lavoratori mobili, altri lavorano da casa o presso uffici satelliti e locali, venendo a mancare il presupposto di realizzare i data centre nelle proprie sedi, vicino ai dipendenti a beneficio di prestazioni applicative ottimali.

Oggi, grazie alle applicazioni moderne, standardizzate su nuove tecnologie, le prestazioni non sono più legate al luogo dove risiedono.
Inoltre, si dispone di più scelte di connessione: è possibile spostare i propri data centre presso sedi dove i servizi di rete possono garantire la stessa (se non migliore) qualità di servizio.

Leahy sostiene che gli avanzamenti tecnologici stiano consentendo alle aziende di compensare altre carenze insite nei modelli di locazione delle strutture di data centre tradizionali. «Da un punto di vista dei costi e dell’efficienza, non c’è mai stata ragione di tenere in casa il proprio data centre: spesso gli edifici delle aziende non possiedono strutture appropriate di raffreddamento, condizionamento e alimentazione energetica. Inoltre, c’è la questione del disaster recovery, un altro punto debole che caratterizza il vecchio modello. Per esempio, tenere i propri server nel seminterrato degli edifici li rende vulnerabili in caso di allagamento».

Secondo Leahy esiste un’altra opzione che deve essere considerata come parte di una strategia di datacenter di prossima generazione: la co-location.
«La co-location prevede il posizionamento degli asset aziendali in data centre di altri proprietari in prossimità del cloud” ha spiegato. “Il fornitore di co-location diventa responsabile di fornire i sistemi infrastrutturali e del controllo del monitoraggio, della fornitura elettrica e dell’infrastruttura di raffredamento. In questo modo, le aziende mantengono il controllo dei propri server, dell’accessibilità e della sicurezza».

La co-location può indirizzare una delle problematiche più critiche nel passaggio al cloud: la latenza tra il proprio data centre e il cloud.
I fornitori di co-location spesso devono avere una connessione incrociata con l’infrastruttura dei fornitori cloud per beneficiare di una connessione a basso costo e ad alte prestazioni tra gli asset aziendali e l’infrastruttura cloud.

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