L’open source di Red Hat ha ridotto del 270% i tempi di elaborazione delle transazioni rispetto alle precedenti misurazioni effettuate sui sistemi fisici.
Decisa a conseguire una maggiore efficienza gestionale e altrettanti benefici economici, Sia ha scelto Red Hat Enterprise Linux e Red Hat Enterprise Virtualization a supporto di alcuni sistemi considerati “mission-critical”.
In un passaggio graduale all’open source, l’operatore europeo che progetta e gestisce infrastrutture e servizi tecnologici nelle aree dei pagamenti, della monetica, dei servizi di rete e dei mercati dei capitali, ha finito per basare circa 200 server fisici e 400 virtuali sulle piattaforme Red Hat Enterprise Linux e Red Hat Network Satellite.
Non solo.
Nel corso del 2013, l’adozione della soluzione Red Hat Enterprise Virtualization ha consentito a Sia, che nello stesso anno ha trasportato in rete 293,3 terabyte di dati gestendo 2,7 miliardi di pagamenti con carte, 2,2 miliardi di bonifici e incassi, 28,6 miliardi di transazioni di trading e post-trading, di migrare a un’infrastruttura dedicata all’erogazione di database.
Tuttora in corso, il passaggio ai nuovi sistemi virtuali ha già ridotto di circa il 270% i tempi di elaborazione delle transazioni rispetto alle precedenti misurazioni effettuate sui sistemi fisici.
Senza dimenticare, come sottolineato in una nota ufficiale, la maggiore flessibilità e semplificazione operativa, che ha comportato una tangibile riduzione dei costi grazie all’utilizzo di tecnologie standard, utili a evitare ogni forma di “lock-in”.
Verso un’infrastruttura sulla nuvola
Nell’ambito della collaborazione con Red Hat, è stato, infine, implementato JBoss Enterprise Application Platform per lo sviluppo di alcune applicazioni e servizi.
Ora, allo studio, vi sarebbe anche l’adozione della piattaforma Red Hat CloudForms in vista della possibile realizzazione di un’infrastruttura cloud.
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