Una scarsa percezione del rischio di perdita dei dati è quella che, a livello globale, permea le aziende attive negli ambienti virtuali.
È una scarsa percezione del rischio di perdita dei dati quella che, a livello globale, permea le aziende attive in ambienti virtuali.
Lo dice uno studio di Kroll Ontrack secondo il quale, circa il 40% dei 724 professionisti IT interpellati ha già reso virtuale oltre la metà dei propri dati e quasi l’80% non pensa che la virtualizzazione sia un elemento di rischio per la perdita dei dati.
Peccato che, a livello globale, il 40% delle imprese che si sono affidate al virtual storage hanno affermato di aver vissuto nel corso dell’ultimo anno un’esperienza legata alla perdita di dati.
Di positivo, in questo caso, ci sarebbe una netta diminuzione del dato, considerato che, nel 2011, la percentuale registrata è stata del 65%.
Per oltre la metò degli interpellati, poi, resta ferma la convinzione che il software di virtualizzazione riduca la probabilità di perdita di dati.
Vero è, invece, che sarebbe errato pensare che questo genere di ambienti sono strutturalmente più sicuri o meno a rischio rispetto ad altri supporti per l’archiviazione dei dati.
Tra le cause che concorrono alla perdita delle informazioni anche in formato virtuale figurano, infatti, la corruzione del file system o del disco virtuale, i guasti al sistema RAID o ad altri dispositivi di storage, nonché i file cancellati o corrotti contenuti all’interno di sistemi di storage virtualizzati.
Inoltre, fanno notare da Kroll Ontrack, le conseguenze risultano di solito molto più gravi in quanto il volume di dati memorizzati in un ambiente virtuale è esponenziale rispetto a quello archiviato su un singolo server fisico o dispositivo per lo storage.
Come se non bastasse, l’indagine ha, inoltre, rivelato che solo il 33% delle imprese colpite sono state in grado di recuperare la totalità dati persi, registrando un consistente calo del 21% rispetto al 54% delle aziende che, nel 2011, ha affermato di essere riuscita a recuperare la totalità delle proprie informazioni.
Ancora una volta, il suggerimento dopo aver subito una perdita in ambiente virtuale non può che essere quello di ricorrere a un servizio ad hoc per il recupero dati, così da ovviare l’elevato rischio di perdita permanente delle informazioni.
Un consiglio che, però, solo un’azienda su quattro tra quelle interpellate ha deciso di seguire, mentre la stragrande maggioranza ha fatto ricorso alla ricostruzione dei dati, molto più onerosa per le aziende in termini di tempi e risorse da impiegare.