Sun dovrebbe coccolare di più le comunità

Paladina della collaboratività tra sviluppatori l’azienda sembra dimenticarsi dei casidi eccellenza in Italia. La testimonianza di Fabrizio Gianneschi di Jug Sardegna

Dicembre 2007

«Quando abbiamo chiesto uno speaker per una dimostrazione su Sun Spot e ci hanno proposto dagli Usa un italiano, siamo rimasti piacevolmente sorpresi» afferma Emanuela Giannetta, software product marketing manager di Sun Microsystems Italia alla dodicesima edizione della Java Conference. Sun Spot è un piccolo device capace di gestire il lavoro di sensori programmabili in Java da sfruttare in ambiti diversi, dal monitoraggio dell’ambiente alla robotica. La prima presentazione in Italia di una applicazione di Sun Spot è stata fatta in questa occasione da Stefano Sanna di Jug (Java user group) Sardegna, una delle più riconosciute comunità di sviluppatori Java a livello mondiale e uno dei Jug italiani più anziano, nato nel 2002.
«Ed è Sun a dirlo – afferma Fabrizio Gianneschi, presidente del consiglio direttivo di Jug Sardegna -. Abbiamo avuto un’ottima visibilità internazionale sin dal 2003, ma il più grande riconoscimento l’abbiamo ottenuto con la vittoria di un Duke’s Choice Award (una sorta di Oscar della tecnologia Java) nel 2006 con un progetto per il sollecito via Sms ai donatori di sangue, svolto insieme all’Avis». Gianneschi è uno dei tre coordinatori della community internazionale dei Jug e membro dei Java Champions, gruppo ristretto di “personalità influenti” del mondo Java. Da buon “nemo propheta in patria”, Gianneschi e lo Jug Sardegna hanno ottenuto la notorietà prima a livello internazionale e poi nazionale.
Forse non c’è abbastanza comunicazione tra Sun Italia e le comunità locali? Emanuela Giannetta risponde che sarebbe impossibile mantenere i contatti con le centinaia di sviluppatori Java italiani, mentre Gianneschi è un po’ più duro nella sua valutazione: «Sun Italia avrebbe molti vantaggi dal prestare un po’ più di attenzione a ciò che avviene nel nostro Paese, come ha provato a fare in passato e anche bene. In fondo, che cosa costa a una multinazionale come la loro “coccolare” un po’ le community? Qualche iniziativa, pass, gadget a pochi euro, in cambio di migliaia di persone (anche molto influenti) che vanno in giro gratuitamente a diffondere le tue tecnologie. Sun Usa l’ha capito. Sun Italia ogni tanto se lo dimentica».


Tutto il mondo è paese

«Negli altri Paesi, esclusi gli Stati Uniti, la situazione è molto simile – prosegue Gianneschi -. Purtroppo, trascurare (se non ostacolare, come nel caso di Sun Indonesia) le community Java locali sembra essere la norma. Storicamente, dal 2002, anno della nostra fondazione, sino al 2005, non abbiamo avuto nessun rapporto con Sun Italia. Ottimo supporto, invece, tra il 2005 e il 2006, addirittura con sponsorizzazioni in occasione del JavaDay e da circa un anno si è ripiombati nel buio, con l’eccezione di qualche contatto per i recenti Sun Tech Days». «Sun Italia può supportarci in tante cose – prosegue lo sviluppatore -, parte il finanziamento diretto, per esempio con l’invio di speaker Sun ai nostri eventi, sconti sui corsi, certificazioni, libri, hosting di applicazioni Java sui loro server, pass gratuiti per le conferenze internazionali, opportunità di tenere dei nostri interventi ai loro eventi e quelli dei loro partner, promozione delle nostre attività attraverso i loro canali, gadget, supporto marketing e di comunicazione, sinergie con gli altri Jug per l’impiego e la formazione, e, soprattutto, supporto legale. In Sardegna, in particolare, ci vorrebbe un centro di certificazione, pochissimi sardi si possono certificare su tecnologie Sun a causa dei costi di trasferimento». «Insomma, da una parte la situazione mi rattrista – conclude Gianneschi -, ma dall’altra è anche un vantaggio: se fai qualcosa di buono e ti confronti con Sun Usa, la cassa di risonanza è immensa, e torni in Italia da trionfatore».

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