Zoom

L’emergenza Covid-19 ha causato un’esigenza generalizzata di smart working e di formazione in remoto: tra gli strumenti pressoché indispensabili per il lavoro (e lo studio) da casa ci sono le soluzioni per le videoconferenze e, tra queste, figura Zoom.

Come ha affermato lo stesso fondatore e Ceo dell’azienda, Eric S. Yuan, l’uso di Zoom è aumentato rapidamente nell’ultimo periodo, superando di gran lunga quello che la società sviluppatrice stessa si aspettava.

Per contestualizzare tale crescita, Eric S. Yuan fa un paio di cifre: alla fine di dicembre dello scorso anno, il numero massimo di partecipanti giornalieri a meeting virtuali condotti su Zoom, sia gratuiti che a pagamento, era di circa 10 milioni. Nel marzo di quest’anno, la piattaforma ha raggiunto oltre 200 milioni di partecipanti a meeting al giorno, tra gratuiti e a pagamento.

Il Ceo sottolinea che l’azienda ha lavorato incessantemente, 24 ore su 24, per garantire che tutti gli utenti, sia quelli nuovi che i vecchi, grandi e piccoli che fossero, potessero rimanere in contatto e operativi. 

Non tutto, però, ha funzionato a dovere. C’è stata la polemica sui dati condivisi con Facebook, a cui l’azienda ha posto subito rimedio. Ma, nelle ultime settimane, sono emerse diverse critiche nei confronti di Zoom, relativamente alla gestione della privacy e della sicurezza della piattaforma.

Esperti di sicurezza hanno segnalato vulnerabilità di vario tipo: una del client di Windows che consente di esporre le credenziali dell’utente; un’altra, che stavolta colpisce macOS, è stata prontamente corretta; altri hanno messo in dubbio che i meeting di Zoom fossero cifrati effettivamente end-to-end.

Insomma gli incidenti e i dubbi sulla tenuta di Zoom in fatto di privacy e sicurezza si sono intensificati al punto da diventare difficili da ignorare, per l’azienda.    

Nel frattempo, negli Stati Uniti e non solo, sta prendendo piede il fenomeno del cosiddetto “Zoom bombing”, in cui utenti non invitati irrompono in meeting di Zoom. L’azienda ha pubblicato un articolo su come difendersi da questo fastidioso, e potenzialmente molto dannoso, tipo di attacco.

È lo stesso Ceo di Zoom, in un messaggio agli utenti pubblicato sul blog ufficiale, a riconoscere che l’azienda non è stata all’altezza delle aspettative della sua community (e della società stessa), su privacy e sicurezza.

Nel suo messaggio, Eric S. Yuan offre una serie di indicazioni sulle azioni che l’azienda ha già intrapreso per risolvere (o rispondere a) queste problematiche emerse. Inoltre, indica cosa farà Zoom da qui in avanti per recuperare terreno.

Innanzitutto, e opportunamente, nei prossimi 90 giorni l’azienda ha dichiarato l’intenzione di dedicare le risorse necessarie per identificare, affrontare e risolvere i problemi in modo proattivo, impegnandosi anche a essere trasparente durante questo processo.

A questo scopo, Zoom ha deciso per un “feature freeze” a effetto immediato, al fine di spostare tutte le risorse sul focus principale in questo momento, riguardante la risoluzione dei problemi di fiducia, sicurezza e privacy della piattaforma.

Zoom metterà in pratica anche altre iniziative, quali una revisione integrale con esperti di terze parti, report di trasparenza, potenziamento del programma di bug bounty e altro.

Insomma, il post del Ceo di Zoom Eric S. Yuan conferma (se ce ne fosse ancora bisogno) che ci sono problematiche da risolvere nella piattaforma, in tema di privacy e sicurezza, e dichiara l’intenzione da parte dell’azienda di dare una risposta concreta alle preoccupazioni degli utenti.

Vedremo se Zoom riuscirà a ristabilire la piena fiducia degli utenti, che è poi il vero e più importante patrimonio di qualsiasi azienda.  

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