Sarà il grid computing a sotterrare i grandi elaboratori?

Sta crescendo l’interesse attorno al concetto di configurazioni a “griglia”, apparentemente adatte a tutte le tasche aziendali e in grado di ottimizzare l’impiego delle risorse aziendali.

18 settembre 2003 Come molte altri concetti tecnologici, anche il
grid computing è nato nelle università e lì ha trovato le sue
prime applicazioni. Poi, grazie al pionieristico interesse di qualche
costruttore (nella fattispecie soprattutto Ibm), sono arrivate le prime proposte
commerciali, o almeno l’impegno degli interessati in questa direzione.
E
oggi c’è già chi vede in questa tecnologia un nuovo modo di impostare i sistemi
informativi aziendali, fino al punto di mandare definitivamente in soffitta i
grandi elaboratori (l’abbiamo già sentita altre volte, no?). Le configurazioni a
“griglia” sono costituite da macchine e software tutti strettamente
interconnessi e capaci di redistribuire i carichi di lavoro in modo da sfruttare
al meglio tutti i componenti di quello che viene visto come un unico sistema.

La logica di composizione è di tipo evolutivo, ovvero implica la possibilità
di crescere gradatamente in base alle esigenze elaborative di ogni singola
azienda.
Dunque, potenzialmente, si può partire con investimenti contenuti e
ogni specifico upgrade continua ad avere un costo ragionevole, imputabile magari
a un server Intel con sistema operativo Linux o Windows.
La citata Ibm, e
poi Sun e Hp, sono state le prime aziende a dichiarare di essere al lavoro per
trovare soluzioni interessanti per ogni categoria di potenziali utenti. Ora,
stanno arrivando anche i produttori di software. Oracle, in particolare, farà
converger e sul fronte grid i propri principali prodotti, a cominciare dal
database, la cui prossima versione si chiamerà, eloquentemente, 10g. Il solito
Larry Ellison, numero uno della società, ha addirittura parlato della prima
nuova architettura It in quarant’anni, un approccio capace di mandare in
soffitta i sistemi informativi basati su singole macchine, anche se grandi e
veloci.
In sostanza, secondo i sostenitori del grid computing, non ha più
senso continuare la corsa alla potenza elaborativa, su macchine in grado di
ospitare un numero sempre più alto di processori. In realtà, il concetto non è
proprio nuovissimo e per ora pare applicabile soprattutto alle imprese di grandi
dimensioni, cioè la solita pur ricca nicchia.
La realtà è che questo, come
molti altri concetti introdotti dall’alto sul mercato degli utenti, rischia di
passare senza lasciare un segno tangibile se non supportato da soluzioni
credibili, capaci di attirare il più vasto pubblico delle aziende medie e
piccole, sempre al centro degli interessi dei vendor, ma raramente avvicinate
con l’intenzione di capire realmente come l’informatica possa cambiare il loro
atavico modo di lavorare.

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