Quanti italiani al CeBit

Il parere delle aziende italiane che hanno scelto di partecipare alla manifestazione di Hannover. Tutto bene, ma qualche neo comunque c’è.

Preoccupati dai risultati delle fiere di settore italiane e interessati a
cogliere i giudizi di chi si sobbarca degli oneri economici, logistici e
organizzativi partecipando a una fiera internazionale come quella di Hannover,
siamo andati in giro per i padiglioni della manifestazione che hanno ospitato al
proprio interno l’oltre ottantina di aziende italiane che hanno partecipato in
qualità di espositori all’evento. Cogliendo, in primis, una certa tendenza: chi
si è da poco aperto ai mercati internazionali non può fare a meno di partecipare
a manifestazioni come questa.
A sostenerlo sono, infatti, aziende come
Elettrodata che, al suo primo appuntamento al CeBit ha scelto
di recarsi in compagnia di Namsung, produttore orientale del quale distribuisce
le soluzioni sul mercato italiano.
Ci siamo uniti a loro – spiega
Corrado Coraglia, direttore marketing della società di Peschiera Borromeo (Mi)
-, ma se arriveranno i risultati che ci aspettiamo, l’anno prossimo verremo
per conto nostro
“.
In cerca, come molti altri, “di agenti esteri in
Germania, Francia e Inghilterra per portare su nuovi mercati soluzioni, come i
mediacenter, su cui stiamo puntando molto
” sottolinea il manager per il
quale, il CeBit “rappresenta un importantissimo momento d’incontro per
confrontarsi con clienti, partner e concorrenti, e per vedere in anteprima le
novità di prodotto, cosa che in Italia, durante lo Smau, non accade più
“.

Un parere condiviso da Tecnoware, produttore di
Pontassieve, in provincia di Firenze, che la manifestazione di Milano “la
visita per i fatti suoi
“, ma che “da un anno e mezzo, approdato sui
mercati d’Europa e Africa
– come sottolinea Paola Tosi, export manager
della società -, non può fare a meno di prender parte a una vetrina
internazionale come quella offerta dal CeBit, durante il quale abbiamo scelto di
presentare Leonardo, un supporto per computer composto da tre moduli brevettato
dalla nostra società con Ups estraibili, che sta già trovando consenso in
Inghilterra e Irlanda, ma anche presso clienti dell’Arabia Saudita
“.

Chi, invece, si è presentata all’edizione 2005 del CeBit con uno stand
sensibilmente più rilevante rispetto agli anni passati” è
Keymat Industrie, che ad Hannover si è recata con l’intenzione
di portare “una ventata di made in Italy“.
E non solo a parole. Il
meglio della cucina nostrana offerta agli ospiti dello stand ha fatto da cornice
ai televisori Lcd e al plasma messi in mostra dalla società di Nola, in
provincia di Napoli, che tiene particolarmente all’etichetta di produttore
italiano. “E da qui a un anno – afferma Michele Varlese, marketing
& communication manager di Keymat – non è escluso che parteciperemo alle
fiere dedicate all’elettronica di consumo che annualmente si organizzano a
Berlino e a Dubai. Un modo efficace per posizionare l’azienda fra i produttori
internazionali
“.
Guarda, invece, all’internazionalizzazione offerta
dagli spazi della manifestazione con occhio critico nei confronti della
concorrenza Francesco Magnoni, marketing manager dell’omonima
società di Albizzate (Va). “Siamo al CeBit per il quarto anno consecutivo
dopo una prima esposizione che risale a una quindicina di anni fa. Ma ora siamo
definitivamente in Europa e sarebbe sciocco non esporre ad Hannover, anche se il
mercato tedesco continua a essere impenetrabile per noi, non so bene se per la
mancanza di referenze dirette o se per la tipologia di prodotti (armadi e
componenti a 19”) che produciamo e che, grazie all’incidenza sul trasporto
riescono ancora a competere con l’offerta degli orientali. Ma stanno arrivando
anche qui, mentre con le aziende del Nord Est soffriremo ancora per poco, visto
che inglobandole in Europa, arriveranno presto a crescere e ad avere i nostri
stessi costi
“.
Per Roberto Donato, sales manager di Atlantis
Land
, “il CeBit è una vetrina dove è importante esserci, ma nella
maniera giusta. Noi abbiamo scelto di farlo con uno stand soppalcato di 180
metri quadrati nel quale ci vengono a trovare i nostri clienti e che alla fine
si rivela sempre un buon investimento
“. Si aspetta, invece, una conferma
dell’impegno e un’immagine forte a livello europeo dell’azienda che rappresenta,
Paolo Ternullo, regional manager di Riello, che dal 1996 espone
al CeBit le proprie novità di prodotto. “Esattamente come a Smau
afferma il manager – non si può mancare. Rispetto alla crisi di un paio di
anni fa, qui al CeBit l’affluenza dei visitatori sembra essere tornata a
crescere, ma è ancora troppo presto per fare un bilancio. Certo, la presenza dei
taiwanesi sembra essere massiccia, ma chi partecipa da così tanti anni come noi
sa perfettamente che ci sono sempre stati e con stand anche più numerosi di
quelli che si possono vedere in questa edizione
“. Per
Zucchetti
, che partecipa per la prima volta al CeBit con uno stand in
comune con Axs Tmc (che espone alla manifestazione tedesca da oltre dieci anni e
nella quale la software house di Lodi ha una partecipazione al 51%),
esserci è fondamentale, se l’obiettivo è di affacciarsi all’estero
assicura Rico Trentini, R&d manager e marketing manager di Axess Tmc
(ragione sociale della già citata Axs).
E’ fra questi padiglioni che ci
si confronta realmente con il resto del mercato, specie quello europeo dove c’è
ancora tanto da fare
“.
Tutto bello, tutto buono, allora? Non proprio.
Per molti degli operatori sentiti il CeBit “è davvero troppo lungo“.

Per qualcuno, il primo giorno, la domenica e l’ultimo giorno di fiera si
potrebbero “tranquillamente cancellare”.
Inoltre, qualche falla
nell’organizzazione di Hannover pare esserci. Come i tecnici di rete messi a
disposizione che, però, fatturano a parte, o il corriere ufficiale della
manifestazione che dovrebbe assicurare la consegna delle soluzioni direttamente
allo stand, ma che non sempre arriva nell’orario e nel giorno prefissati, per
non parlare delle defaillance del collegamento Internet Adsl.
Ma si sa, come
in ogni “diretta” che si rispetti, non proprio tutto può funzionare.
E per
fortuna (verrebbe da dire da noi italiani) la Germania non fa
eccezione.

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