Lezione numero due: il ruolo della tecnologia per i leader di oggi

È opinione diffusa che i principali progressi tecnologici hanno conseguenze profonde sul corso della storia e sul modo in cui sono fatte le organizzazioni umane. Volgendoci indietro, possiamo vedere come la meccanizzazione dell’agricoltura ha consentit …

È opinione diffusa che i principali progressi tecnologici hanno conseguenze profonde sul corso della storia e sul modo in cui sono fatte le organizzazioni umane.
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olgendoci indietro, possiamo vedere come la meccanizzazione dell’agricoltura ha consentito agli uomini di andare a vivere in città. Possiamo pensare alle tecnologie inventate dai Romani e dai Cinesi, che hanno consentito la nascita di grandi imperi. E nell’era moderna, pensiamo a quanto è stata importante la tecnologia per l’era delle scoperte geografiche … e per la rivoluzione industriale.

Nel secolo scorso, gli effetti più profondi sono venuti dall’information technology. L’abbiamo vista evolvere da insieme di strumenti a industria, scienza e componente pervasiva del mondo moderno.

L’It è diventata molto di più di uno strumento per le operazioni di back-office o di un flusso infinito di gadget consumistici. È quindi qualcosa che ogni leader deve saper padroneggiare. E non mi riferisco a saper andare su twitter o a saper usare un iPad.
− La tecnologia è, per così dire, il modo in cui vediamo il mondo, anche in quelle dimensioni che sfuggono all’occhio umano.
− È il modo con cui descriviamo e comprendiamo la dinamica dei sistemi complessi.
− È lo strumento cui sempre più ci affidiamo per decidere qual è il modo migliore di agire.

In effetti questa tecnologia è dentro in tutti gli aspetti del modo in cui il nostro mondo funziona – nei sistemi e nei processi che permettono di erogare i servizi e di progettare, costruire e vendere i beni strumentali; alle persone, alle cose, al petrolio, all’acqua, agli elettroni di muoversi … e a miliardi di esseri umani di lavorare e vivere.

Oggi c’è quasi un miliardo di transistor – un semiconduttore che serve per amplificare e commutare i segnali elettronici – per ogni essere umano, e ognuno di essi costa un decimilonesimo di centesimo di dollaro.
Ci sono 4 miliardi di telefoni cellulari e 30 miliardi di etichette Rfid. Questi sensori e questi dispositivi ci danno, come mai in passato, la possibilità di misurare in tempo reale un gran numero di sistemi, sia naturali che costruiti dall’uomo.

Il pianeta non è solo tecnologico – è anche interconnesso. Oggi ci sono due miliardi di persone su Internet – ma i sistemi e gli oggetti ora possono anche “parlarsi”. E’ quella che chiamiamo la Internet delle cose. Pensate alla prospettiva di un trilione di oggetti tecnologici e connessi tra loro – automobili, macchine fotografiche, autostrade, ponti, oleodotti … persino mandrie di bestiame e prodotti farmaceutici.

Tutto questo genera grandi quantità di dati. E per mezzo di tecniche di analisi avanzate e di supercomputer più potenti possiamo trasformare i dati in conoscenza.
In tutto il mondo, vediamo leader illuminati che stanno sfruttando queste nuove possibilità. Stanno utilizzando tutta questa intelligenza per rendere i sistemi, i processi e le infrastrutture più efficienti, produttivi e reattivi.

In Italia ne vediamo alcuni esempi.

Conad del Tirreno, un grande distributore, sta aumentando fatturati e margini con una soluzione di ottimizzazione del prezzo che usa modelli predittivi del comportamento del cliente per trovare il prezzo ideale dei suoi prodotti.
La soluzione di ottimizzazione del prezzo cambia completamente il modo di concepire il prezzo da parte del distributore, passando da un modello basato sul costo a uno basato sul valore, cioè sul comportamento e sulla domanda del cliente.
L’analisi non fa più riferimento ai costi di produzione e distribuzione ma piuttosto alla comprensione delle abitudini di acquisto del cliente e della sua domanda per quel prodotto. Grazie a questa soluzione, la definizione del prezzo è diversa rispetto al passato perchè non è più un semplice mark-up sul costo di acquisto o un’analisi dei prezzi medi di mercato per quel tipo di prodotto.
La soluzione di ottimizzazione del prezzo non solo fornisce una analisi dettagliata del comportamento attuale e della domanda del cliente, basata sui dati storici di vendita, ma fa anche un’analisi previsionale, basata su dati econometrici e su simulazioni, sulla propensione al consumo per individuare il comportamento futuro del cliente.
La soluzione aiuta il distributore a prendere consapevolmente la decisione di aumentare o diminuire i prezzi in funzione della domanda del cliente. Per esempio, quando un prodotto è molto richiesto, può decidere di aumentarne il prezzo per coprire le perdite causate da altri prodotti che non sono ugualmente richiesti. E comunque lo può fare solo se sa comprendere con precisione la domanda del prodotto, i suoi dati di vendita e tutto quello che c’è dietro questi dati … cosa, dove, come, quando si vende … Cioè tutte le variabili che possono cambiare i fondamentali della vendita.

Il Gruppo Hera, utility di Bologna, ha adottato la soluzione Ibm Automated Meter Management che gli consentirà di raggiungere una posizione di eccellenza nell’odierno mercato del gas e di diventare il primo operatore a sfruttare la liberalizzazione del mercato.
Hera ottimizzerà i suoi processi di lettura e gestione dei contatori, un’attività che in precedenza era fatta manualmente, andando direttamente dai clienti alcune volte l’anno. Hera potrà ora rilevare automaticamente i dati di consumo, ottimizzando la gestione delle operazioni e ponendo le basi per ulteriori servizi più avanzati per i clienti. La raccolta di una quantità sufficiente di dati servirà a ridurre i costi complessivi delle apparecchiature installate e a migliorare i processi interni della compagnia. Si apre inoltre la strada – come è già successo per il mercato dell’elettricità – per una migliore profilatura delle esigenze dei clienti, predisponendo offerte su misura e aumentando la qualità della fatturazione e del servizio.

Trenitalia, una delle principali compagnie ferroviarie europee, fa fronte alla crescente concorrenza offrendo la possibilità di acquistare in tempo reale sul web e con dispositivi mobili biglietti o pacchetti viaggio. Inoltre, può introdurre più rapidamente sul mercato nuove offerte e ridurre i costi di manutenzione e sviluppo delle applicazioni.
Quando le nuove linee ad alta velocità saranno completate, Trenitalia punta a entrare in diretta concorrenza con il trasporto aereo sulle linee più frequentate come la Milano-Roma. L’Ibm attualmente è il principale fornitore delle applicazioni chiave per il business di Trenitalia: la bigliettazione e il sistema di prenotazione.
L’Ibm sta sostituendo gli attuali sistemi di bigliettazione e prenotazione con una nuova piattaforma commerciale integrata, denominata Pico, che sarà innovativa in termini di flessibilità, multicanalità e costi di manutenzione e ampliamento. Il sistema verrà utilizzato per offrire servizi di alta qualità sulle linee nazionali, regionali e internazionali. Il sistema commerciale permetterà alle vendite e al marketing di configurare indipendentemente le singole offerte, le promozioni, i servizi e i canali di vendita da includere nel catalogo delle offerte e dei servizi di Trenitalia. Questo catalogo fornisce in tempo reale le informazioni relative ai servizi di viaggio, alla disponibilità dei posti e alle tariffe.

Questi sono solo alcuni esempi italiani, ma abbiamo clienti in tutto il mondo che stanno costruendo sistemi per ridurre la congestione del traffico, reti elettriche intelligenti, gestione intelligente dei rifiuti, sistemi per migliorare la registrazione elettronica dei dati sanitari.
Sono concetti che non riuscirete a cogliere, se associate la tecnologia a una semplice sequenza di apparecchiature elettroniche, ai siti internet o alla prossima sensazionale scoperta.

Quello che la storia Ibm ci dice è che la tecnologia è molto di più. Le macchine vanno e vengono … e diventano inevitabilmente delle commodity. Ma questo ruolo più profondo dell’information technology – come scienza … come componente pervasiva del modo in cui il mondo funziona – è qualcosa che io credo che voi come leader avete l’obbligo di comprendere.

Non i dettagli tecnologici, ma le implicazioni.
Dico con orgoglio che la Ibm è stata un leader in ogni dimensione dell’evoluzione dell’information technology. Abbiamo incominciato costruendo orologi, bilance e – ci crediate o no – affettatrici per il formaggio … insieme alle tabulatrici a schede perforate.

Ma non abbiamo mai identificato la nostra missione con un prodotto o una tecnologia.
Oggi, siamo ancora fornitori di molti prodotti e tecnologie insieme con i servizi avanzati, il software e i sistemi di analisi dei dati.

Ma molti prodotti non li facciamo più – e questo perchè ci siamo reinventati.
Per esempio, abbiamo introdotto il Pc nel 1981 e il popolarissimo TinkPad nel 1992. Per noi, sono stati senza dubbio il brand più riconoscibile – probabilmente l’unico brand che ha raggiunto i singoli individui, decine di milioni di persone. Per tutte queste ragioni, l’idea che volessimo uscire dal business del Pc per molti era improponibile.

Sapevamo però che il nuovo modello di computing avrebbe trasformato l’industria del Pc in una commodity. E questo non era esattamente dove volevamo andare. Dato il flusso incessante del progresso tecnologico, muoversi verso il futuro è l’unico modo, per un’azienda tecnologica, di restare fuori dall’inferno delle commodity. Per questo decidemmo che il nostro business del Pc avrebbe avuto un futuro migliore nelle mani di un’altra compagnia, e ci rivolgemmo alla Lenovo.
Siamo degli innovatori.

Nel 1981 il Pc fu un’innovazione. Vent’anni dopo aveva perso molto di quello che lo rendeva un prodotto diverso. Era tempo di andare avanti – verso il futuro.

Un progetto recente di cui forse avete letto o che avete visto in Tv è Watson. La ricerca Ibm ha costruito un sistema capace di rispondere alle domande e lo ha chiamato Watson, dal nome del suo storico chairman Thomas Watson Sr.
A febbraio di quest’anno, Watson ha partecipato come concorrente al popolare quiz televisivo Jeopardy!, in programmazione in gran parte dell’America del Nord, e ha sconfitto i due super campioni del programma.
Jeopardy! è stato un modo entusiasmante di dimostrare che possiamo costruire un sistema di computer capace di competere con l’uomo nel rispondere alle domande con velocità, accuratezza e precisione.

La sfida più grande era data dal fatto che l’enorme quantità di dati da analizzare per rispondere in modo corretto non era registrata in un linguaggio che il computer poteva comprendere, ma in linguaggio naturale – non il linguaggio dei computer.
Per quanto entusiasmante sia stata la vittoria di Watson, in realtà non abbiamo investito quattro anni di lavoro e milioni di dollari solo per vincere a un gioco televisivo.

Lo abbiamo fatto perchè un sistema di questo genere rappresenta la nuova frontiera della scienza dell’informazione.
Innanzitutto, ed è la cosa più evidente, questa frontiera implica un nuovo tipo di interazione tra i computer e gli esseri umani: in particolare, la capacità di un computer di comprendere il linguaggio naturale. Questo comporta un potenziale enorme in termini di capacità di far diventare più efficienti i sistemi del mondo, applicando potenti tecniche di analisi a vaste quantità di dati e ai comportamenti dell’uomo nel mondo reale, dalla medicina alla pubblica amministrazione, dal commercio alla finanza e così via.

La tecnologia che c’è in Watson può dare risposte rapide a questioni vitali che riguardano la vita delle persone. Abbiamo già incominciato a lavorare ad applicazioni per la sanità, per il mondo bancario e per altri settori.
In secondo luogo, Watson rappresenta un nuovo paradigma nell’It – una nascente generazione di sistemi progettati per attività specifiche e che possono imparare concretamente dalla loro esperienza – dai loro errori e dai loro successi, così come da quelli degli altri.

È un segno fortissimo del potenziale dell’information technology per far funzionare meglio il nostro mondo e delle capacità veramente uniche della Ibm di tradurre in realtà questo potenziale.

Ora, anche se corro il rischio di diventare troppo tecnico, vorrei parlarvi di tre ulteriori salti tecnologici che si stanno verificando e che penso stiano diventando importanti per il vostro futuro, per come sarà il business del futuro e per il futuro del nostro rapporto con il mondo.

1. I “nano device”

2. L’enorme crescita dei dati

3. Un totale cambiamento del nostro modo di concepire i sistemi.

Come ho detto, Watson – cioè un computer inserito in un processo di domande e risposte – segna l’inizio di qualcosa di nuovo. E’ un passo in avanti rispetto al concetto di computer che abbiamo. Passeremo da sistemi che sono programmati a sistemi che imparano fondamentalmente da soli.
Lasciate che ve ne parli in dettaglio.

I nano device. Come vi ho detto, oggi su un chip ci sono alcuni miliardi di transistor. Ne avremo un trilione tra meno di dieci anni. Non è una cosa banale.
Queste nanotecnologie ci saranno di aiuto e avranno un grande impatto in altri campi. Per esempio, la Ibm ha costruito un dispositivo simile a un transistor con una “nanoporta” attraverso cui può passare una singola stringa di Dna.
E poichè il buon Dio ha messo una carica elettrica in ogni elemento di una stringa di Dna, ne consegue che possiamo non soltanto spostare le stringhe di Dna, ma anche tradurle in impulsi elettrici e manipolarle.
Perchè questo è importante ? Oggi, per meno di mille dollari, possiamo leggere il genoma di ogni singolo individuo. E’ una possibilità che ha rilevanti implicazioni per la sanità, perchè ci consente di andare verso una medicina “individuale”, in grado di personalizzare le terapie sulla base del Dna di una singola persona.

L’enorme crescita dei dati. I processi di business continuano ad espandersi, ma ci stiamo ormai abituando. La vera sfida però è il moltiplicarsi dei dispositivi in rete. Si parla di 50 miliardi di dispositivi, tutti collegati tra loro, entro il 2020.
Non solo 50 miliardi è un numero enorme, c’è anche il fatto che non si tratta di persone che parlano al telefono ma di gente che fa “girare” dei video.
E, cosa più importante, sono macchine che parlano con altre macchine: macchine che comunicano e trasmettono enormi quantità di dati e generano enormi quantità di informazioni ricavate da cose che possono essere per esempio i sistemi delle utility.

E quindi, in questo nuovo mondo, in questo Smarter Planet di dispositivi collegati tra loro, noi abbiamo non solo enormi quantità di dati – zettabyte di dati.
Ma abbiamo anche dati che ci arrivano alla velocità delle macchine.
Quindi non succede più, per esempio, che i dati delle attività bancarie vengono archiviati, elaborati di notte e utilizzati per fornire delle risposte il mattino dopo.
La realtà è che i dati arrivano al ritmo di centinaia di gigabyte al secondo e che le decisioni devono essere prese nel giro di microsecondi. È un gioco in cui le regole
sono cambiate e tutte le tecnologie che abbiamo sviluppato in passato non servono più.

Andavano benissimo per le applicazioni proprietarie; non vanno più bene con queste dimensioni e con queste velocità.
E a questo proposito, torno a Watson: il sistema ha due secondi o poco più per cercare tra una quantità di dati pari a quella contenuta in milioni di libri, per elaborare la risposta e per rispondere.
Ma quello che in realtà deve fare – l’analisi statistica, la ricerca – va compiuta nel giro di millisecondi per poter dare la risposta entro qualche secondo.
Questa tecnologia ha molte interessanti applicazioni, dalla sicurezza del territorio alle telecomunicazioni.
Stiamo entrando in una nuova epoca. Disponiamo di un’enorme potenza di elaborazione, abbiamo capacità di analisi e di calcolo matematico come mai in passato, e la maggior parte dei dati del mondo è ora in forma digitale. Unendo queste tre cose, se ne deduce che possiamo costruire dei sistemi capaci di fare cose che in passato non hanno mai fatto.
Abbiamo affrontato una grande sfida iniziando a costruire il sistema chiamato Watson, perchè era il primo di una nuova architettura di computer che potremo in sostanza chiamare quella dei “computer cognitivi”.

Watson, fatto da decine di server Ibm, consuma 85mila watt. Il cervello umano consuma 20 watt. Dobbiamo scendere da 85mila a 20 per fare un’operazione che per un essere umano è relativamente semplice. Dobbiamo passare dalla programmazione all’apprendimento.
Watson impara: più gioca, più diventa intelligente; conosce meglio quello in cui credere e quello in cui non credere; capisce quali sono le cose che sa e quali quelle che non sa e si comporta di conseguenza.
Per capire la domanda, Watson usa la statistica. Spezza la domanda in singole frasi e cerca il senso statistico della domanda. Quindi inizia a fare ricerche per dare un rilievo statistico alle possibili risposte.

E così, se vi volgete indietro e guardate dove eravamo e dove stiamo andando: abbiamo incominciato con le tabulatrici. Tutto quello che facevano era contare. Poi siamo arrivati ai primi computer: i calcolatori programmabili. Questo è quello che la nostra industria ha fatto per la maggior parte del secolo scorso.
Ma ora si sta andando verso una nuova era di sistemi intelligenti: sistemi che hanno la capacità di imparare, che usano tecniche e funzioni analitiche estremamente avanzate, che sono integrati verticalmente, che sono ottimizzati in base a quello che devono fare, in modo da svolgere molto bene determinati lavori, rispetto ai calcolatori programmabili di tipo generico.

Questo è il mondo verso cui stiamo andando, e l’Ibm vuole fare da guida.
Stiamo perciò entrando in un mondo completamente diverso, e possiamo solo iniziare a vedere le sfide che dovremo fronteggiare negli anni a venire. Voi, come nostri futuri leader, dovrete capire e affrontare queste nuove sfide che l’era dell’informazione ci metterà davanti e lavorare per far avanzare nel futuro le nostre organizzazioni.

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