Digitalizzare per crescere

Dalla School of Management del Politecnico di Milano l’indicazione è chiara e guarda all’eliminazione della carta come alla via per ridurre costi e burocrazia, aumentare la produttività, sostenere l’export e la nascita di startup innovative.

Sfruttare la digitalizzazione per aumentare la produttività, ridurre gli adempimenti e il peso della burocrazia, ma anche per migliorare l’export delle aziende tricolore e ottimizzare le procedure interne alla Pubblica amministrazione.

Sono solo alcuni dei consigli portati all’attenzione dalla School of Management del Politecnico di Milano in occasione della recente presentazione dell’edizione 2013 dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione.

E i numeri per prestare orecchio e interesse sembrano esserci tutti.
Stando a quanto reso noto, infatti, per le imprese italiane la completa eliminazione della carta nei processi interni e di filiera potrebbe garantire una crescita decennale dell’1,5% all’anno nella produttività del lavorograzie all’eliminazione” di oltre 45 miliardi di documenti cartacei e al “riutilizzo” di circa 10 miliardi di ore di lavoro “a scarso valore aggiunto”.

Occorre investire in nuove tecnologie
L’idea da imprimere nelle coscienze è, però, che la digitalizzazione non significa puramente dematerializzare la carta, ma impostare “una profonda revisione delle organizzazioni e del modo di lavorare alla luce delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie”.
Vero è, come sottolineato dai referenti dell’Osservatorio, che “il percorso verso la digitalizzazione nelle imprese deve essere sostenuto e stimolato dal Governo, in quanto può portare molteplici benefici al sistema economico”.

Ma non solo.
Come già più volte ribadito, lo sviluppo dei mercati digitali sosterrebbe l’export B2b delle imprese, integrandosi nelle reti di relazioni globali che, sempre più spesso, richiedono come requisito la capacità di “relazionarsi digitalmentescambiandosi dati in formato elettronico strutturato.

È, infine, ferma convinzione dei ricercatori che la digitalizzazione crei nuova occupazione grazie alle startup High-Tech, in cui il nostro Paese investe, però, un settimo rispetto alla Francia, un quinto rispetto alla Germania e al Regno Unito e la metà rispetto ai Paesi del Nord, come Svezia, Finlandia e Norvegia.

Peccato che proprio le startup innovative rappresentino una solida base sia per il rilancio dei business tradizionali sia per la crescita di nuovi attori, orientati a una competizione globale e in grado di stimolare la nascita di nuova occupazione.

Intanto, a conti fatti, la digitalizzazione per la Pa potrebbe produrre risultati per 25 miliardi di euro in termini di minori uscite, grazie a un miglioramento dell’efficienza interna della Pubblica amministrazione, e per 15 miliardi di euro in termini di maggiori entrate, grazie a misure digitali per combattere l’evasione fiscale, come già ricordato qui.

Un’opportunità chiama Firma Elettronica..
Così, oltre a ricordare come la digitalizzazione dei processi di interfaccia tra Pubblico e impreseridurrebbe di un terzo i costi della burocrazia sostenuti dalle aziende” migliorando la produttività delle risorse coinvolte nei processi e consentendo di attivare azioni mirate per la riduzione del carico fiscale, per agevolare l’occupazione giovanile e rivitalizzare sistemi economici in crisi di competitività, tra le innovazioni introdotte dall’attuale quadro normativo, le nuove Regole Tecniche in materia di Firme Elettroniche non sono da sottovalutare.

L’opportunità va letta, per esempio, nei confronti dei Documenti di Trasporto, che oggi possono essere digitalizzati con garanzie anche superiori rispetto al processo tradizionale che fa ricorso a firme autografe su carta.
A sostenerne la diffusione ci pensano le già citate regole che, inserite in Gazzetta Ufficiale il 21 maggio 2013, semplificano ulteriormente il percorso verso la digitalizzazione.
Non solo in quest’ambito.

… valida non solo per i Documenti di Trasporto
Esempi concreti di progetti di digitalizzazione si troverebbero anche nella gestione dei contratti di compravendita, in quella dei fascicoli doganali e dei processi in cui è richiesta una firma come per le operazioni bancarie di sportello o la consegna delle merci accompagnate dai Documenti di Trasporto.

In particolare, come sottolineato dai responsabili dell’Osservatorio, la dematerializzazione dei Documenti di Trasporto è un ambito in forte fermento, “su cui si stanno muovendo sia imprese di grandi dimensioni come Conad del Tirreno, Mediamarket, Smeg e Thun, sia realtà più piccole quali
Corofar, Eda Elettrodistribuzione Aurelia, Elettrowatt e Sati, ma anche operatori di servizi logistici e di trasporto quali Logistica Uno, Number 1 e Tnt Express Italy
”.

Considerando che, in Italia, si producono ogni anno tra i 5 e i 10 miliardi di Documenti di Trasporto e di Consegna e che nei modelli di dematerializzazione unilaterale degli archivi i benefici conseguibili rispetto ai Ddt emessi variano tra 1-2 euro a documento, e tra gli 0,7 e gli 1,5 euro a documento ricevuto, l’interesse è presto spiegato.

Se poi, come fa notare qualcuno, i sistemi di scansione sono dotati di soluzioni “intelligenti” di data capturing, si può arrivare a risparmiare fino a 3-4 euro a documento, che diventano 25 euro a consegna per cliente-fornitore nei modelli di completa dematerializzazione e digitalizzazione dei processi.

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