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Autodesk, il futuro del lavoro fra reskilling e gamification

L’evento Autodesk University ha rappresentato anche un’occasione per fare il punto sulla visione della società americana sul futuro del lavoro.

Jim Lynch, Vp&Gm Autodesk Construction Solutions e Andrew Anagnost, Ceo della società americana, hanno ripercorso le strategie aziendali.

Come ben evidenziato da Lynch durante la sessione dedicata al Construct&Connect Summit, sono numerose le novità presentate da Autodesk e che dimostrano la ferma volontà nel portare sul mercato soluzioni sempre più cloud oriented.

Inoltre, l’interfaccia utente restituisce una customer experience di livello superiore, il cui focus è senza dubbio la semplicità d’uso. Ovviamente senza rinunciare alla tradizionale potenza dei software di casa Autodesk; anzi abilitando e “liberando” il potenziale dei propri clienti.

Senza scordare, come sottolineato dal management, quanto un software semplice da usare aiuti le organizzazioni a gestire il problema di reperire sul mercato risorse adeguatamente qualificate.

Autodesk sta di fatto portando la trasformazione digitale ovunque vi sia l’esigenza di applicazioni di progettazione, arrivando a collaborare con realtà quali Airbus nel gestire al meglio il flusso interno alle fabbriche di persone, materiali e componenti.

Tecnologie di gamification vengono inoltre sfruttate e applicate nella formazione delle risorse, riducendo sensibilmente i tempi necessari e con una curva di apprendimento sempre più accessibile.

Nel corso della sessione Future of Work, i manager di Autodesk hanno affrontato il tema dell’impatto della automazione e del machine learning sul mercato del lavoro nel futuro. Le persone con un più alto livello di skill cognitivi di vario tipo – sociali, creative, analitiche e in generale non-routine verranno premiati in termini di stipendio e possibilità di impiego.

Sono ben 2,4 milioni i posti di lavoro (nei soli Stati Uniti)che nella prossima decade rischiano seriamente di non avere copertura, a causa della carenza di skill reperibili sul mercato.

I motivi sono semplici: nuove competenze richieste ed assenti, un numero di persone che escono dal mercato del lavoro, e la percezione negativa delle nuove generazioni verso un certo numero di attività produttive.

Il 40% delle aziende europee dichiara di avere problemi a trovare risorse qualificate. La situazione dipinta da Autodesk è ancor più fosca di quanto già non appaia.
Infatti, non si tratta solo di persone poco qualificate: anche fra chi completa con successo un percorso di studi, spesso le competenze acquisite non collimano con le reali esigenze delle imprese.
Per questo sarà importante il ruolo del mondo privato, nel sopperire alle carenze del sistema scolastico (con cui è essenziale il massimo di collaborazione possibile).

Risulta evidente che si tratta di una sfida transgenerazionale, e che peraltro riguarda milioni (se non miliardi) di persone. Se in passato era richiesto solo ai vertici del mercato del lavoro un alto livello di preparazione, ora è la base del mercato del lavoro ad essere investita della responsabilità di reskilling e retraining.

Anche il futuro delle Pmi sarà oggetto di profondi cambiamenti. E anche alle piccole e medie imprese verrà richiesto un salto di qualità pin termini di mentalità.

Infatti, solo chi capirà quanto possono essere qualitativamente vantaggiose le nuove tecnologie garantirà un futuro alla propria attività. Chi pensa che la trasformazione digitale è solo un femomeno passeggero, quasi certamente è destinato ad un futuro decisamente tetro.

Ma per gli imprenditori fortemente motivati si apriranno interessanti scenari di business, in cui molteplici tecnologie abiliteranno mercati e supply chain che oggi possiamo solo ipotizzare.

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