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Lavoro digitale: le dieci figure più richieste

Capgemini in collaborazione con LinkedIn ha realizzato il report “The Digital Talent Gap—Are Companies Doing Enough?”, che analizza la domanda e l’offerta di lavoro relativa a esperti con specifiche competenze in ambito digitale e la disponibilità di posizioni digitali in diversi settori e paesi. Il report svela le preoccupazioni dei lavoratori nella valutazione delle proprie competenze digitali oltre alla mancanza di risorse per la formazione messe a loro disposizione sul posto di lavoro.

Tra gli aspetti più salienti il report evidenzia il fatto che quasi il 50% dei lavoratori (percentuale che raggiunge il 60% per quei dipendenti con competenze digitali) sta investendo denaro e tempo libero per acquisire competenze digitali.

Gap digitale da colmare, ma i budget sono scarsi

Tra le società intervistate, una su due riconosce che il gap sulle competenze digitali si sta espandendo. Più della metà (54%) delle aziende è d’accordo sul fatto che questo divario stia ostacolando i programmi per la digital transformation e di aver perso il vantaggio competitivo a causa della carenza di talenti digitali.

La metodologia di ricerca

Capgemini ha intervistato 753 dipendenti e 501 dirigenti, con un livello senior o superiore, di società che nell’anno fiscale 2016 hanno riportato ricavi superiori a 500 milioni di dollari e che hanno un organico superiore a 1.000 dipendenti. Il sondaggio è stato condotto tra giugno e luglio 2017 in 9 paesi (Francia, Germania, India, Italia, Olanda, Spagna, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti) e 7 settori industriali – automotive, bancario, prodotti di consumo, assicurativo, retail, tlc e utility. Basandosi sui dati di LinkedIn, ha analizzato domanda e offerta di specifiche competenze e ruoli digitali nei 9 paesi e nei 7 settori presi in esame. Per LinkedIn la domanda è il numero di volte che un membro del network con un  set di competenze o titolo professionale viene cercato. LinkedIn ha sviluppato un “indice di domanda” per identificare il talento digitale più richiesto. L’indice è il rapporto tra il numero di InMails (messaggi di posta dei recruiter tramite la rete LinkedIn) inviato in media negli ultimi 12 mesi (domanda) a singoli membri del network in possesso di uno specifico titolo o abilità digitale.

Sebbene il divario in termini di competenza digitale si fa più ampio, i budget per la formazione digitale sono rimasti invariati o hanno addirittura subito un calo in oltre la metà (52%) delle aziende.

Il 50% degli intervistati afferma che il gap digitale è uno dei temi più discussi ma che, allo stesso tempo, non vengono intraprese delle azioni per colmarlo.

Competenze obsolete?

Molti dipendenti sono preoccupati dal fatto che le proprie competenze siano ormai superate o che lo stiano per diventare. Il 29% dei lavoratori ritiene che siano già superate o che lo diventeranno entro due anni, mentre per oltre un terzo di loro questo succederà tra 4-5 anni. Nello specifico, sono quasi la metà (47%) dei dipendenti appartenenti alle generazioni cosiddette Y e Z (fra 18 e 36 anni) a ritenere che le proprie competenze digitali diventeranno obsolete entro i prossimi 4-5 anni.

A livello di settore si evince che il 48% dei lavoratori del comparto automotive pensano che le loro competenze diventeranno superflue nei prossimi 4-5 anni, seguiti da quelli dei settori bancario (44%), delle utility (42%), delle telecomunicazioni e assicurativo (entrambi al 39%).

I dipendenti credono che i programmi di formazione messi in atto dalle aziende non siano molto efficaci. Infatti oltre la metà degli attuali talenti in ambito digitale afferma che questi programmi non sono utili o che spesso non gli viene concesso il tempo necessario per potervi partecipare. Quasi la metà degli intervistati (45%) descrive i programmi formativi della propria azienda come “inutili e noiosi”.

In tal senso più della metà dei dipendenti con competenze digitali (55%) afferma di essere disposto a trasferirsi in un’altra azienda nel caso in cui dovesse avvertire che le proprie capacità digitali siano in una fase di stallo presso l’attuale datore di lavoro. Allo stesso tempo, è probabile che quasi la metà dei dipendenti (47%) si indirizzi verso quelle aziende che offrono migliori possibilità di sviluppo di queste competenze. Anche i datori di lavoro affermano di essere preoccupati per le possibili frizioni con il personale dotato di maggiori competenze, tanto che il 51% ritiene che i propri dipendenti abbandoneranno l’azienda dopo aver ricevuto una formazione e la metà di loro afferma di non registrare molta affluenza durante le sessioni di training sulle competenze digitali.

Il report ha evidenziato un incremento della domanda per i professionisti con esperienza in hard skill digitali, in aree come advanced analytics, automazione, intelligenza artificiale e cybersecurity. Soft skill digitali come la centralità del cliente e la passione per l’apprendimento, sono tra le più richieste dalle imprese per un professionista digitale.

La top 10 del lavoro digitale

Sulla base dell’analisi dei dati di LinkedIn all’interno del report, negli ultimi anni i Data Scientist e i Full Stack Developers sono stati, in media, le figure professionali più richieste. Di seguito, quindi, in ordine di importanza, la top 10 dei ruoli digital che nei prossimi 2-3 anni diventeranno i più significativi:

  • Information Security/Privacy Consultant
  • Chief Digital Officer/Chief Digital Information Officer
  • Data Architect
  • Digital Project Manager
  • Data Engineer
  • Chief Customer Officer
  • Personal Web Manager
  • Chief Internet of Things Officer
  • Data Scientist
  • Chief Analytics Officer/Chief Data Officer

 

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