Wearable: ultima frontiera anche in Italia

Secondo Idc il mercato mondiale dovrebbe crescere del 67 per cento in volumi e del 75 per cento in valore entro il 2018. Buone anche le prospettive per l’Italia.

Da 6 a 19 milioni in un solo anno.
È questo, 209%, il tasso di crescita che Idc attribuisce a livello mondiale al mercato dei dispositivi indossabili.
Entro la fine di quest’anno, sostiene la società di ricerca, il mercato dei dispositivi indossabili dovrebbe raggiungere il tetto dei 19,2 milioni di unità, dai 6,2 milioni di fine 2013, per poi esplodere alla soglia del 112 milioni entro il 2018 con un tasso di crescita medio annuo del 78,4 per cento.

Per quanto riguarda l’Italia, i numeri sono ancora contenuti: quest’anno si dovrebbero raggiungere le 700.000 unità, con un incremento del 190 per cento anno su anno.
Entro il 2018, il totale dovrebbe avvicinarsi ai 3 milioni di dispositivi, in questo caso con un tasso medio di crescita nell’ordine del 67 per cento.

Stiamo parlando, ed è questo un dato particolarmente importante, di un comparto nel quale le crescite in termini di unità e quelle in valore vanno ancora di pari passo.
Così, dai 27 milioni di euro di fine 2013, i ricavi derivanti dai dispositivi indossabili dovrebbero raggiungere i 450 milioni di euro entro il 2018, con una crescita dei 75 per cento anno su anno.

Idc introduce tuttavia dei distinguo.
Il mondo dei wearable, nel quale rientrano dispositivi indossabili che integrano un microprocessore, si dividono in tre categorie.
– In primo luogo i cosiddetti Complex Accessories, ovvero dispositivi che richiedono la connessione a uno smart connected device per operare in piena funzionalità. Rientrano in questa categoria la maggior parte dei dispositivi per il fitness o per il monitoraggio dell’attività sportiva, che spesso richiedono di scaricare i dati verso Internet per poterli archiviare o elaborare.
– La seconda categoria è rappresentata dagli Smart Accessories sui quali si possono installare App anche di terze parti per ampliarne le funzionalità. Anche questi dispositivi richiedono tuttavia la connessione a un dispositivo intelligente connesso a Internet. In questa categoria rientra la maggior parte degli smartwatch attualmente in circolazione, incluso Apple Watch.
– Infine, la terza categoria è rappresentata dagli Smart Wearables, ovvero dispositivi che possono funzionare in piena autonomia, che si connettono autonomamente a internet e possono installare app e software di terze parti. A questa categoria appartengono i Google Glass o gli smartwatch dotati di Sim.

In questo momento, a livello mondiale la parte del leone è rappresentata dai Complex Accessories, ma è chiaro che questo segmento, che attualmente vale il 70 per cento del mercato, verrà rapidamente surclassato dagli Smart Accessories, che col tempo, per altro finiranno a loro volta, per somigliare sempre di più ai Complex Accessories.

La tendenza in Italia non si discosterà poi da quella generale fin qui delineata: le prospettive secondo Idc sono interessanti, considerata anche la propensione dei nostri connazionali all’acquisto di smartphone e dispositivi mobili. Le preferenze si orienterebbero comunque verso braccialetti e orologi, mentre gli occhiali sembrerebbero leggermente distanziati nel gradimento. Meno interesse, ma parliamo di oggetti per ora destinati a usi molto specifici, sono vestiti e scarpe ”smart”.

Sempre più importante, poi, sarà la questione estetica: la ricerca dell’oggetto ”bello” vedrà molti acquirenti disposti a pagare un prezzo superiore in cambio del design.

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