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VRmedia, la realtà aumentata fra sviluppo e applicazioni

La realtà aumentata sta rapidamente passando da tecnologia promettente a realtà concreta al servizio delle aziende. Come si inserisce in questo contesto VRMedia, e come nasce l’idea?

L’idea di VRMedia, e più precisamente di Kiber, che è il sistema indossabile di cross reality su cui è cresciuta, nasce all’interno del laboratorio di robotica percettiva della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. L’azienda si costituisce infatti come spin-off universitario nel 2002 e inizia a sviluppare Kiber in partnership con alcune grandi imprese del settore energetico, come Enel e Tecnimont. Ed è proprio grazie allo sviluppo sul campo, che Kiber è stato capace di adattarsi alle esigenze reali delle imprese, garantendo i servizi di collaborazione remota e assistita che oggi, alla terza release, ne fanno un’eccellenza tecnologica che non ha eguali al mondo, in termini di efficienza, flessibilità di utilizzo e integrazione hardware/software.

L’attenzione per la realtà aumentata e il digitale più in generale è molto cresciuta con la pandemia, che ha costretto le imprese a ripensare le relazioni, sia all’interno, tra le varie sedi distribuite anche a migliaia di chilometri di distanza, sia verso i clienti. E nella ricerca di soluzioni  per superare i vincoli agli spostamenti, il sistema Kiber, che consentiva di proseguire le attività produttive di collaudo, ispezione e riparazione anche durante i lockdown, si è dimostrato un ottimo punto di accesso per avviare i processi di trasformazione digitale. Il crescente utilizzo di questi strumenti ha fatto comprendere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie a realtà aumentata e realtà virtuale, in termini di maggiore efficienza, sicurezza e risparmio sui costi e i tempi di intervento. Una consapevolezza che sta contribuendo all’affermazione della realtà aumentata nell’industria anche dopo la fine dell’emergenza Covid.

vrmedia

Realtà aumentata vuol dire anche e soprattutto manifatturiero, un settore in cui l’Italia è tradizionalmente molto ben posizionata. Come vedete lo sviluppo del mercato dell’AR nel nostro paese?

Se prendiamo a riferimento il contesto internazionale, in Italia c’è ancora molta strada da fare. Oggi la realtà aumentata è usata in maniera potente nel settore energetico e nel manifatturiero, ma non viene ancora percepita come una tecnologia abilitante per aggiungere valore ai servizi offerti dalle imprese. Si vedono con chiarezza i vantaggi operativi di poter intervenire da remoto nei processi di installazione o manutenzione industriale, ma non viene ancora sfruttata come elemento vincente nei servizi di assistenza e customer care verso i clienti. Se per esempio vendo un macchinario o uno yacht a un cliente in Australia, un conto è garantire l’invio di un tecnico in sette giorni, per le attività di assistenza e manutenzione, altra cosa è poter offrire assistenza immediata da remoto, come permette di fare il nostro dispositivo Kiber: il salto di qualità in termini di servizio offerto è straordinario.

Federico Gulletta
Federico Gulletta

Il recente approdo negli Stati Uniti rappresenta un punto di svolta per VRMedia. Quali risultati di aspettate di ottenere negli USA

Siamo arrivati negli Stati Uniti grazie a una importante partnership con una società di consulenza norvegese che ha adottato la nostra tecnologia per abilitare gli interventi sulle piattaforme offshore per la produzione di energia. Questa esperienza sulle piattaforme offshore nel Mare del Nord ci consente di posizionarci ai vertici del settore della produzione energetica e dell’energy transition e non a caso abbiamo scelto di partire dal Texas, che rappresenta il principale produttore di energia americano. Per noi è la prima tappa di un processo di internazionalizzazione che prevede di costituire un’organizzazione stabile negli Usa e, a seguire, su altri mercati chiave per la produzione energetica, come gli Emirati Arabi e la Malesia.

L’idea di VRMedia

Se poteste dare un consiglio alle organizzazioni italiane che stanno valutando la realtà aumentata, quale sarebbe?

Le aree dell’installazione, manutenzione, ispezione, formazione e sicurezza coprono di fatto tutto l’ambito delle necessità delle aziende di produzione: dotarsi oggi di una tecnologia che permette di collocare l’operatore sul campo al centro delle attività e di interconnetterlo agli strumenti di supporto digitale aziendali è un’opportunità da non perdere, se si vuole mantenere la competitività rispetto a Paesi, come gli Usa, dove queste tecnologie sono diffuse da anni. Fra l’altro, chi adotta oggi queste tecnologie può beneficiare di nuovi livelli di servizio a fronte di costi in forte discesa, grazie proprio alla crescente diffusione avvenuta negli ultimi anni. Con l’ultima release del nostro sistema, denominata Kiber K3S, l’operatore in campo non è più soltanto un’estensione dell’azienda, controllata e integrata da chi agisce da remoto, ma diventa una risorsa capace di operare in autonomia, accedendo dal proprio device a tutti gli strumenti aziendali, si tratti di altre risorse umane qualificate o di sistemi Erp. In pratica Kiber K3S permette di integrare in un unico dispositivo tutti gli strumenti operativi, come smartphone, tablet e notebook, e perfino i quadri macchina, consentendo di avere il pieno controllo su qualsiasi macchinario. Senza contare, infine, che è anche possibile beneficiare dei finanziamenti pubblici per la digitalizzazione e la transizione energetica, come il Pnrr.

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