Home Digitale Recovery plan, Microsoft: rilancio del Paese su quattro direttrici

Recovery plan, Microsoft: rilancio del Paese su quattro direttrici

Intervista a Silvia Candiani, Amministratore delegato di Microsoft Italia.

Abbiamo realizzato un ciclo di interviste con le principali società ICT e digitali sul 2021, alla luce del tema del Recovery plan, il piano per la ripresa, economica e sociale, delle nazioni europee.

Il governo italiano lo ha chiamato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), l’Europa ha varato la formula Next Generation EU. A noi, nella sede che ci compete, quella tecnologica, piace declinarlo come Next Generation IT: IT inteso, sia come Information technology, sia come Italia.

Otto domande, le cui risposte ci consentono di portare a evidenza la posizione della società e a costruire un quadro complessivo di partecipazione delle realtà ICT alla crescita del Paese in senso digitale.

Il contesto di partenza, dunque, è quello del Recovery Plan. Dei 196 miliardi di euro che potrà investire il nostro paese, quasi 49 miliardi saranno destinati alla trasformazione digitale della società italiana. Ma il digitale entrerà anche negli altri settori: la sanità, l’istruzione, le infrastrutture e la transizione verso la sostenibilità energetica e ambientale. In tutti questi ambiti il ruolo dell’ICT sarà centrale nel 2021.

Li affrontiamo sulla base di sette argomenti più uno: tecnologie per il recovery plan, smart working, data driven, cloud, cybersecurity, intelligenza artificiale, 5G. L’ottavo elemento è quello “celato” nel DNA della società e connota in modo inequivocabile e distinguibile la cifra tecnologica, il contributo che darà allo sviluppo digitale nazionale.

Intervista a Silvia Candiani, Amministratore delegato di Microsoft Italia.

Nel contesto del Recovery plan – Next generation IT, quali sono le leve tecnologiche che andranno mosse per prime, per ottenere quali obiettivi?

Cloud computing e intelligenza artificiale sono le tecnologie che più di tutte possono contribuire a dare un’accelerazione importante all’innovazione digitale delle nostre aziende e del Paese intero. I benefici sono ormai evidenti a tutti. In collaborazione con The European House Ambrosetti abbiamo realizzato uno studio da cui è emerso per esempio che la diffusione del cloud in Italia può generare un extra-Pil pari a 20 miliardi in 5 anni e 1,2 miliardi di risparmi per la PA. Un altro nostro studio ha invece evidenziato come la quasi totalità delle imprese più mature sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale, il 96,5%, riconosce di averne già tratto un valore per il proprio business.

I progetti del Next Generation IT devono oggi puntare a far leva sulle piattaforme cloud digitali esistenti a livello nazionale e internazionale per creare una nuova generazione di servizi innovativi che facciano crescere le nostre imprese, colmando il gap che abbiamo maturato nel corso degli anni sul fronte digitalizzazione e di conseguenza nella competitività. Inoltre, un’area chiave riguarda anche il tema della formazione e la diffusione di skill digitali, elementi indispensabili sulle quali bisogna creare piani di skilling e reskillling per aiutare le aziende italiane ad avere le giuste competenze per la crescita.

Solo attraverso la creazione, anche attraverso sistemi di open innovation tra mondo pubblico e privato con il mondo della ricerca, dell’Università e delle startup, di un nuovo ecosistema digitale e lo sviluppo delle giuste competenze tecnologiche potremo supportare la crescita del Paese.  

Lo smart working diventerà strutturale: con quali impatti tecnologici e organizzativi, in termini di workflow?

Lo scoppio dell’emergenza sanitaria ha sensibilmente accelerato i processi di digitalizzazione delle imprese italiane, obbligandole a ripensare rapidamente strumenti, modalità e ambienti di lavoro, in un’ottica di remote everything. Secondo la recente indagine dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, il 94% delle PA, il 97% delle grandi imprese e il 58% delle Pmi hanno esteso la possibilità di lavorare da remoto ai propri dipendenti, per un totale di circa 6,58 milioni di persone. Inoltre, dall’indagine Work.Reworked, che abbiamo recentemente condotto su un campione di oltre 600 manager e dipendenti di grandi imprese italiane, è emerso che il 66% dei dipendenti continuerà a lavorare da remoto almeno un giorno alla settimana anche dopo la pandemia.

Tuttavia, sebbene la capacità di innovazione e la flessibilità delle nostre imprese abbiano permesso loro di garantire la continuità del business, al termine della situazione emergenziale sarà necessario capitalizzare l’esperienza di questi mesi per dar vita a un vero e proprio modello di smart working basato su un approccio umano all’innovazione, che promuova un miglior rapporto tra vita privata e lavoro, lo spirito di gruppo e che faccia sentire i dipendenti apprezzati e liberi di esprimere le proprie idee.

Secondo la nostra indagine, infatti, a fronte di una produttività pari o superiore rispetto a prima del lockdown (87%), è emersa la difficoltà nel promuovere una forte cultura di squadra (63%), nel delegare e supportare i team virtuali (61%) e la sensazione di sentirsi più isolati, un fattore che potrebbe inibire la condivisione di idee e rischiare di ridurre di conseguenza il tasso di innovazione dell’azienda. È quindi fondamentale continuare a promuovere la cultura del digitale contestualmente allo sviluppo tecnologico e mettere a disposizione soluzioni, come la nostra suite Microsoft 365, in grado di favorire l’empowerment dei singoli ma anche la collaborazione dei team.

Stiamo costruendo una società che deve imparare a coltivare i dati sin da quando nascono. Cosa servirà fare, soprattutto sul fronte delle PMI?

I dati rappresentano uno dei beni più preziosi per le aziende, ma spesso è difficile trasformarli in informazioni di valore a supporto della crescita e della competitività delle imprese. L’innovazione tecnologica ci permette di identificare gli insight utili all’interno di enormi moli di dati e di connetterli in modi precedentemente inimmaginabili per ottimizzare i processi e migliorare prodotti e servizi.

Per lo sviluppo del nostro Paese è quindi fondamentale che sempre più aziende siano dotate di tecnologie di raccolta, analisi e utilizzo dei dati in grado di trasformarli in informazioni critiche per il business e, in particolare per le Pmi che rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana. In Microsoft, diamo ai nostri clienti le piattaforme attraverso le quali possono valorizzare i loro dati, mantenendone il controllo e proteggendo la privacy.

Siamo convinti che sia cruciale, quindi, continuare a investire e supportare le aziende di ogni dimensione nei loro processi di trasformazione digitale. Noi lo facciamo insieme al nostro ecosistema di oltre 10.000 partner dislocati sul territorio nazionale e siamo entusiasti della crescente attenzione politica verso i temi dell’innovazione, come dimostrato dal nuovo Piano Nazionale Transizione 4.0, che prevede investimenti per 24 miliardi di euro nell’ambito dell’Industria 4.0. 

Nel 2021 il cloud sarà per tutto e per tutti: il multicloud diventa la nuova pista di decollo?

L’importanza del cloud è oggi più evidente che mai. Molte aziende si sono, infatti, affidate a servizi in cloud per accelerare i propri percorsi di digitalizzazione, per abilitare rapidamente nuove modalità di lavoro e, perché no, per migliorare i propri modelli di business. Il cloud è uno straordinario abilitatore di innovazione e permette di democratizzare l’accesso alle tecnologie più innovative basate su intelligenza artificiale, analisi dei big data e machine learning, con importanti vantaggi in termini di efficienza, scalabilità e sicurezza.

Tuttavia, non tutte le aziende hanno le stesse necessità e un approccio ibrido o multicloud può spesso rispondere al meglio a esigenze specifiche o verticali, senza obbligarle a ripensare da zero le proprie infrastrutture. Da sempre siamo impegnati nel supportare le imprese a gestire le proprie applicazioni in cloud ovunque esse si trovino, offrendo con la nostra piattaforma Azure un approccio agnostico e senza soluzione di continuità. Lo dimostriamo quotidianamente sia tramite le costanti innovazioni tecnologiche che introduciamo sul mercato a supporto di ambienti multicloud e ibridi, sia tramite numerose partnership che consolidiamo quotidianamente con i principali player del mercato, con l’obiettivo di dar vita a un ampio ecosistema digitale a supporto della crescita in cloud delle imprese italiane.

Al pari della salute, la sicurezza è sempre più un tema da regia nazionale. Per quella digitale l’Italia è chiamata a fare un passo avanti. Cosa servirà per compierlo?

In un mondo sempre più digitale e remoto, la sicurezza informatica rappresenta un nodo sempre più cruciale per proteggere aziende, cittadini e l’intero Paese. Le cyber minacce si fanno sempre più sofisticate e i gruppi criminali sviluppano continuamente nuove strategie per colpire le nostre organizzazioni dove sono più vulnerabili. In Italia, il principale problema è una evidente obsolescenza tecnologica in diversi settori, che comporta rischi enormi in termini di cybersecurity e che contribuisce a collocare l’Italia nelle ultime posizioni della graduatoria dei Paesi con la maggiore capacità cibernetica al mondo secondo il National Cyber Power Index 2020. È quindi fondamentale favorire tramite investimenti e incentivi l’innovazione tecnologica e l’adozione di soluzioni avanzate di sicurezza informatica, nonché promuovere la formazione e la consapevolezza dei rischi perché spesso l’anello più debole è l’essere umano.

Sdoganata dalle applicazioni consumer, l’intelligenza artificiale non sembra più essere un “nemico” della società. In che modo la vedremo messa a frutto per la crescita del Paese?

L’intelligenza artificiale gioca un ruolo sempre più centrale nella nostra vita quotidiano, aiutando le persone ad aumentare le proprie capacità, offrendo nuove possibilità e permettendo di automatizzare i lavori più ripetitivi. A questo proposito, secondo la nostra recente indagine “Le competenze dei dipendenti e il potenziale dell’intelligenza artificiale”, il 28% delle imprese italiane ha già integrato l’intelligenza artificiale nella propria strategia aziendale o è in fase di implementazione, con importanti benefici non solo per il proprio business, come dicevamo prima, ma anche per la soddisfazione dei lavoratori: la totalità dei manager (100%) e il 54% dei dipendenti delle aziende più mature nell’adozione dell’intelligenza artificiale apprezza, infatti, l’opportunità di avvalersi dell’intelligenza artificiale sia per svolgere i compiti più semplici sia a supporto dei processi decisionali, considerandosi lavoratori aumentati.

Inoltre, l’intelligenza artificiale si è rivelata un alleato prezioso nella lotta al Covid-19: sto pensando ai progetti dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive IRCCS “Lazzaro Spallanzani”, dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata, dell’ASL Napoli 3 Sud e della Fondazione Mondino che hanno fatto leva su Cloud Computing e intelligenza artificiale per attivare servizi di self-assessment e sorveglianza proattiva, migliorare l’accesso all’informazione per gli utenti e la gestione delle richieste da parte del personale sanitario. Un altro esempio importante è quello della nostra collaborazione con l’IRCCS Ospedale San Raffaele e NVIDIA per il progetto AI-SCoRE, per aiutare a distinguere, già nelle prime fasi della malattia, i soggetti contagiati con Covid-19 che svilupperanno la forma più grave della patologia, permettendo così interventi sanitari mirati e tempestivi e riducendo l’impatto sul sistema sanitario.

Ma non è finita qui: l’intelligenza artificiale può avere moltissime altre applicazioni, come nel caso dei veicoli industriali connessi di CNH Industrial a supporto di una migliore gestione delle flotte, della manutenzione predittiva e di una riduzione dell’impatto ambientale, oppure come nel caso della smart city Chorus Life a Bergamo o del progetto di Fondazione Bruno Kessler per lo sviluppo di un nuovo strumento basato su reti neurali e deep learning spazio-temporale in grado di predire l’effetto sulla vegetazione delle ondate di calore. Come ci ricorda spesso il nostro Presidente Brad Smith, nelle mani sbagliate però ogni strumento, ogni nuova tecnologia può diventare un’arma se la potenza organizzativa dell’umanità non riesce a tenere il passo con la tecnologia stessa.

L’intelligenza artificiale può avere infatti un effetto davvero dirompente nella nostra società. In questo scenario, con il progredire di questa tecnologia, in Microsoft ci siamo fatti promotori di un approccio etico all’Intelligenza Artificiale per sensibilizzare organizzazioni, governi e istituzioni verso un senso di responsabilità condivisa con l’obiettivo di garantire un futuro in cui l’innovazione digitale e il progresso tecnologico siano al servizio del genio e della creatività umana e non la loro graduale sostituzione. Questo è quello che sta alla base della Rome Call for AI Ethics, un documento che abbiamo sviluppato e firmato insieme alla Pontificia Accademia della Vita, Ibm, la FAO e il Governo Italiano lo scorso febbraio e che si prefigge proprio questi obiettivi.  

Il 5G è alle porte. Come si potrà partire contestualizzandolo nei settori del recovery plan?

L’avvento del 5G permetterà di aumentare la disponibilità e ampiezza di banda e di garantire maggiore affidabilità della connessione, offrendo migliori opportunità di accesso al cloud, abilitando così nuovi scenari di smart building, Industria 4.0 e agricoltura di precisione, con importanti benefici sia per le nostre imprese sia, di conseguenza, per l’intero Sistema Paese. Il 5G potrà quindi essere utilizzato nell’ambito del Piano Nazionale Transizione 4.0 per promuovere la trasformazione digitale in tutto il Paese, aiutando sempre più imprese ad accedere all’innovazione, alla flessibilità, alla scalabilità e alla sicurezza offerte dal cloud.

L’ottavo elemento: cosa caratterizzerà l’agire di Microsoft nel 2021?

La nostra missione globale è quella di aiutare persone e organizzazioni a esprimere il proprio pieno potenziale attraverso le nuove tecnologie. Ed è ciò che continueremo a fare il prossimo anno. Alla base c’è Ambizione Italia #DigitalRestart, il nostro piano di investimenti sul territorio nazionale che, facendo leva su cloud computing, sull’intelligenza artificiale e sui programmi di formazione digitale aiuterà i professionisti a innovare e far crescere il proprio business, accelerando l’innovazione dell’ecosistema nazionale. Un’attenzione ancora maggiore sarà dedicata alla sostenibilità ambientale: dopo l’annuncio a livello globale della nostra intenzione di diventare un’azienda carbon negative entro il 2030, abbiamo avviato anche in Italia misure e iniziative che vanno in questa direzione. Abbiamo per esempio annunciato di recente l’Alleanza per la Sostenibilità, un ecosistema di open innovation far fronte alle sfide climatiche e ambientali più urgenti e di diffondere una nuova cultura green, facendo leva sui trend tecnologici e contribuendo allo sviluppo sostenibile del Paese. Mi auguro che il 2021 possa essere un momento di vero rilancio e ripresa per il nostro Paese, capitalizzando gli enormi passi avanti fatti in questi mesi di crisi e generando opportunità di sviluppo. Con i giusti strumenti, competenze e un lavoro di squadra pubblico privato, il nostro Paese può tornare a crescere e a offrire un futuro migliore a tutti.

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