Professionisti It italiani in cerca di un’intelligence più sofisticata

Lo dice un report promosso da Websense in cui emergono l’inefficacia delle soluzioni disponibili e la mancata percezione del valore dei dati aziendali riservati.

Carenza nella sicurezza informatica, scostamenti nella percezione del valore dei dati confidenziali e visibilità limitata dell’attività dei cyber criminali.
Sono questi gli elementi evidenziati dalla stragrande maggioranza dei 250 professionisti It italiani interpellati in una ricerca condotta anche in atri 14 Paesi nel mondo su 4.880 rispondenti totali dal Ponemon Institute per conto di Websense.

Professionisti It italiani in cerca di più protezione contro le minacce
Da noi come nel resto del mondo indagato, i professionisti della sicurezza mostrano di aver bisogno di misure di protezione efficaci e di un’intelligence migliore per proteggere le aziende contro gli attacchi avanzati e la perdita dei dati.

A dirlo è quell’82% di connazionali con un’esperienza ultra decennale in ambito It convinto che le minacce informatiche a volte passino inosservate attraverso i sistemi di sicurezza della propria azienda che, un altro sostanzioso 54% considera scarsamente protetta contro gli attacchi informatici avanzati.

Colpiti in quasi metà dei casi da una o più violazioni delle proprie reti o sistemi aziendali nel corso dell’ultimo anno, in Italia i partecipanti alla prima parte del report “Exposing the Cybersecurity Cracks: A Global Perspective” sono stati più che chiari.
Il 66% di loro dubita di poter fermare la fuoriuscita di informazioni sensibili, il 68% ritiene di non avere un’intelligence adeguata o di aver ricevuto informazioni riguardo ai tentativi di attacco e al loro impatto e un ulteriore 69% ha dichiarato che le soluzioni di sicurezza implementate all’interno della propria azienda non forniscono informazioni in merito alle cause più profonde di un attacco.

La sicurezza? Non è un problema percepito dai dirigenti board-level
Immersi in un contesto lavorativo lontano dal considerare che la violazione dei dati provoca serie conseguenze finanziarie per le aziende, il 79% dei responsabili It italiani interpellati ha dichiarato che i propri dirigenti non danno lo stesso peso alla perdita di dati sensibili rispetto alla potenziale perdita economica che verrebbe registrata dall’attività aziendale.

Peccato, è l’ulteriore precisazione, che proprio un recente studio condotto dal medesimo Ponemon Institute avrebbe evidenziato come il costo medio per la perdita o il furto di dati sia pari a 188 dollari e il costo medio di una violazione dei dati aziendali ammonti a 5,4 milioni di dollari.

Perdita di dati, questa sconosciuta
Non stupisce, allora, che solo il 39% degli intervistati abbia dichiarato con certezza che la propria azienda ha subito una perdita di informazioni sensibili o confidenziali in seguito a un attacco informatico o che ben il 52% di chi, tra coloro che hanno subito subito la perdita di informazioni sensibili o confidenziali, ha affermato di non conoscere esattamente quali dati sono stati rubati.

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