Pirateria: maglia nera all’Italia

Presentato lo studio sulla pirateria informatica nel mondo. Stabilità a livello mondiale, sotto controllo alcune economie emergenti, peggiorano alcuni Paesi dell’Europa Occidentale, soprattutto l’Italia.

E’ stato presentato oggi, in tutto il mondo, lo studio sulla pirateria
informatica realizzato da Idc per Business Software Alliance.

Uno studio
nel quale se da un lato si evidenziano segni di sostanziale stabilità in termini
percentuali, dall’altro emerge un significativo aggravio del peso economico
specifico, dovuto alla naturale espansione del mercato It.

A livello
mondiale, questa la sintesi, il tasso medio di pirateria (inteso come la
percentuale di software illecitamente duplicato rispetto al totale utilizzato)
resta invariato al 35%; crescono però significativamente le perdite economiche
associate, arrivando a superare la quota di 34 miliardi di
dollari.

Elementi di positività vengono evidenziati nei paesi emergenti:
la combinazione di attività di sensibilizzazione del pubblico e di rigorosa
applicazione delle normative cominciamo a produrre risultati tangibili
in Paesi come Cina, Russia, India, nazioni tradizionalmente ad illegalità
molto diffusa.
In questi Paesi, e del resto anche nelle regioni del Centro ed
Est Europeo e dell’area Mediorientale e Africana lo studio registra diminuzioni
anche sensibili del tasso medio di pirateria.

Desta invece
preoccupazioni l’Europa Occidentale, che include paesi con mercati maturi e
sistemi socio-economici evoluti.

Le nazioni di quest’area mostrano
complessivamente un aumento del tasso medio pari ad un punto percentuale, ma con
aumenti superiori in Italia, Spagna e Portogallo (tutte con variazioni del 3%) e
Francia (dove la crescita è del 2%).

 La crescita delle nazioni
latine vanifica purtroppo le diminuzioni registrate nei paesi dell’area centrale
e nordica.

Per l’Italia, dove il tasso passa al 53% rispetto al 50%
registrato da IDC per il 2004, si tratta della crescita più elevata dal 2000
(data di riferimento per l’ingresso in vigore di norme più restrittive in
materia di copyright) ad oggi.
Aumentano, nel nostro Paese,  anche le
perdite economiche per il settore IT, che passano dai 1.500 milioni di dollari
del 2004 ai 1.564 del 2005.

Secondo Francesca Giudice, presidente di Bsa
Italia, “Le principali cause di questa grave crescita del fenomeno in Italia
sono la persistenza di comportamenti illegali nelle PMI, e la sempre maggiore
diffusione della cosiddetta pirateria di strada e dello scambio illecito su
Internet. 
 Nel mondo delle PMI e degli studi professionali il
ricorso all’utilizzo di software piratato continua infatti ad essere considerato
come la prima opzione per ridurre i costi e fronteggiare la congiuntura
economica negativa, ma si tratta di un rimedio effimero e altamente rischioso
per via delle potenziali conseguenze che potrebbero insorgere a carico
dell’azienda e dei singoli responsabili
”.

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