La pirateria? Si combatte con nuovi modi di fruizione

E’ questa la modalità per combattere la copia illegale che è stata proposta durante il convegno “Copyright, Copyleft, Creative Commons: lo stato dell’arte”

Il futuro della musica? Sicuramente digitale, ma con una
modalità di fruizione totalmente differente da quella attuale. Questo potrebbe
essere anche un modo per combattere la pirateria dilagante, un fattore endemico
del digitale, visto che l’avvento del Cd, a differenza di quanto succedeva con
il vinile, ha consentito di fare sin da subito copie identiche dell’originale.
Questa è quanto ha affermato Andrea Rosi, direttore esecutivo di Sony-Bmg,
durante il convegno

Una posizione intermedia tra copia illegale e il diritto d’autore canonico è stato assunta da Juan Carlos de Martin, professore del Politecnico di Torino, che ha infatti evidenziato come la formula dei Creative Commons consenta di gestire in modo più puntuale il discorso del copyright. L’idea alla base di questa formula nata negli Stati Uniti nel 2001 è di associare a un contenuto (video, musicale o di solo testo) una specifica licenza che definisce entro quali condizioni un utente ne possa fare un uso gratuito. E’ lo stesso autore a stabilire eventuali limiti e restrizioni. In questo modo, ha sottolineato Martin, si consente al miliardo di persone che si collegano a Internet nel mondo di accedere ai contenuti e a distribuirli attraverso una modalità stabilità dall’autore e intrinseca al contenuto stesso.

Una soluzione interessante ma che non sembra risolvere
più di tanto il problema delle copie illegali, vuoi perché è una formula
innovativa che va “digerita” con calma, vuoi perché gran parte dei contenuti scambiati su Internet sono di proprietà di major che è impossibile pensare aderiscano a una formula come quella proposta da Creative Commons.

Ed è infatti per questo che Rosi ha puntualizzato che, affinché l’industria dell’entertainment (nel caso specifico della musica) si risollevi, è necessario che ci si svincoli dall’attuale modalità di fruizione per consentire di legare maggiormente il contenuto all’esperienza di fruizione. Per chiarire il concetto, ha citato l’esempio di chi assiste a un concerto: tutti i presenti ascoltano la stessa musica, ma chi sta vicino al palco, vive l’evento in modo diverso da chi sta seduto comodamente in tribuna. Rosi ha detto che è in questo senso che si sta movendo l’industria delle musica, ma non ha precisato né come né quando si avranno dei risultati concreti.

Sarà però bene che le major si diano una mossa, è il concetto espresso da Carlo Antonelli, direttore editoriale del mensile Rolling Stone Italia. Sinora le aziende hanno perso parecchio tempo, ha sostenuto, guardando quanto gli accadeva attorno senza prendere particolari iniziative, puntando principalmente sul discorso del diritto d’autore.

Il digitale ha aparto molte opportunità e Apple con il suo iTunes ha mostrato che un’altra via è possibile per vendere musica (e ora che contenuti video). Siamo veramente vicini all’inizio di una nuova era per il mondo dell’entertainment?

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