Mark Hurd (Oracle): big data indissolubili dalla user experience

Un keynote nel segno della continuità, quello offerto dal presidente di Oracle nella seconda giornata di OpenWorld. Focus sui Big Data, con gli aggiornamenti dell’offerta.

San Francisco – La seconda giornata dei lavori dell’edizione 2013 di Oracle OpenWorld si è aperta con l’intervento di Mark Hurd, presidente della società, che interviene sul palco di prima mattina e successivamente partecipa a una affollata conferenza stampa nel corso della quale riesce anche a dare in diretta l’annuncio della vittoria del team Oracle nella regata pomeridiana, vittoria che accorcia ulteriormente il distacco tra l’equipaggio di casa e il team neozeandese.

E se Larry Ellison ha parlato alla platea on la lingua della tecnologia, Hurd sceglie di parlare di tendenze, di strategie e di posizionamento della società in un mondo che sta attraversando una fase di ”cambiamento secolare”, come lui stesso lo definisce.
Non ci sono novità eclatanti negli annunci di prodotto che accompagnano il keynote: del resto, spiega Hurd, ”Oracle prosegue nella linea di indirizzo tracciata lo scorso anno” e non v’è dubbio che l’idea della continuità abbia una connotazione di stabilizzazione in un momento che analisti e osservatori definiscono ”disruptive”.

Hurd snocciola dati, citando gli indicatori che emergono da un recente studio di Gartner: i 9 miliardi di dispositivi personali connessi a Internet del 2012 sono destinati a diventare 50 miliardi entro il 2020, portando con sé dati, mobilità, social networking.
Se a queste cifre, di per sé importanti, si aggiunge tutto quanto è legato alla crescita dell’M2M e dell’Internet of Things, non è difficile pensare che il totale dei dispositivi connessi a Internet possa raggiungere i 50 miliardi entro i prossimi sette anni.

Ed è chiaro l’obiettivo di Hurd: la conseguenza diretta di questa crescita sono i dati.
Dati, dati, dati.
Il 90 per cento dei dati esistenti sono stati creati negli ultimi due anni, cita ancora il manager, e cresceranno 50 volte tanto di nuovo entro il 2020.
In questo scenario, Oracle risponde con i quattro pillar da tempo identificati: ”Industry applications, cloud applications, vertical integration e best of breed. Abbiamo investito e continuiamo a investire per completare il nostro portafoglio. Stiamo investendo nella strategia annunciata lo scorso anno e siamo consistenti nella strategia delle application. E il punto chiave del nostro approccio è che non parliamo mai di big data in senso astratto, ma li correliamo sempre agli usi specifici, quelli che fanno la differenza quando si analizza la user experience”.

In questo scenario, arrivano anche le novità di prodotto.
In primis, l’integrazione della sicurezza di classe Enterprise per Hadoop nella Big Data Appliance: questo significa nello specifico integrazione dell’autenticazione Kerberos e LDAP, nonché di Audit Vault e Database Firewall.
Similmente sono state annunciate nuove funzionalità Hadoop, e sempre nella Big Data Appliance è stata integrata Perfect Balance, che modula i carichi di lavoro per migliorare le prestazioni.
Naturalmente non sono escluse dalla vision Big Data le proposte Exalytics, Enterprise Manager, Fast Data, soluzione complementare, che consente di portare consistenza ai dati non strutturati, con un flusso che parte ad esempio dai sensori per arrivare in memory, ai processori di eventi complessi fino ad approdare ai sistemi di supporto alle decisioni.
Né lo è l’estensione in memory annunciata il giorno prima da Ellison.
Su questo punto Hurd si consente una nota polemica nel corso dell’incontro con la stampa: non vuole paragoni con Sap Hana.
”Non sono soluzioni comparabili. Hana deve essere riprogrammato, si devono riscrivere codici, cosa che non succede con il nostro approccio in memory. E se sei un cliente Oracle, la possibilità di girare uno switch e attivare l’opzione in memory senza ulteriori cambiamenti è un gran vantaggio”.
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”Lo stack Oracle risponde alla necessità di garantire una infrastruttura in grado di ricevere, memorizzare e processare i dati che arrivano dalle persone, dalla cose e dai processi”, riassume a sua volta Thomas Kurian, Executive Vice President Product Development.

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