Kerry, Bush e la Tata

Tata Consultancy, società indiana che terziarizza posti di lavoro, fa un’Ipo da, minimo, un miliardo di dollari. Come risposta alle proposte di Kerry, non c’è male.

2 agosto 2004

Fra i programmi del candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti d’America, John Kerry, c’è anche quello di porre un freno alla migrazione di posti di lavoro qualificati verso paesi terzi. Leggasi, outsourcing verso India e dintorni.


Dato che, presumibilmente, la stessa promessa sarà fatta anche dal ricandidato alla presidenza, l’attuale residente alla Casa Bianca, George W. Bush, non può passare inosservata la notizia di un’Ipo.


Quella riguardante Tata Consultancy, ovvero l’azienda indiana che, attualmente, occupa 28mila persone nell’area di Bangalore e in altre provincie indiane.


Tata ha lanciato il programma di quotazione alla Inse (India National Stock Exchange) e alla Mse (Mumbai Stock Exchange), con una quotazione flottante fra 16,28 e 18,90 dollari. Al punto più basso della prezzatura, l’azienda che, tra gli altri, terziarizza posti di lavoro a General Electric e General Motors, raccoglierebbe un miliardo di dollari tondo tondo. Il che, parametrando il montante circolante al restante capitale, farebbe dell’azienda di outsourcing di posti di lavoro una realtà da 7,8 miliardi di dollari.


Come risposta alle strategie elettorali del futuro presidente degli Usa (ribadiamo: nemmeno Bush potrà tirarsi indietro rispetto a questo problema) non c’è male.

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