Ibm fa spese in India

Ibm acquisterà il terzo fornitore indiano di servizi in outsourcing, specializzato nell’area call center.

9 aprile 2004 Stringato, come può essere un lancio di agenzia. Del
resto la paternità è Reuters e sta in
queste ore facendo il giro del mondo, con pochi dettagli a
corredo.
Ibm  ha firmato un accordo per l’acquisizione di
Daksh e-Services, il terzo provider di servizi di outsourcing
indiano.
Non noti i termini
commerciali dell’intesa, anche nell’opionione di Wall Street Journal potrebbe
attestarsi tra i 100 e i 150 milioni di dollari.
Di certo si sa che Daksh, che ha oltre 6.000 dipendenti, è
specializzata in servizi di call center e vanta tra i propri clienti anche
Amazon.com, diventerà un gruppo totalmente di proprietà Ibm.

L’operazione è
soggetta ad approvazione da parte dell’antitrust indiano e potrebbe concludersi
nel corso del prossimo mese di maggio.
L’acquisizione di Daksh da parte di
Big Blue viene vista da molti analisti come il prodromo di qualcosa di ben più
significativo. Molte aziende che offrono servizi di outsourcing offshore si
trovano oggi nella necessità di espandere le proprie strutture e il proprio
portafoglio di servizi, ma mancano delle risorse economiche necessarie a
sostenere questa crescita. Tanto che non sono poche quelle che cominciano a
prendere in considerazione l’ipotesi di offerte pubbliche di azioni.

Ibm potrebbe aver dato il là
a un nuovo fenomeno.

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