Il business è on the road

Trend tecnologici, nuove alleanze e tutti i supporti garantiti da vendor e distributori ai partner che sviluppano sulle principali piattaforme mobile

Settembre 2008

Il panorama delle piattaforme di sistema per piccoli strumenti mobile si presenta molto più frammentato di quello pc, aspetto che, tutto sommato, sembra garantire maggiori opportunità a chi decide di investire in sviluppo all’interno di questo ambito. Esiste, tuttavia, l’ostacolo rappresentato dalla complessità delle varie piattaforme, che sono mediamente meno mature e richiedono più competenze specifiche.
Lo sa bene Nokia che a fine giugno ha annunciato di voler acquisire la totalità di Symbian e farne una fondazione no-profit.

«Questo renderà l’azione di ricerca e sviluppo più efficiente – spiega Giampaolo Giordano, senior manager S60 operator accounts di Nokia – l’Os convivrà con i componenti applicativi, che a loro volta diverranno un contributo alla Symbian Foundation. Questo eviterà la frammentazione del mondo Symbian tra piattaforme S60, YouIq e Moap, con benefici nel time to market per chi realizza le applicazioni».

Symbian è la piattaforma mobile più diffusa sul mercato e Nokia non intende cedere il primato a nessuno.
La semplicità è anche la bandiera di Microsoft Windows Mobile.
«Sistema che si avvale delle stesse interfacce applicative, dello stesso database e dei tool di sviluppo (Visual Studio, ndr) di Windows – spiega Fabio Falzea, direttore per la divisione Mobile and embedded di Microsoft -. Non richiede conoscenze e tool aggiuntivi rispetto allo sviluppo del software per pc e server Windows».

Nel caso di Rim, produttore di BlackBerry, ogni giudizio non può non tener conto della particolare filosofia client server della piattaforma mobile, che comprende sia l’ambiente client sul quale possono girare applicazioni Java sia il server Bes (BlackBerry Enterprise Server). «Un’architettura che dà molti vantaggi – spiega Marco Adragna, alliance manager di Rim -, poiché permette il controllo centralizzato degli utenti e la distribuzione del software e quindi garantire sicurezza e il fatto che i dipendenti usino le giuste versioni delle applicazioni. Chi sviluppa non si deve preoccupare dei client, dei protocolli di comunicazione o della security, perché sono prerogative della piattaforma».

Per chi intende la semplicità dello sviluppo anche come libertà di licenza e di personalizzazione della piattaforma, esiste anche sul mobile l’opzione open source.
«All’inizio dell’anno, Intel e Canonical (partner commerciale di Ubuntu Linux, ndr) hanno firmato un accordo per creare una piattaforma adatta a Pda e Smartphone – spiega Fabio Marzocca, co-fondatore e membro del consiglio della comunità italiana di Ubuntu -. A giugno è stata presentata la piattaforma Ubuntu Netbook Remix che supporta i sistemi touch screen da 4 a 9” ed è dotata di applicazioni per la navigazione Internet, l’e-mail, la visualizzazione Youtube, l’instant messaging, il VoIp e altro ancora. La piattaforma raccoglie gli sviluppatori e i contributi del progetto Moblin di Intel (www.moblin.org) pensato per creare supporti al processore Atom, pensato per la prossima generazione di dispositivi portatili. Con Ubuntu chiunque può contribuire allo sviluppo della piattaforma».

I supporti
per lo sviluppo

Chi sviluppa applicazioni ha grande bisogno di risorse, supporto e di visibilità nella fase di commercializzazione; sia pure in modo differente, i vendor di piattaforme vanno incontro a queste esigenze.
Per chi sviluppa su Symbian, il Forum Nokia è un punto di riferimento.

«Abbiamo 360.000 iscritti e 1,4 milioni di visite al mese sul sito – spiega Giordano di Nokia -. Sul sito ci sono la documentazione, i software development kit e gli strumenti di supporto per le community di sviluppatori, come i Wiki. Dal sito si accede all’assistenza, al training, ai test e alle valutazioni correlate con l’hardware: per esempio per la valutazione dei consumi delle batterie. Chi sviluppa può accedere, su invito, ai servizi Premium e ricevere i prototipi dei telefonini, ma anche ottenere supporto di marketing, vendita e di business analysis per valutare la bontà di un’idea prima di mettersi a svilupparla. C’è infine il Nokia Software Market per la vendita e la distribuzione delle soluzioni direttamente sul telefono dell’utente finale».
Anche Microsoft ha grande interesse nel sostenere i partner che sviluppano software, «perché sono meno del necessario e la domanda di soluzioni mobili viene oggi soddisfatta solo in parte», spiega Falzea di Microsoft. Oltre ai supporti standard per sviluppatori Windows e partecipazione alle community, la società di Redmond offre aiuti nel go-to-market delle soluzioni. «Aiutiamo le piccole società che sviluppano soluzioni innovative a mostrarle in eventi e manifestazioni, coinvolgendo anche il fornitore del dispositivo palmare».

Anche Rim aiuta chi sviluppa su BlackBerry. «Non si paga alcun ticket per il supporto e si hanno a disposizione i nostri esperti per tutte le fasi del progetto – spiega Adragna di Rim -. Ci sono ancora l’inserimento gratuito nelle liste ufficiali delle applicazioni, le informazioni preliminari sui nuovi prodotti, le iniziative con i giornalisti e i rimborsi fino al 50% sul costo di organizzazione degli eventi».
Nel maggio scorso Rim ha annunciato lo stanziamento di un fondo di 150 milioni di dollari per lo sviluppo dei partner, «una opportunità di finanziamento per chi sa di avere un business plan di valore», precisa Adragna.
Chi sceglie di sviluppare su Linux è di solito preparato a contare solo sulle proprie forze e su quelle della community.
Nel caso di Ubuntu, c’è anche l’impegno diretto di Intel e Canonical. «Canonical eroga supporto commerciale dagli Stati Uniti e ha dipendenti un po’ dovunque nel mondo, in team virtuali», precisa Marzocca di Ubuntu. In ogni caso chi fa software sulla piattaforma mobile Linux dovrà darsi maggiormente da fare, anche in attesa che si consolidi il fronte dei fornitori di apparati, con la conseguente opportunità di creare sinergie nel go-to-market delle soluzioni.

La nuova opportunità del mobile Internet

La disponibilità sul mercato di dispositivi mobili a basso costo che integrano la potenza di un pc con capacità multimediali, di comunicazione voce/dati e di localizzazione Gps dà potenzialità enormi allo sviluppo di applicazioni innovative.

Per Giordano di Nokia è interessante il trend verso il “mobile Internet” «con la possibilità di fruire del Web in movimento, con in più la capacità di contestualizzare le informazioni a livello geografico. Una direzione verso la quale gli operatori Tim e H3G si stanno muovendo con sviluppi interni su piattaforme S60. Ci sono poi le applicazioni di sicurezza, come quelle sviluppate da UbiEst per monitorare su una mappa i familiari o altre persone che necessitano di assistenza».

In tema business, Falzea di Microsoft ci parla dei supporti per la tracciabilità nella filiera alimentare: «I dispositivi mobili possono arrivare dappertutto, anche nella stalla dove si produce il latte per la mozzarella che sarà venduta al supermercato. È un’opportunità importante se si pensa che ogni settore ha esigenze molto specifiche».

C’è la possibilità di portare applicazioni digitali a chi non sta dietro a una scrivania. «Per esempio, per l’automazione delle attività dei Vigili Urbani come nell’applicazione realizzata dalla società milanese Verbatel, o altre a supporto dei promotori finanziari. Con il palmare c’è la possibilità di vendere servizi consulenziali più vicino al cliente», precisa Falzea.

Adragna di Rim accenna alle soluzioni di navigazione satellitare su BlackBerry integrate, in tempo reale, con le informazioni sul traffico «e quindi capaci di identificare i percorsi realmente migliori. Ci sono poi le applicazioni innovative nel campo della videosorveglianza, come quelle della palermitana Softechno per vedere a distanza, spostare le telecamere, aprire e chiudere porte. Softec di Firenze ha invece realizzato una soluzione per Bayer Diagnostica per il supporto della sales force automation e tecnico sul territorio, garantendo le priorità e la disponibilità dei pezzi di ricambio per gli interventi. La società ha potuto fare a meno di un call center dedicato».

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