Identikit: Pubblica Amministrazione

8.102 Comuni in cerca di soluzioni informatiche per facilitare il rapporto con i cittadini

Le Amministrazioni locali stanno cambiando: i cittadini le percepiscono in media più efficienti e veloci. Informatica, Internet e reti telematiche sono alla base di questa piccola rivoluzione. Certo, la strada verso l’innovazione è ancora lunga, basti pensare alla mole di certificazioni che tuttora viene richiesta a cittadini e imprese. Una grande opportunità di business…
Vero è che l’Italia sconta un ritardo storico, ma sta pian piano recuperando il gap con gli altri Paesi europei. Lo conferma il report “Beyond e-government” richiesto dalla Commissione europea, presentato nel novembre 2005, e il rapporto Nomisma “Tecnologie dell’informazione e imprese”, sempre del 2005. Dati Audiweb-Nielsen/NetRatings sottolineano, inoltre, che anche le abitudini degli italiani stanno cambiando: la visita ai siti della Pubblica amministrazione è diventato un comportamento costante. Nel trimestre luglio-settembre 2005, 12,3 milioni di navigatori (60 su 100) hanno visitato un sito della Pubblica amministrazione; contro il 61% dei navigatori francesi, il 55% di quelli inglesi e il 46% dei tedeschi. Nel 2004 i siti della Pa erano stati visitati dal 53% dei navigatori italiani. Per rendere ancora più facile l’informazione sui servizi telematici offerti da Enti locali e centrali, il Cnipa ha creato due portali: uno dedicato ai servizi pubblici per i cittadini (www.italia.gov.it) e l’altro ai servizi per le imprese (www.impresa.gov.it).

Regioni, Province, Comunità montane e Comuni sono impegnati da anni in un ambizioso processo di modernizzazione che ha come obiettivo quello di migliorare la soddisfazione dei bisogni dei cittadini e delle imprese. Si tratta di usare in modo più razionale le risorse lavorative, migliorare l’efficienza e ridurre i costi di funzionamento che in alcuni uffici raggiungono punte del 40 per cento. Proprio come fanno il resto delle imprese italiane oggi.
Un processo che rientra in quello più ampio di trasformazione della Pubblica amministrazione. L’informatizzazione delle Amministrazioni locali rappresenta un punto nevralgico di questo cambiamento. Un’opportunità unica per molti operatori Ict che intendono accrescere il proprio business. Basti pensare che il mercato delle autonomie locali conta, secondo l’Associazione nazionale piccoli comuni (Anci), oltre a Regioni, Province, Comunità montane, ben 8.102 Comuni, di cui 5.836 con una popolazione inferiore a cinquemila abitanti. Tutti in corsa verso l’e-government. Partito nel 2001, quest’ultimo ha avuto da principio l’obiettivo di stimolare la creazione di nuovi progetti di informatizzazione – 134 grandi progetti, di cui 26 nel Sud, per complessivi 500 milioni di euro (di cui 120 cofinanziati dal Mit), quattromila Amministrazioni regionali e locali coinvolte – e favorire lo sviluppo delle infrastrutture e la cooperazione tra le Amministrazioni per il miglioramento dei servizi erogati a cittadini e imprese.

Il “Rapporto Assinform sull’Ict nella Pa locale in Italia” ci dà un’idea dello stato dell’arte dell’informatizzazione nelle Amministrazioni locali: anche se lentamente e con fatica, le nostre amministrazioni locali si stanno pian piano adeguando agli standard europei e non mancano dei casi di eccellenza, soprattutto al Centro Nord.
La spesa informatica di software e servizi appare ancora limitata con una stima di 757,1 milioni di euro nel 2004. Quella in telecomunicazioni, anch’essa modesta, è valutata 576,4 milioni di euro nel 2004. Più della metà della domanda Ict è espressa dalle Regioni (49,7% nel 2003) e dai pochissimi Comuni con oltre un milione di abitanti (7,5%), contro il 13,5% di tutti gli altri Comuni, l’11,8% delle Province e il 2,9% delle Comunità montane. Per le telecomunicazioni, sono invece i Comuni a fare il grosso della domanda (80,1% nel 2003, contro il 14,7% delle Regioni, il 4,7% delle Province e lo 0,5% delle Comunità montane).
Anche se tutti gli Enti dichiarano di assegnare priorità ai servizi a cittadini e imprese, l’utilizzo delle applicazioni è ancora prevalentemente centrato sulle esigenze interne ed è scarsamente integrato sia a livello dello stesso Ente che a livello di Enti diversi. Le applicazioni più diffuse nei Comuni sono quelle per la contabilità finanziaria (93% dei casi), l’anagrafe (80,8%), il protocollo (80,2%), la contabilità economico-patrimoniale (73,6%) e i tributi (73,2%). Le soluzioni gestionali per lo sviluppo, i trasporti e il lavoro sono poco diffusi: dal 2 al 7 % dei casi.

Anche il Gis è necessario
Nelle Province l’informatizzazione copre il 65% dei casi per la cartografia, il 60,6% per i sistemi territoriali, il 39,4% nei servizi per il lavoro, percentuali di molto inferiori a quelle dell’area economica (100% nell’ambito della contabilità finanziaria e dell’amministrazione del personale). Così pure nelle Regioni, anche se vanno segnalate le applicazioni legate ad attività specifiche: l’informatizzazione copre il 76,9% dei casi per il dialogo con l’area sanitaria e il 69,2% per i sistemi informativi territoriali; i gestionali sono poco presenti nelle aree del turismo e del lavoro (23,1% dei casi). Ma anche l’open source si fa strada nella Pal e questo a tutto vantaggio di quegli operatori che supportano questo business.
Un trend confortato dai dati e dalla normativa. Nel 2003, il 54% delle Amministrazioni pubbliche (18 Amministrazioni centrali e 10 Enti pubblici) utilizzavano il software open source per i propri sistemi (fonte: Relazione annuale 2004 – Cnipa). La direttiva del dicembre 2003 del ministro per l’Innovazione e le tecnologie dà il via libera all’entrata dell’open source negli Enti locali, prevedendo che, nella scelta del software, questi debbano tener conto sia dell’offerta di software proprietario che di quello open source, nonché del riuso di software sviluppato per altre amministrazioni.

E-governement in poche parole
Oggi, quando si parla di e-government, ci si riferisce soprattutto al “Codice dell’amministrazione digitale”, risultato di oltre due anni di lavoro e presentato come una sorta di “costituzione” del mondo digitale che impone alle Amministrazioni pubbliche di rendere disponibili ai cittadini tutte le informazioni in modalità digitale. Il cambiamento più significativo previsto dal Codice riguarda l’azzeramento dei certificati cartacei. Viene riconosciuta piena validità giuridica alle comunicazioni per via telematica: gli atti, i dati, i documenti, le scritture contabili e la corrispondenza devono essere conservati in archivi informatici. Al momento sono 35 milioni i certificati prodotti annualmente dalle Pubbliche amministrazioni con un costo per i cittadini di circa 13,50 euro per ciascun certificato. Ma ciò che è più importante è la mole di archiviazione necessaria. Tutto business per gli addetti ai lavori. Il Codice prevede, inoltre, che le conferenze dei servizi – indotte tutte le volte che un procedimento pubblico coinvolge più Amministrazioni – si svolgano on line. Viene, infine, istituita la Banca del Riuso, una banca-dati dei programmi informatici riutilizzabili – presso il Centro nazionale per l’informatica nella Pubblica amministrazione (Cnipa) – che deve essere consultata dalle Pubbliche amministrazioni ogni qual volta debbano acquisire nuove applicazioni tecnologiche.

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