Emc: non siamo aperti ma interoperabili

Lo specialista di storage Emc ha commissionato a Sirmi una ricerca tesa a valutare la conoscenza del proprio marchio in Italia. E, a chi solleva dubbi in merito alla reale apertura delle sue soluzioni, la società ribatte spostando il focus sull’interoperabilità.

Lo specialista di storage Emc ha presentato i risultati di un’indagine commissionata a Sirmi, tesa a valutare la consapevolezza del suo marchio in Italia. La ricerca, condotta su un campione di 200 aziende, ha analizzato il panorama dell’offerta storage sotto diversi punti di vista. Per assicurare la totale neutralità delle risposte, hanno tenuto a precisare i vertici di Sirmi, il nome della società che ha commissionato l’analisi è stato rivelato solo alla fine dell’intervista. Sono stati valutati e pesati parametri quali la connettività, il consolidamento delle informazioni, l’amministrazione dei dati, la flessibilità nell’allocazione delle risorse storage, la condivisione delle informazioni, la protezione dei dati e la credibilità del fornitore. “In tutti questi componenti d’offerta – ha tenuto a precisare Maurizio Cuzari, amministratore delegato di Sirmi – Emc ha registrato i punteggi più alti. Questo è sintomatico del fatto che chi utilizza soluzioni Emc ne apprezza la qualità e si dice convinto degli investimenti sostenuti”.
Non è stato, invece, analizzato l’aspetto relativo alla variabile “prezzo”. “È vero che le nostre soluzioni costano, in media, il 30% in più di quelle dei concorrenti – ha precisato Renato Simone, marketing manager di Emc Italia – e che non facciamo sconti oltre misura, ma la nostra offerta va analizzata alla luce del Tco e, in quest’ottica, non temiamo rivali”.
E a chi solleva dubbi in merito all’apertura delle soluzioni Emc, Simone ribatte che l’offerta della casa di Hopkinton supporta e collega 400 tipi di server, 40 diverse versioni di sistemi operativi, 81 soluzioni di gestione dello storage, 145 elementi di connettività e oltre 1.200 unità tra dischi, nastri e altri supporti di backup e memorizzazione. “La polemica sull’openess è una mistificazione – ha puntualizzato Simone -. Il vero valore per il cliente è l’interoperabilità e noi non siamo aperti ma siamo interoperabili. E poi, se si guarda ai numeri, non si può non notare che, secondo i dati pubblicati da Gartner Dataquest, nel 2001 i nostri concorrenti non è che si siano mostrati particolarmente “aperti”. Ibm, ad esempio, ha fatturato l’82,5% del suo storage nei mercati Os/390 e Aix; Hp ha ricavato il 74,5% del suo fatturato nel segmento della memorizzazione dal mercato Hp-Ux; il 70% del giro d’affari storage, Compaq lo deve al mercato Windows Nt e Tru64 mentre Sun opera esclusivamente sui sistemi Solaris. Alla luce di questi fatti, non mi sembra che chi ci accusa di essere “chiusi” si comporti poi da strenuo sostenitore della compatibilità con le soluzioni di terze parti”.
“Nel 2001 abbiamo progressivamente ridotto il nostro market share nel mondo mainframe e, più in generale, in quello dello storage a connessione diretta – ha concluso Renato Cerutti, general manager per l’Italia di Emc -. Il nostro impegno verso gli ambienti aperti e lo storage in rete è, quindi, palese”.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome