Cellulari: downpricing e saturazione all’orizzonte

Secondo l’analisi di iSuppli nel 2006 sarà difficile per i produttori di telefoni cellulari mantenere i fatturati agli stessi livelli dello scorso anno. E spiega perchè.

Più o meno una doccia fredda.
Dopo l’entusiasmo dello scorso anno, con un
mercato oltre le pur rosee previsioni, iSuppli sceglie di
aprire il 2006 con un segnale di allarme.
Si prospettano tempi
difficili per i produttori di telefoni cellulari
che, per riuscire a
mantenere alte le vendite, dovranno adottare politiche di prezzo differenti,
praticando significative riduzioni ai loro listini.
Il perchè è facile da
intuire.
Nei mercati evoluti, ormai saturi, la richiesta
potrebbe diminuire, soprattutto per l’assenza di bisogni dei consumatori, ancora
da soddisfare.
Resta allora il bacino rappresentato dai Paesi in via
di sviluppo, a
i quali però sarà giocoforza offrire dispositivi
ultra-low-cost“.
Del resto, è l’analisi di iSuppli, sono gli stessi
fornitori dei servizi di comunciazione che stanno già spingendo per avere a
listino telefonini al di sotto dei 30 dollari.

Secondo iSuppli, nel corso
di quest’anno il prezzo medio pagato ai produttori scenderà del
9%. Dai 142 dollari del 2005 si scenderà ulteriormente verso i 129 dollari.
E
non c’è dubbio che i due fattori concomitanti (diminuzione delle unità sui
mercati matuti e diminizione dei prezzi) renderanno difficile per i produttori
mantenere il loro giro d’affari allo stesso livello degli ultimi
trimestri.

iSuppli rilascia anche le sue stime.
Secondo la società di
ricerca, il mercato dei telefoni cellulari dovrebbe toccare gli 850
milioni di unità nell’intero anno
, quasi il doppio rispetto al 2002 ma
in crescita di un decisamente più esiguo 5% rispetto allo scorso anno.
Cifre
sbalorditive, che rendono i telefoni cellulari il bene di consumo in
assoluto più venduto
, decisamente al di sopra ad esempio dei
televisori, che dovrebbero attestarsi quest’anno sui 200 milioni di unità.
Ma
la crescita prevista, sostiene la società, non sarà sufficiente a
compensare l’effetto downpricing.
E l’anno dovrebbe chiudersi con un
giro d’affati appena al di sotto dei 110 miliardi di dollari, in calo del 4,7%
rispetto ai 115 miliardi con i quali si è chiuso il 2005.

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