Abbiamo intervistato Andrea Cissello, Regional Sales Director Italy di Workday: l’intelligenza artificiale è lo strumento più potente per liberare il potenziale dell’HR.

«Quando si tratta di abilitare le risorse umane, Workday è senza dubbio la scelta migliore che un’organizzazione possa fare», afferma senza esitazioni Cissello. «Per me è un privilegio e un piacere accompagnare la crescita di Workday in Italia. Il lavoro da fare è senza dubbio molto: una prospettiva che per me è fonte di grande stimolo e ispirazione».

Il manager italiano ha spiegato nel dettaglio scenari e soluzioni con cui la società americana affronta un mercato complesso come quello italiano.

Il cambio di paradigma: le risorse umane al centro delle attenzioni dei management aziendali

Innanzitutto, è in corso un importante cambio di atteggiamento verso le risorse umane. Il motivo? Cissello non ha dubbi: «come ho avuto modo di vedere con diversi clienti, la grande difficoltà nel reperire talenti sul mercato del lavoro sta ostacolando la crescita di innumerevoli aziende; in alcuni casi ne mette perfino a rischio la stessa esistenza. Ecco perché i responsabili HR sono sempre più importanti e più ascoltati dal resto del management aziendale. I costi di ricerca del personale, onboarding e formazione di una nuova risorsa sono altissimi. Molto meglio dedicare le giuste attenzioni ai propri dipendenti».

Affermazioni, quelle del manager italiano, che trovano ampie conferme: lo skill shortage a livello globale sta raggiungendo livelli allarmanti in ogni settore. Le posizioni aperte che non trovano candidati crescono a livelli mai visti prima. Tutto lascia supporre che la situazione non possa che peggiorare, in particolare in Italia.

Affrontare il mercato con trasparenza e concretezza

Per Workday, forte di un’esperienza più che decennale, fare business ad ogni costo non è una priorità, tutt’altro. «Ci vuole coraggio e fermezza di intenti, nel rifiutare potenziali contratti remunerativi, se mancano i presupposti per realizzare un progetto secondo le nostre best practices», ci ha confidato Cissello.

Un approccio non banale: tutte le aziende, e Workday non fa certo eccezione, sono focalizzate sulla crescita del fatturato.

«Non vogliamo certo peccare di presunzione: evitare di avviare progetti che nascono senza i giusti presupposti è nell’interesse dei nostri potenziali clienti, ancor prima che nel nostro. Abbiamo un’esperienza che siamo felici di mettere a disposizione dei nostri clienti. Il know-how è tutto, quando si parla di progetti di scala rilevante».

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Workday e i partner, una relazione win-win

Workday opera attraverso una rete di partner, e il loro ruolo è fondamentale: «I system integrator sono centrali nelle nostre strategie, e ci impegniamo a fondo per garantire loro importanti opportunità di formazione e di business. Siamo molto attenti a non saturare il mercato: preferiamo avere meno partner, che metterli fra loro in una competizione lontana dalla nostra filosofia. Al tempo stesso, sappiamo bene quanto sia importante la presenza sul territorio, in particolare nei confronti di clienti e prospect di medie dimensioni».

Una posizione, quella espressa da Andrea Cissello, di grande buon senso. Il mercato è per sua natura mutevole: in momenti di grande espansione è facile garantire ad ogni partner una adeguata profittabilità, ma quando la congiuntura è meno positiva le condizioni possono essere proibitive per molti.

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Intelligenza artificiale, l’arma vincente di Workday

Non esiste quasi azienda, nel settore ICT, che non abbia nel proprio portfolio soluzioni che includono elementi di AI.
Ma quante di queste società possono affermare davvero di essere AI-native? «Poche, davvero poche! Noi abbiamo creduto nel potenziale dell’intelligenza artificiale fin da tempi non sospetti, e oggi assistiamo con soddisfazione all’adozione in massa (e in modo spesso disordinato) di questa tecnologia. Per noi è motivo di orgoglio essere stati degli early adopter. Inoltre, come in tutti gli ambiti della vita, l’improvvisazione produce pessimi risultati. Per arrivare ad offrire ai nostri clienti le performance che il mercato ci invidia, abbiamo lavorato duramente e per anni. Ora tocca ai nostri competitor fare lo stesso percorso, ma con non pochi anni di ritardo».

Che cosa offre l’AI di Workday alle organizzazioni? Cissello è più che entusiasta nel parlarne: «Come ho accennato poco fa, tutti i reparti HR si trovano ad affrontare una delle più gravi crisi di skill shortage mai vissute nella storia. Per questo è fondamentale un recruiting efficace, e in questo l’AI è un alleato formidabile. Ma non basta: una volta attratti i talenti, la sfida è mantenerli in azienda. Ed è anche qui che, come Workday, portiamo valore aggiunto. Le nostre competenze, unite all’AI, permettono agli HR manager di intercettare ogni segno di malcontento nei dipendenti. Abbiamo così tanta esperienza, maturata in anni di sviluppo di algoritmi, che siamo in grado di fornire strumenti indispensabili alle organizzazioni. In altri termini, permettiamo loro di preservare il capitale più prezioso che hanno: le persone».

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