Anche il Ceo sta cambiando pelle in nome della collaboration

Fra cinque anni uno su due dirigerà l’azienda sui social network. Emerge dal Global Ceo Study di Ibm, condotto su 1.709 manager.

Un nuovo studio di Ibm che ha coinvolto più di 1.700 Chief Executive Officer (Ceo) in 64 paesi e operanti in 18 settori a livello mondiale, rivela come stiano cambiando la natura del proprio lavoro, aggiungendo apertura, trasparenza e responsabilizzazione dei dipendenti, al classico approccio “comando e controllo”.

Lo studio è la quinta edizione della serie biennale Global Ceo Study di Ibm, condotto incontrando fra tra settembre 2011 e gennaio 2012, 1.709 Ceo e alti funzionari del settore pubblico.
Secondo lo studio le aziende che superano i propri concorrenti in termini di prestazioni hanno il 30% in più di propensione ad identificare l’apertura, spesso caratterizzata da un maggiore uso di social media come abilitatore alla collaborazione e all’innovazione, come elemento di influenza essenziale sulla loro organizzazione.

Il futuro è nel social
In futuro per realizzare legami più stretti con clienti, partner e una nuova generazione di dipendenti, i Ceo sposteranno la propria attenzione dall’uso dell’e-mail e del telefono ai social network.

Oggi solamente il 16% dei Ceo usa le piattaforme dei social media per relazionarsi, ma tale numero è destinato a salire al 57% entro i prossimi tre-cinque anni.

Più di metà dei Ceo (53%) prevede di utilizzare la tecnologia per agevolare alleanze e collaborazioni con le organizzazioni esterne, mentre il 52% punta a promuovere una maggiore collaborazione interna.

I Ceo considerano le abilità interpersonali della collaborazione (75%), della comunicazione (67%), della creatività (61%) e della flessibilità (61%) i fattori critici di successo per i collaboratori che operano in un ambiente più complesso e interconnesso.

Capire i big data
Data l’esplosione dei dati in atto, riconoscono la necessità di funzionalità di analisi più sofisticate, per estrarre informazioni utili dai dati tracciati online, sui telefoni mobili e sui siti di social media.

Vogliono generare una vista olistica del cliente, basata sul suo modo di interagire con il resto del mondo, e non solo con la propria organizzazione.

E le organizzazioni di eccellenza hanno anche una capacità dell’84% superiore di tradurre tale conoscenza in azioni reali.

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