All’Europa serve imprenditoria digitale

Fostering Digital Entrepreneurship è un programma di sensibilizzazione della Commissione europea, in Italia affidato ad Anitec. Ma sul tavolo di discussione ci sono anche l’agenda digitale e i parametri di bilancio.

E’ ormai chiaro che la ripresa dalla crisi economica non sarà come le precedenti, con un veloce ritorno al Pil precedente il 2008.
Inoltre si profila una crescita jobless, nella quale la lenta salita del Pil vedrà una risalita dell’occupazione ancora più lenta. Poiché la filiera digitale offre maggiori possibilità, la Commissione europea spinge in questa direzione.
Fostering Digital Entrepreneurship è un progetto che si ripropone di incrementare visibilità e copertura mediatica di imprenditori ed imprese digitali, grazie ad un uso migliore delle tecnologie e ad un costituendo ecosistema di tutoraggio che agevoli le idee, le start-up e l’imprenditoria.
Questa promozione spingerà l’intero sistema ad aumentare la propria capacità nel mondo digitale. Il percorso durerà 16 mesi e coinvolgerà opinion leader (le digital icon) e casi di successo.
Il progetto è stato affidato a DigitalEurope, portavoce in Europa della tecnologia digitale, con il supporto della Deloitte Consulting. In Italia la scelta è caduta su Anitec, aderente a Confindustria e socio fondatore di Confindustria digitale.
“Delle imprese europee con almeno dieci dipendenti ben quattro su dieci sono oggi completamente non digitali, mentre solo l’1,7% è totalmente digitale”, ha detto Cristiano Radaelli, presidente Anitec, citando dati Idc 2013 durante la presentazione del programma.
“Il nostro grande problema si chiama interoperabilità”, ha detto Stefano Parisi, Presidente di Confindustria Digitale, (nella foto) “e serve un’unica visione amministrativa e politica che prevalga sulle resistenze interne. Tra le aspettativa c’è che i tre punti del piano Caio vengano seguiti anche dall’attuale Governo italiano. Certo il nostro Governo deve agire, ma dobbiamo farlo tutti. “Tutto il Paese si è seduto”, ha detto Alessandro Fusacchia, rappresentante del Miur; c’è bisogno dello sforzo di tutti, “a partire da Confindustria e dalle altre associazioni di categoria” per poi allargarsi.


Digital compact e Mercato unico Tlc

“Quello che l’Europa ha fatto finora sull’agenda digitale non basta”, ha poi aggiunto Parisi; noi chiediamo il Digital compact”, ma anche azioni comuni e decise su “privacy, pirateria, web tax, Iva su libri ed ebook”, per dire i principali punti sui quali serve una posizione comune.
Ryan Heat, portavoce di Neelie Kroes, ha presentato la situazione italiana agli occhi della Commissione, con dati interessanti nonostante fossero quasi tutti molto negativi. Ma sull’attuazione dell’Agenda digitale europea ha investito il nostro Governo d’una forte responsabilità: “L’approvazione del Mercato Unico europeo delle Tlc sarà affrontato durante la presidenza italiana”, ha tenuto a precisare.


L’Ict fuori dai parametri europei?

Sempre Parisi, successivamente, ha chiarito un punto sul quale c’è bisogno di un nuovo punto di vista: la Commissione europea deve ben capire che l’unica via al risparmio è l’efficienza della Pa, i cui costi nessun Governo può sostenere “perché andrebbero ad impattare sul solo primo anno dei parametri europei”. Se si vuole davvero che l’Italia esca dai bassifondi della produttività, quindi, si deve trovare una soluzione a questo vincolo, che nella formulazione attuale sembra davvero troppo pesante.

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